Avete tutti sentito dello spaventoso incidente accaduto sulla A 21. Dal quale occorre estrapolare, a vantaggio degli automobilisti, il principio “mai viaggiare tra due tir”, il che non è sempre facile: talvolta i camion formano file lunghe chilometri ed è possibile che qualcuno che viaggia più veloce di noi (magari anche con velocità eccessive) ci costringa ad entrare nella fila, dalla quale non è facile sganciarsi.
Ma ovviamente questa è una considerazione insufficiente. Tutti sappiamo che molti autisti sono pressati da contratti che impongono ritmi ben superiori a quelli ragionevoli, che sono anche previsti dalla legge, o comunque, se sono privati, cioé “padroncini” sono portati ad andare veloci per lavorare di più, pagarsi il costo del mezzo e portare il pane a casa. Ho poco fa sentito un intervento in tv sull'argomento. E il parere, a mio avviso giustissimo, è stato che “ci sono troppi camion sulle strade”. Questo è sacrosanto. Ma è mai possibile che quasi tutte le merci viaggino su strada? Bene o male abbiamo una rete ferroviaria più che decente. Non si potrebbe incrementare il treno contro la gomma? E poi, siamo un Paese lungo e relativamente stretto: non si potrebbe finalmente impostare le “autostrade del mare”? Non tutte le merci debbono viaggiare a gran velocità, basta che ci sia ricambio. Il carburante, per esempio: dati anche i pericoli, che si son visti in questo caso, che necessità c'è che viaggino su gomma? Basta che ci siano invii continui, con una buona programmazione. Quando sarà che i politici si prenderanno cura di questo problema?
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Secondo me avviene perché chi entra in politica viene interamente assorbito da una serie di impegni che nulla hanno a che fare con quello che la politica dovrebbe essere: il governo delle cose. In sede elettorale si sforzano di fare delle promesse sapendo che giammai le manterranno. Quando sono dentro non fanno le brave massaie, ma sono tutti assorbiti dalle cure del partito, che vinca o che perda alle successive elezioni, della propria corrente, di acquistare visibilità, quando non delle proprie clientele, dandosi da fare per sostenere i loro grandi elettori, eccetera. Una volta, tanto tempo fa, si entrava in politica se si era ricchi, e questo aveva i suoi lati negativi. Ora, se uno che è abbastanza senza arte né parte ci entra, lo vede come una grossa affermazione personale, che gli dà dei diritti e nessun dovere, una specie di pacchia piovuta tra capo e collo, una vincita alla lotteria. E vuoi che pensi alla buona amministrazione? Devo dire che in Parlamento c'è anche brava gente. Io saltuariamente ascolto, su Radio Radicale che ne ha la concessione, le sedute del Parlamento. E sento le persone che discutono delle varie leggi con competenza e passione, ma probabilmente essi sono i "piccoli" parlamentari e le decisioni vere le prendono altri. Chissà, forse dobbiamo riprendere il vecchio proverbio romano: "Senatores boni viri, Senatus mala bestira".
Grazie, Sufinia, Buona serata! |
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