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LA TRANSIZIONE ENERGETICA PENSATA DALL’EUROPA È UN SUICIDO!

Post n°1790 pubblicato il 29 Marzo 2024 da scricciolo68lbr
 

Propongo quest'oggi questo interessante articolo, a cura di Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano LA VERITÀ, sulla transizione energetica che l'Europa vorrebbe imporre... uso il condizionale perchè credo che l'Europa se non sambia rotta, abbia i mesi contati, nel senso che presto il giocattolino voluto per salvare la Germania post unificazione, presto si sfalderà.

Buona lettura...

 

Gianni Barbero, lettore torinese de La Verità, mi suggerisce uno spunto non banale a proposito della cosiddetta transizione energetica. L’Europa ha deciso che entro il 2030 non sarà più possibile vendere e installare una caldaia a gas, che dovrà essere sostituita da una più efficiente e ecologicamente compatibile pompa di calore. «Bene», scrive Barbero, «per sostituire una caldaia con una pompa di calore, il contratto per la fornitura di energia elettrica deve passare da 3 kw, che è quello standard in uso nella maggior parte delle abitazioni, a 15 kw. Ora, a parte i maggiori oneri, che si traducono in un maggior costo della bolletta, qualcuno sa spiegarmi dove troviamo l’energia elettrica per alimentare tutte queste pompe di calore?». Barbero non ha torto. Ho provato a informarmi e la maggior parte degli impianti di condizionamento per un appartamento di 100 metri quadri consuma più di 3 chilowattora. Dunque, oltre a dover risolvere il problema di piazzare l’impianto (non tutte le abitazioni hanno balconi dove installare la macchina esterna e non sempre è concesso installarla sulla facciata condominiale), le famiglie rischiano di doversi sobbarcare il maggior costo dell’energia elettrica. Tralascio l’aspetto che non tutte le case hanno impianti in grado di sopportare una fornitura da 7 o da 15 chilowattora, ma il tema più importante è quello indicato dal lettore piemontese: dove la troviamo l’energia che ci consentirà di far funzionare le pompe di calore anche per riscaldarci? E qui la questione va ampliata, perché in futuro non dovremo solo alimentare l’impianto di riscaldamento di casa, ma pure le vetture, dato che l’Unione europea ha intenzione di vietare la produzione di motori termici per incentivare la diffusione delle auto elettriche. Non sto a elencare tutte le difficoltà di cui parliamo spesso, ovvero i costi di smaltimento delle batterie, l’autonomia dei veicoli che non inquinano, le stazioni di ricarica, la tecnologia in mano cinese e così via. Diamo per assodato che tutti questi problemi siano risolvibili. Ma l’energia elettrica per far funzionare le vetture a batteria dove la troviamo? Anche in questo caso non basta una fornitura da 3 chilowattora, ce ne vuole come minimo una da 7, meglio ancora se da 15. E oltre a pagare il maggior costo fisso, ci sarà energia sufficiente per tutti? Ho fatto un po’ di conti. In Italia, nel 2023, la domanda elettrica è stata di 306 terawattora. Immaginando di sostituire i 40 milioni di vetture a benzina e gasolio oggi in circolazione in Italia con altrettante auto elettriche, la domanda elettrica dovrebbe aumentare di un quarto, perché servirebbero altri 80 terawattora. Ammettiamo anche che non tutti i veicoli vengano sostituiti da macchine elettriche e che la richiesta di energia non sia costante, perché non ogni giorno è necessaria la ricarica. Comunque anche un bambino capirebbe che per alimentare pompe di calore e vetture a batteria, nel prossimo futuro avremo bisogno di un aumento importante della fornitura elettrica. E qui casca l’asino, perché si torna alla domanda di Barbero: dove la troviamo tutta questa capacità di cui abbiamo bisogno? Al momento, di quei 306 terawattora consumati nel 2023, 255 sono prodotti in Italia, mentre 51 arrivano dall’estero, importati da Paesi che li producono con centrali nucleari o a gas. Ma veniamo all’energia che ci facciamo in casa. Dei 255 di produzione propria, 143 terawattora sono prodotti con fonti termodinamiche, vale a dire da centrali a gas (il carbone praticamente non lo usiamo più), mentre 112 arrivano dall’energia rinnovabile, ma qui poi bisogna scomporre il dato. La più importante fonte resta l’idroelettrico, con 38 terawattora, poi viene il solare (31), l’eolico (23), le biomasse (15) e infine il geotermico (5,3). In pratica, le fonti rinnovabili che secondo l’Europa (ma anche i fanatici di Ultima generazione) dovrebbero presto consentirci di abbandonare le fonti fossili valgono da sole appena un sesto del nostro attuale fabbisogno energetico e domani non basterebbero ad alimentare neppure la metà delle pompe di calore e delle macchine elettriche previste. Dunque? Perché oltre a programmare divieti di vendita di caldaie e macchine a benzina o diesel, l’Europa non programma anche dove e come troverà l’energia pulita di cui si è fatta paladina? Perché non ci spiega come riconvertirà il sistema energetico europeo? La risposta è semplice: perché non lo sa. Nessuno infatti dei burocrati di Bruxelles è in grado di immaginare come giungere alla transizione che dovrebbe portare a un mondo a emissioni zero. In altre parole, stiamo facendo un salto nel buio. E non uso a caso questa immagine, perché l’Europa, se non si ricrederà in fretta modificando i propri obiettivi, si ritroverà presto senza luce, senza riscaldamento e senza mobilità. Stiamo insomma assistendo al suicidio di quella che un tempo era considerato la culla della civiltà e della modernità. Cambiamo in fretta la Ue o finiremo in fretta, grazie a una classe dirigente di pazzi.

 

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