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Gomez - Whatever's on your mind

Post n°153 pubblicato il 06 Ottobre 2011 da syd_curtis
 
Tag: 2011, Gomez

 

Davvero bizzarro quest'album dei Gomez, band inglese di Southport attiva già da una dozzina d'anni. Un buon inizio che fa pensare all'artigianato pop, con bei fiati e ritmi quasi funky _ la prima traccia, Options, un gioiellino di perspicacia _ cui segue, ahimé, una caduta progressiva e inarrestabile negli ammicchi paraculi alla radiofonia più scontata. Già dal terzo brano, che dà il titolo all'album, vien da pensare male, con quell'inesorabile violino di fondo e il tono generale che riporta (gulp) all'Elton John più vieto.

Arduo manovrare, senza scottarsi le dita, materiale così smaccatamente anni Settanta (ma i Settanta più deboli, va detto): non tutti, del resto, hanno la classe innata e il senso del limite di John Grant. Difficile immaginare riff di chitarra più telefonati di quelli inseriti nel ritornello di Just as lost as you; per tacer dell'effetto rimbombo(lone) della batteria e delle tastiere liquide e soporifere in The place and the people, con annesso pianoforte che non suonerebbe tanto retorico e tonitruante nemmeno nella sala concerti d'un conservatorio.
Si assiste, nella seconda parte del disco, a una parziale risalita, con la caruccia Equalize, ma dura poco: ti distrai e presto subentra l'arrangiamento orchestrale, ti pareva. E' la melassa radiofonica, baby: s'ascolti quanto saturano e in che modo la maggior parte dei brani, la ricerca di quel 'pieno' tanto apprezzato dalle radioline commerciali dell'occidente.

Non conosco i precedenti Gomez, lo ammetto e spero fossero migliori; perché se questa è la misura, beh, è colma già dopo il primo ascolto. Insomma, altro dischino di cui si può ampiamente far senza.

 
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