Ricordate Petronio Arbitro e il suo Satyricon?
L'impietoso affresco del decadente impero romano?
Beh, noi non siamo "arbitri" .. siamo "sarchiaponi"!
Misteriosi animali che tutti dicono di conoscere ..
questoblog
"affresco della decadente Italia" vi dice quello che pensiamo ..
buona lettura!
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Post n°365 pubblicato il 04 Maggio 2012 da angeligian
Dunque, abbiamo una classe politica che getta la spugna e chiama in soccorso i Tecnici e abbiamo dei tecnici che non sapendo fare i tecnici chiamano in soccorso i Supertecnici tra cui un vecchio di 80 anni che già assunse alla Parmalat il figlio di Monti (tu fai un favore a me e io faccio un favore a te) e Julian Manidiforbici, ovvero il sorcio malefico che tanti lutti addusse agli italiani negli anni passati. Il quale sorcio ebbe tempo fa la spudoratezza di dichiarare che i giovani protestavano contro la voracità dei vecchi e lo diceva presumibilmente pensando a sé stesso, alla pensione di 31.411 euro mensili, ai molteplici incarichi come presidente della Treccani, come presidente del Comitato dei garanti per il 150° dell’Unità d’Italia, come senior advisor della Deutsche Bank, come insegnante nella trasmissione di Rai3 “Lezioni di economia”, come presidente della Scuola Sant’Anna di Pisa, come presidente della Fondazione “Ildebrando Imbreciadori”, oltre naturalmente ai proventi dei suoi numerosi libri e pubblicazioni. Aveva ragionissima: certi vecchi sono davvero voraci. E ora ce lo ritroviamo di nuovo qua, con le forbici che gli spuntano dai denti per dare una mano a quell’incapace di Monti & Co e mi chiedo dove troverà il tempo. E noi paghiamo! Paghiamo per tutti. Paghiamo per la loro voracità e per la loro insipienza. Paghiamo nella speranza di ridare dignità al nostro paese, ma mia nonna diceva che “chi di speranza vive, disperato muore” e gli italiani stanno morendo. All’inizio, quando ascoltavo Monti parlare, pensavo: “Questo è scemo”. Adesso no, adesso penso che sia un portatore sano di follia perché non può che essere uno squilibrato chi in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo sottoscrive con l’Europa un esborso di 35,1 miliardi di euro a favore di Grecia, Portogallo e Irlanda portando il rapporto debito pubblico/pil al 123,4% e come se non bastasse firma la decisione di ridurre tale rapporto al 60% in breve tempo impegnando l’Italia a manovre di 50-75 miliardi l’anno per i prossimi vent’anni e lo fa da solo senza consultare il Parlamento, da vero dittatore della Repubblica delle banane. Chi dà a questo abusivo il diritto di sperperare i nostri sudatissimi soldi in nome di un’Europa unita che in sessant’anni non ha pensato che ai cetrioli e al benessere delle galline? Che senso ha aiutare gli altri paesi per stringere ancor più la corda attorno al nostro collo? A noi che ce ne frega se la Germania e la Francia, in caso di mancato rimborso dei titoli di Stato italiani, subirebbero la nostra stessa sorte? Perché è questo che Monti è stato chiamato a fare: non a salvare l’Italia, bensì a salvare l’Europa (Germania e Francia soprattutto). Non so se ci lasceranno mai più esprimere la nostra volontà con il voto ma se così fosse e non potendo votare la Lega per ovvi motivi di appartenenza terrona, non potendo votare Di Pietro per totale sfiducia, non mi resterebbe che Beppe Grillo se, oltre a esprimere ad alta voce quello che tutti noi pensiamo di questo governo, si decidesse anche a dire cosa farebbe lui per rimetterci in sesto. Per conto mio, l’unica soluzione è quella di uscire dall’Europa e dall’euro. Certamente è una soluzione che ci costerebbe litri di lacrime, ma forse riusciremmo a contenere i litri di sangue (nostro) che l’attuale governo sta riversando nelle vene degli altri. |
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E siamo in due con il forcone.
“Disoccupazione, pressione fiscale, inflazione, redditi in calo, aumento del costo della vita: la crisi aggiorna in continuazione il suo bollettino di guerra e ci conferma che le uniche parole appropriate al momento storico che viviamo dovrebbero essere panico e depressione. Molte volte, intendiamoci, si fa una fatica tremenda anche solo a sforzarsi di vedere la classica luce in fondo al tunnel. Ed è assolutamente comprensibile: ci sono situazioni in cui questo sforzo equivarrebbe a certificare che le illusioni ottiche sono la verità.
Di sicuro il panico è il miglior alleato della crisi; perdere l'ottimismo equivale a spalancare la porta alla rassegnazione e quindi all'inazione per potersi dire: «Purtroppo va così, non ci posso fare nulla». Questo atteggiamento che si va facendo strada tra gli italiani è stato messo in rilievo dalla recente rilevazione Demos-Coop: «Insieme al berlusconismo» ha sottolineato Ilvo Diamanti a corredo degli ultimi dati su Repubblica «pare svanito anche il suo complemento psicologico: l'ottimismo». Non è cosa da poco, ripeto. E va molto oltre l'ennesimo, tragico errore di prospettiva di chi si accontenta (addirittura si bea) nel certificare la fine di un atteggiamento mentale che - berlusconismo o no - moltiplica gli effetti negativi. Conosciamo tutti l'obiezione, in verità non poco fragilina: non si mangia con l'ottimismo. Sicuro.
È però dimostrato che un approccio non condizionato dalla paura determina effetti propositivi migliori ed è anche capace di stimolare idee creative. Insomma, l'ottimismo non ci da da mangiare, però in compenso alimenta certamente la produzione di buone idee. A proposito di buone idee, non era proprio necessario aspettare l'organizzazione mondiale sul lavoro per sapere che in Italia le misure di austerità «rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l'inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale».
Così come non è proprio piacevole – sempre a proposito delle buone idee - leggere a più riprese le considerazioni di Giulio Tremonti, nuovo eroe della sesta giornata, che oggi tenta di accreditarsi come strenuo sostenitore delle misure per la crescita mentre fino a poco tempo fa predicava, con i toni di un profeta irriducibile, null'altro che il rigore assoluto. Così come-ed è il tema della nostra copertina - non è possibile sperare in un rinsavimento di Angela Merkel per la gestione della nuova fase che attende l'Europa: la crescita, appunto.
L'abbiamo vista all'opera, la Cancelliera: ricordiamo l'intransigenza al limite della tracotanza politica quando, con la complicità di Nicolas Sarkozy, assoggettava gli altri paesi dell'Unione all'interesse della Germania. I nodi sono inevitabilmente venuti al pettine, l'idea tedesco-francese di un'Europa virtuosa e con i conti imbellettati è naufragata.
L'Unione Europea, che squaderna conti bellissimi (solo in parte), non solo non cresce ma va indietro e si espone a rischi tragici. La Cancelliera tenta adesso la mossa, disperata, di recuperare credito sostituendo Sarkozy, ormai vittima di se stesso, con Mario Monti. Non è una buona idea: è una pessima idea. Ci rifletta pure lei, caro Professore.
Al limite la cosa migliore sarebbe che la Germania se ne uscisse lei dall'euro, così poi potremo vedere cosa sarà mai capace di fare, visto che tanti sinistrati nostrani decantano la sua potenza economica come punto di riferimento per gli altri paesi. Hanno anche loro ottime.. gatte da pelare, eccome se non le hanno! Infine ammiro gli inglesi che, pur fra tante loro notevoli difficoltà economiche, non hanno abdicato la loro sovranità, se ne sono rimasti fuori da questa trappola "mortale" ordìta dalla nota pinscher tetesca. Mandi ^___^
Dal 1999 al 2005 gli argentini hanno vissuto contemporaneamente inflazione galoppante all’80%, disoccupazione al 25%, blocco dei conti correnti bancari … nel 2003 40.000 persone sopravvivevano raccogliendo cartone!
E dopo aver “ristrutturato il debito” ovvero fatto un “concordato fallimentare” … adesso che hanno ricominciato a crescere, le differenze sociali sono impressionanti: il 10% più ricco della popolazione ha un reddito 31 volte maggiore del 10% più povero).
Siamo proprio sicuri che “ce l’abbia fatta” ???
Ovvio che i sopravvissuti allo tsunami stiano meglio dei morti, ma...
Intanto il problema argentino era un’inflazione galoppante e per fermarla si inventarono la sciagurata pretesa di equiparare una valuta risibile come il peso, al dollaro.
Il tasso di cambio fisso rendendo convenienti le importazioni, portava ad una fuoriuscita di capitali dallo stato e causò la deindustrializzazione dell'Argentina con conseguente caduta dell'occupazione e del Pil.
A questo aggiungi che il debito pubblico argentino era prevalentemente in mano straniera e le “svendite”dei “gioielli di famiglia” non furono sufficienti a contenerne la crescita.
Nel disastro generalizzato il governo argentino liberalizzò il cambio col dollaro che schizzò ad un rapporto di 4 a 1 .. puoi immaginare cosa significasse per gli argentini trovarsi in mano il 25% del valore dei propri soldi!
Certo il peso debole rese le esportazioni argentine economiche e competitive all'estero e scoraggiava le importazioni … questo ha permesso di “capitalizzare” grandi riserve di dollari e ripianare il debito … ma a che prezzo per la popolazione?
La nostra situazione è completamente diversa, soprattutto perché quasi il 60% del nostro debito è in mano italiane e non pagarlo significherebbe mettere subito sul lastrico milioni di piccoli risparmiatori, oltre a determinare il fallimento di banche, assicurazioni e migliaia di imprese.
Per di più noi molti “gioielli di famiglia” li abbiamo ancora e “liberalizzare” non vuol dire svendere come ha fatto Prodi, vuol dire realizzare entrate e sollevare lo Stato da gestioni passive.
Io credo che è esattamente questo che dovrebbe fare Monti e non massacrare la poca economia che ancora sopravvive con una valanga di tasse.
Il “rigor mortis” preteso dalla Kulona, per i suoi porci comodi, non ci porta che inutili sacrifici e una paralisi progressiva … ma la strada per uscirne non sono “la ristrutturazione” o “l’uscita dall’euro”, la strada è quella degli euro bond, della solidarietà di tutti gli stati europei, la trasformazione della BCE in una vera banca centrale .. insomma nella vera “integrazione politico-economica” dell’Europa.
Basta con le diarchie franco-tedesche e le “normative sul diametro delle banane”l’Europa è una grande potenza economica solo se veramente unita e solidale, ma se da un lato ci costringono a rinunciare alla sovranità monetaria e dall’altro ci impongono un rigore paralizzante, il crollo è inevitabile.
Certo le inefficienze e gli sprechi devono finire, ma propinare tasse e strombazzare la lotta all’evasione in un paese in cui il livello di tassazione è tra i più alti e iniqui, lo Stato non paga i suoi fornitori, il diritto è quello dei furbi e la burocrazia soffoca le iniziative, è come combattere la sterilità usando i preservativi.