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LA TRUFFA DELLA TRANSIZIONE GREEN.

Post n°1507 pubblicato il 24 Aprile 2023 da scricciolo68lbr

Forse a molti sarà passata inosservata, ma l'8 febbraio 2022, un'importante modifica ha interessato la nostra Costituzione. La modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana è stata definitivamente approvata con un voto plebiscitario alla Camera dei Deputati l'8 febbraio dello scorso anno, dopo che era già passata al Senato con una maggioranza superiore ai due terzi dei componenti il 3 novembre 2021. Questo permette che entri in vigore senza che sia sottoposta a referendum popolare. 

All’articolo 9 viene aggiunto un comma che, facendo riferimento alla Repubblica Italiana, recita testualmente: “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. La modifica dell’articolo 41 stabilisce inoltre che l’iniziativa economica, sia pubblica che privata, non può recare danno “alla salute e all’ambiente” oltre che alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana; in più auspica che l’attività economica persegua fini “ambientali”. 
A una lettura superficiale si potrebbe pensare a un grande passo avanti e a una vittoria di tutte le lotte per l’ambiente che da decenni si combattono nel nostro paese. È così che i media hanno presentato la cosa: la tutela dell’ambiente entra finalmente nei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale. 
Ma cosa dice, in realtà, questa riforma costituzionale? In positivo che è entrata nel senso comune la necessità di tutelare l’ecosistema e che questo fatto non può più essere ignorato dalla classe dominante. Vediamo, però, di sviscerare meglio la questione.

Le sempre più ampie mobilitazioni contro la devastazione dell’ambiente costringono la classe dominante a fare i conti con questo aspetto della realtà e a tentare una via per conciliare, ma solo in apparenza, i suoi interessi con quelli delle masse popolari. La borghesia imperialista mette avanti sempre e solo il suo profitto. Di conseguenza anche questa modifica si presterà a essere distorta nel suo contrario.

La modifica costituzionale si inserisce nel contesto della discussione per inserire il gas fossile e il nucleare nella Tassonomia dell’UE come fonti energetiche pulite. Proprio il 7 febbraio, il giorno precedente l’approvazione definitiva della modifica costituzionale, le nuove regole sulla Tassonomia sono state approvate dalla Commissione Europea, rendendo finanziabili dagli Stati anche quelle fonti energetiche, classificate ora come “ecologiche”.

Tutto lascia pensare che ci si trovi di fronte a una truffa. Come nella gestione della pandemia, come nella crisi energetica, come per ogni altra cosa la classe dominante non fa mai gli interessi delle masse popolari. Pertanto è facilmente prevedibile che le belle parole scritte sulla Costituzione, le cui parti progressiste sono continuamente violate o eluse, troveranno come sempre una pessima attuazione. Per essere più precisi troveranno l’attuazione che conviene a chi comanda.

Le finalità della modifica rispondono alle esigenze di chi la promuove. Draghi e Cingolani spacciano per tutela dell’ambiente lo sviluppo del nucleare, l’estrazione di gas fossile, la costruzione del TAV, la transizione elettrica delle automotive a suon di licenziamenti e delocalizzazioni.

Ora questo scempio potrà avere la copertura del paravento costituzionale. La genericità del testo lo permette e la concretezza dei rapporti di forza in campo anche. Come interpretare e applicare ogni parte della Costituzione è una questione di potere. Per cambiare le cose devono comandare le masse popolari organizzate.

Colpiscono alcuni aspetti in merito alla proposta di legge costituzionale e al suo iter. 
Innanzitutto i promotori, che coprono l’intero arco delle Larghe Intese: da soggetti che, per affinità politica, potrebbero essere definiti “contigui” alle lotte per l’ambiente, come Nugnes, ad altri che non hanno mai mostrato di essere particolarmente sensibili al futuro del pianeta, come Bonino e Calderoli. Anche l’approvazione del testo è avvenuta a larghissima maggioranza. 
Il secondo aspetto peculiare è che una tale modifica “epocale” è stata presentata alle larghe masse a cose fatte, non è stata oggetto di strombazzamenti mediatici o di sfilate propagandistiche. In un contesto di continua campagna elettorale, nessuno ha sgomitato per prendersi il merito di questa iniziativa, in un surreale clima di sobrietà politica. Sembra proprio che evitare che si sviluppasse un dibattito pubblico su una questione tanto importante sia stata la maggiore preoccupazione. 
Il terzo aspetto è che l’iter di approvazione è stato rapidissimo. La cosa sorprende particolarmente se confrontata con il destino della proposta di legge antidelocalizzazioni elaborata dagli operai GKN, che è stata prima rimandata all’infinito per poi essere bocciata come emendamento alla Legge di Bilancio. Colpisce che un parlamento asservito al governo della Troika (UE, FMI, BCE) dimostri praticamente all’unisono una così alta sensibilità ambientale. 
Dove sta la fregatura?

Cos’è la Tassonomia UE? 
In pochissime parole, è una lista di fonti energetiche classificate come ecologiche e la cui produzione è finanziata dalle casse pubbliche degli Stati europei. 
L’approvazione della Tassonomia UE non soddisfa, però, tutti gli attori in campo. La Germania – per citare il più rilevante di essi – si è sempre opposta all’inserimento del nucleare, al contrario della Francia che basa su questo il suo modello energetico. L’approvazione non ha sedato questi contrasti: ad esempio Werner Hoyer, Presidente (tedesco) della Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha dichiarato che la BEI non ha intenzione di supportare investimenti legati al nucleare, a prescindere dal contenuto della Tassonomia. 
La partita non è chiusa e lascia intendere che in campo non ci sono questioni di principio o di interesse ecologico, ma interessi economici e speculativi su questo e altri settori di investimento. 
La questione non è quanto un capitalista sia interessato all’ambiente, la questione è quanto sia interessato a fare soldi usando anche il paravento dell’ambiente. Come per la sicurezza del lavoro, la tutela reale dell’ecosistema è sempre una misura subordinata ai costi per sostenerla, a interessi che non sono certo quelli dei capitalisti. Verde o meno che sia, ogni cosa su questo pianeta è da loro presa in considerazione solo in virtù del profitto che ne possono ricavare. A una reale transizione ecologica ci si arriva solo attraverso l’abbattimento di questo sistema e la costruzione di un modello di società superiore, il socialismo.

 
 
 
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