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Pontiak - Innocence

Post n°335 pubblicato il 13 Febbraio 2014 da syd_curtis
 

 

Pollice su: Non avremmo probabilmente mai supposto di trovare le parole Pontiak e Ballata nella stessa frase, ma l'insistenza della band sul proprio lato più morbido, anche se solo per alcune canzoni, è una prospettiva eccitante, che fa di Innocence un diamante grezzo. (da Paste Magazine).

Pollice giù: Senza questa palla al piede, Innocence sarebbe un album di riff da muro contro muro. Ma queste canzoni più lente non sono solo più morbide, sono banali, e la loro inclusione lascia a Innocence una sensazione di sbilanciamento, come si fosse di fronte a un album di rock killer con un abito di scadenti ballate. (da Pitchfork, ossia tutto e il suo contrario!).

Opinioni di cui si può far senza: Parrebbe un disco come tanti altri, da ascoltarsi nel mucchio, senza troppe distinzioni, un buon disco di rock potente e psichedelico, ma nulla più. I Pontiak sono tre fratelli dalla Virginia, Stati Uniti, già noti per altri dischi di genere psico-stoner. Tutto bene.
Però bisogna prestare attenzione, perché al terzo ascolto Innocence già intossica, viene voglia di rimetterlo daccapo, le orecchie di nuove sature di chitarroni distorti. Il cuore del disco è in tre pezzi: Ghosts, Surrounded by diamonds e Beings Of The Rarest, pezzi in cui l'amore dichiarato per gli Stooges viene a galla prepotente. Sono pezzi che dal vivo devono essere delle grandi ficate. C'è poi un lato più cool, con ballate stracciacuore come WildFires, The Greatest e soprattutto (mia favorita) Darkness is coming, ballate attraversate da altre distorsioni. Canzoni che a ventanni m'avrebbero fatto a pezzi atrii e ventricoli, e che ora tornano a far sanguinare vecchie ferite.
E così, un album che pareva di ascolto distratto si trasforma in un disco da tenere stretto, da far suonare di notte, mentre si guida sotto la pioggia.

 

 

 
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