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« A Giovanni Boccaccio,let...Aldruda e Stamura »

A Giovanni Boccaccio (fine lettera di Petrarca)

Post n°4549 pubblicato il 16 Gennaio 2021 da valerio.sampieri
 

A Giovanni Boccaccio, seguito ultima lettera senile di Francesco Petrarca.

E venuto il dì che alle nozze predetto avea, nè avendosi della sposa sentore alcuno, grande ed universale si fece la meraviglia. Già era presso l'ora del pranzo, e tutti della sua casa vedevansi affaccendati, quando Gualtieri mosse per andare incontro alla sposa, accompagnato da nobile schiera di gentiluomini e di matrone. Nulla sapendo di quanto le dovesse avvenire, e dato sesto alle cose della sua famigliuola, tornava allora Griselda dal fonte con l'acqua che avevane attinta, e in gran fretta si avvicinava alla porta della sua casa per andar poi con altre femmine a veder la sposa di Gualtieri: la quale come Gualtieri che pensoso procedeva vide venire, chiamatala per nome, ciò è Griselda, domandò dove il padre fosse: al quale ella vergognosa, reverente rispose: «Signor mio, egli è in casa.» E quegli: «vanne, le disse, e fa che venga innanzi a me.» Visto adunque venire il vecchierello, ei lo prese per mano, e trattolo alcun poco in disparte, sotto voce parlando: «io so, gli disse, o Giannucole, che tu mi vuoi tutto il tuo bene, conosco la tua fedeltà, nè mi lascio aver dubbio che tutto tu voglia quel che a me piace. Pur di una cosa espressamente ora io ti richieggo: ed è se quale finora mi avesti Signore, tu voglia d'ora innanzi avermi genero, dandomi in moglie la figlia tua. All'inaspettata domanda cadde il vecchio dalle nuvole: indi parlando a stento: «a me, rispose, non si conviene volere o non volere altro da quello che tu voglia o non voglia: perocchè mio Signore sei tu.» – «Ebbene, riprese quegli, entriamo in casa noi soli: da lei voglio io sapere alcuna cosa in tua presenza.» E sì dicendo entrarono con meraviglia di tutto il popolo che si rimase in aspettazione di quanto fosse per avvenire: e trovarono la fanciulla intenta ad onorare con atti d'ossequio il padre suo, ed attonita per l'insolita visita di così grande personaggio. Alla quale rivolto Gualtieri, «piace,» disse, «a tuo padre, e piace a me che tu divenga mia moglie. Credo che ancora a te debba piacere il medesimo. Io però ti domando se, qualora ciò accada, tu sia disposta a compiacermi per modo che il tuo volere mai non si diparta dal mio; e a non mostrare giammai nè con atto, nè con parola la menoma repugnanza a quanto io intenda di fare.» Stordita dall'impensata proposta, «Signore, rispose quella, di tanto onore io mi conosco al tutto indegna: ma se questo è il tuo volere, il destino mio, io ti prometto che di mia voglia non che dire o fare, ma nè pensare saprò cosa alcuna che ti dispiaccia; nè tu potrai voler cosa, fosse pur la mia morte, che di mal animo io sopporti.» Basta così, rispose Gualtieri: e presala per mano, e menatala fuori la presentò a tutti dicendo: «abbiatela in reverenza, in onore, e come caro io vi sono, vi sia pur essa carissima.» E perchè nulla dell'antica sua condizione con lei venisse nella casa maritale, la fece spogliare ignuda, e tutta dal capo ai piedi calzare e rivestire di nuovo per mano delle matrone ivi convenute, che fattesi a lei d'intorno, e tutte a gara abbracciandola, salvandone il pudore, in poco d'ora la travestirono, e ricompostane bellamente in un subito l'arruffata chioma, l'adornaron di gemme, e sul capo le posero la corona, per guisa che così trasformata ed abbellita a mala pena il popolo la ravvisava per quella che fu. Allora Gualtieri con un anello di molto prezzo che all'uopo aveva portato, solennemente la disposò, e fattala montare sopra un bianco palafreno, onorevolmente da tutto il popolo accompagnata la si menò a casa, ove furono le nozze belle e grandi, e tutto quel giorno si passò in festa e in letizia.

E tanto alla povera sposa arrise il favore del cielo che dopo brevissimo tempo, non nella capanna di un pastore, ma nata ella pareva ed educata in una reggia, e a tutti in modo incredibile venuta cara, ed onoranda da quelli stessi che prima conosciuta l'avevano non pareva potersi credere la figliuola di Giannucole, tanto era avvenevole, tanto piacevole, tanto costumata e nelle parole e negli atti co' quali si era conciliato l'amore dell'universale. Ed in breve, non solamente nel suo marchesato, ma per tutto, anzi che gran tempo fosse passato, seppe ella sì fare, ch'ella fece ragionare del suo valore e del suo bene adoperare per modo che da molte parti uomini e donne accorrevano sol per vederla. Così Gualtieri con umile ma virtuoso e felice matrimonio alla sua domestica pace ed all'onore del nome suo si trovò aver provveduto, dicendolo tutti il più savio ed il più avveduto uomo che al mondo fosse: perciocchè niun altro ch'egli avrebbe mai potuto conoscere l'alta virtù di costei nascosa sotto i poveri panni e sotto l'abito villesco. Nè solamente alle faccende di casa poneva l'egregia donna le diligenti sue cure, ma secondo l'opportunità nelle pubbliche cose ancora si adoperava: e quando assente fosse il marito, le bisogne della patria amministrava, e le querele ed i piati de' gentiluomini giudicava e componeva con tal gravità di sentenze, con tanta maturità di consiglio e tanta equità di giudizio che tutti la predicavano scesa dal cielo per la prosperità dello Stato. Ella non fu guari con Gualtieri dimorata ch'ella ingravidò, e subito destò nei soggetti ansiosa aspettazione della prole: indi al tempo partorì una fanciulla bellissima, e quantunque quelli e il marito meglio gradito avrebbero che fosse un maschio, pure del parto desiderato fecero tutti gran festa. Aveva ella appena slattata quella figliuola quando a Gualtieri entrò nell'animo un nuovo pensiero, e lascio che i savi diffiniscano se più di lode o di meraviglia fu degno, ciò è di volere con lunga esperienza e con cose intollerabili provare la pazienza di lei. Fattala dunque chiamare, poichè furon soli nella camera, mostrandosi turbato in volto così le disse. «Poichè non credo che tu possa avere dimenticata l'antica tua condizione, tu sai, o Griselda, quale venisti in questa casa. A me veramente e fosti e sei tuttavia soprammodo carissima. Non così peraltro a questi miei nobili uomini, ai quali, spezialmente da che ti videro fatta madre, durissima cosa sembra l'aver per Signora una donna del volgo. Perchè volendo io con essi vivere in pace, mi veggo mal mio grado costretto a fare della figlia tua quello che vogliono essi ed io non vorrei. Ma non sarà che io lo faccia, senza l'intesa tua. Bramo dunque che tu lo consenta, a me porgendoti obbediente e sommessa siccome al tempo delle nostre sponsalizie mi promettesti.» Le quali parole udendo la donna, senza mutar viso o buon proponimento in alcun atto, rispose: «tu sei il mio Signore, ed io non meno che questa bambina siamo cosa tua. Fa dunque di noi quel che tu credi: nulla che piaccia a te può a me dispiacere: chè nulla io bramo di conservare, nulla temo di perdere fuor che te solo. Questo mi ho posto in cuore, nè tempo nè morte potrebbe diradicamelo. Tutto potrà mutarsi nel mondo, ma non mai questo mio proponimento.» Fu Gualtieri assai lieto di tal risposta, ma dissimulando la sua contentezza, atteggiato a mestizia partissi, e poco stante in formato di quello che far dovesse un suo famigliare a lui fidatissimo, che servir lo soleva nei più gravi negozi, lo mandò alla moglie. Alla quale di nottetempo fattosi innanzi con viso dolente questo disse: «Piacciavi, o donna, avermi per iscusato, nè mi vogliate accagionare di quello che sono costretto a fare. Siccome savia, voi bene intendete che importi l'avere un padrone, e comechè non ne abbiate avuta esperienza, conoscete quanto dura necessità sia quella dell'obbedire. Il mio Signore mi ha comandato che io prenda questa vostra figliuola, e che io... E non disse di più, mostrando con quella reticenza di volerle tener celata la crudeltà del ricevuto comando. Sospetta era la fama, sospetto il volto di quell'uomo, sospetta l'ora, tutto sospetto: e benchè da tali cose avvertita ella comprendesse essere imposto a costui che le uccidesse la figlia, non mise una lagrima, non dette un sospir: cosa, non che d'una madre, ma pur d'una balia quasi incredibile: e presa la bambina dalla culla, e baciatala e benedettala col segno della santa croce, senza mutar viso, in braccio la pose al famigliare, e dissegli: «Tieni, fa compiutamente quello che il tuo e mio Signore ti ha imposto, ma non la lasciare per modo che le bestie e gli uccelli la divorino, salvo se egli nol ti comandasse.» Il famigliare presa la fanciulla, e fatto a Gualtieri sentire ciò che detto aveva alla donna, e questa risposto, si sentì quegli grandemente commuovere da paterna pietà. Ma non per questo mutò il suo rigido proposto, e comandò a colui che messa la bambina ben avvolta di panni in una cesta sopra un mansueto cavallo, con tutta diligenza la portasse a Bologna ad una sua sorella che ivi avea maritata col conte da Panago, pregandola che con materno amore l'allevasse e costumasse senza mai dire ad anima viva cui figliuola si fosse. E quegli andò e così fece com'eragli imposto.

Gualtieri intanto soventi volte attentamente osservava il volto e le parole della sua donna, nè mai gli venne fatto di scorgere alcun indizio ch'ella si fosse da quello che era menomamente mutata. Attenta sempre e diligente ad un modo: ossequiosa e tenera sempre: non nube di tristezza che ne aombrasse il volto; non parola, non cenno che richiamasse mai la memoria della perduta figliuola. Sopravvenne indi a quattro anni che la donna da capo ingravidò, ed al tempo debito partorì un bellissimo figliuolo maschio con immensa gioia del padre e di tutti gli amici. Ma come appena dopo due anni fu questo pure spoppato, tornarono le solite fisime a Gualtieri, che chiamata la moglie, così le disse: «Donna, tu sai come questi miei abbiano sempre guardato di mal'occhio il nostro matrimonio, spezialmente da che videro che ne nascevano figliuoli: ma posciachè questo figlio maschio facesti, per niuna guisa con loro vivere son potuto: e tuttodì m'avviene di sentir che borbottano: morto Gualtieri sarà nostro Signore un nipote di Giannucole, e a cotal padrone dovrà obbedire la nobile patria nostra. In così fatta sentenza si va parlando dal popolo; di che io mi dotto, se voglio vivere in pace e senza paure, che non mi convenga di questo fanciullo far quello che feci della sorella. Ma volli prima fartene avvisata perchè non ti noccia improvviso ed inaspettato il dolore.» E quella a lui: «Ti dissi già e ti ripeto che nulla io posso volere o disvolere da quello in fuori che si vuole o si disvuole da te. Nei figli altro di mio non v'ha che il travaglio: e tu come di me sei padrone di loro. Serviti dunque del tuo diritto, nè ti caglia del mio consentimento, chè come de' panni miei, così d'ogni mio volere, d'ogni mio affetto io mi dispogliai entrandoti in casa, e mi vestii de' tuoi. In tutto dunque e per tutto quel che tu vuoi ed io lo voglio. Se potessi la tua volontà circa le cose future divinando conoscere, infin da ora saprei conformare a quella i miei desiderii: ma poichè prevenirli non posso, m'è dolce seguir ciecamente i tuoi comandi. Fa che io m'avvegga da te bramarsi che io muoia, e di buon grado io morrò: chè a tutto ed anche alla morte sovrasta il mio amore per te.» Ammirato di tanta costanza d'animo partì Gualtieri turbato nel volto, e dopo non molti dì, in quella medesima maniera che mandato avea per la figliuola, mandò alla donna il medesimo famigliare, il quale, fatte molte scuse sulla necessità dell'obbedire, e chiesto perdono per quello che di male le avesse fatto o stesse per farle, come uomo che si accinge a mal'opra, la dimandò del figliuolo. Ed ella con fermo aspetto, qual che si fosse il cruccio dell'animo, tolse dalla culla il bambino bello così che non della madre sola, ma era l'amore di tutti: segnatolo in croce, lo benedisse come fatto avea della figlia, e poichè l'ebbe fissamente guardato alcun poco, baciatolo e ribaciatolo senza dar segno di dolore, consegnollo a colui, e: «Vanne, gli disse, adempi il comando che ti fu dato. Di questo solo ti prego, che se tu possa, piacciati risparmiare alle tenere membra di questo bel corpicciuolo lo strazio che ne farebbero gli uccelli e le fiere.» Quando ebbe ciò udito Gualtieri, rimase sempre più stupefatto della sua donna, e se non fosse che carnalissima de' suoi figli la conosceva, avrebbe quasi sospettato che una sì grande fermezza d'animo da naturale ferità in lei procedesse. Ma il fatto era che amante di tutti i suoi, sopra tutti ella amava il marito. E fu quel bambino portato anch'esso a Bologna com'era stato della sorella.

Pareva, per vero dire, che di sì fatte prove di amore e di fede chiamar si dovesse contento l'austero marito: ma v'ha di certi cotali che quando una volta incominciarono, non dicon mai basta, nè mai si rimuovono dal loro proposto. Perchè senza tôrre mai gli occhi dalla persona, egli scrutando cercava se la sua donna si fosse rispetto a lui in qualche cosa mutata: nè d'altro gli venne fatto accorgersi che del continuo crescere in lei di fede e di amore, per lo quale non due ma una sola parevasi esser l'anima loro, e quell'una non comune ad entrambi, ma sola del marito: perocchè la donna, come già dissi, era ferma nel proposito di non volere nè disvolere cosa veruna.

Cominciavasi intanto nel popolo a mormorare di Gualtieri, e lo accagionavano d'inumana crudeltà perchè pentito e vergognoso di un basso matrimonio avesse barbaramente voluto la morte de' figli che n'erano nati. Conciossiachè nè alcuno aveva più visti i due fanciulli, nè saputo ove essi si fossero, e il nome di lui già venerato e caro all'universale, fatto era segno al vitupero e all'esecrazione di molti. Ma non per questo piegavasi a più mite consiglio quell'animo fiero, e spinto dal sospetto e dalla severa sua natura, piacevasi di continuare ne' suoi crudeli esperimenti.

Erano già dodici anni passati dalla natività della fanciulla, ed egli mandò suoi messi a Roma, che di colà tornando portarono finte lettere apostoliche, dalle quali pareva e si sparse fama che il Papa aveva con lui dispensato, che per suo bene e per contentare i sudditi suoi egli potesse prendere un'altra donna e lasciare Griselda. Nè fu malagevole il darla a bere a quegli alpestri e rozzi villani. Di questo giunse notizia anche a Griselda, nè può dubitarsi che forte in se medesima se ne dolesse; ma ferma nel proposto che fatto aveva, con fermo viso si dispose ad aspettare quello che deciso avrebbe colui al quale se stessa e le sue sorti aveva commesse.

Aveva intanto Gualtieri mandato a Bologna al parente suo pregandol che gli piacesse di dover a lui ricondurre i suoi figliuoli, e sparsa aveva intanto per ogni luogo la voce che la fanciulla veniva per essere sua mogliera. E il gentiluomo, fatto secondo che il Marchese pregavelo, con la fanciulla già nubile, bella quant'altra mai e riccamente adorna, col fratello di lei che già aveva sette anni, e con nobilissima compagnia nel giorno postogli entro in cammino. In questa Gualtieri, a colmare con prova novella la misura del dolore e della vergogna nella sua donna, fattalasi venire d'innanzi in presenza di molti le disse: «Io m'era contento di averti preso in moglie, perchè non alla origine tua, ma solamente a' tuoi costumi ebbi riguardo. Ora però mi avveggo che grande Stato è servitù grande. Quello che liberamente potrebbe fare ogni lavoratore di terra, non posso io. Mi costringono i miei, e il Papa mi dispensa a tôrre un'altra moglie, la quale già viaggia a questa volta, e fra breve sarà tra noi. Fa cuore adunque, e cedendo il luogo tuo ad un'altra, disponti a tornartene colla dote che mi recasti, alla tua casa paterna: Tutto quaggiù si muta, nè v'ha sorte che duri costante in terra.» A cui Griselda rispose: «Signor mio; io conobbi sempre la mia bassa condizione alla vostra nobiltà in alcun modo non convenirsi, e sempre degna d'esservi serva, non moglie mi reputai. Dio m'è testimonio che in questa casa, ove voi come signora m'introduceste, io mi sono sempre ancella reputata. Quello che io stata sono con voi, da voi e da Dio il riconosco, e lui, e voi ne ringrazio. Del resto eccomi pronta a ritornare tranquilla nella casa del padre mio, e dove vissi fanciulla invecchiare e morire, in condizione di vedova, ma lieta sempre e superba di essere stata moglie a tant'uomo. Cedo di buon grado il mio posto alla sposa novella, e voglia Iddio che felice essa vi renda. Rassegnata io mi parto di qui ove vostra mercè lietissima vissi. Ma quanto alla dote che io ci recai, e che voi mi comandate di riportare, io ben v'intendo, o Signore: perciocchè uscito non m'è di mente che ignuda m'aveste; sulla soglia vostra deposte le vesti mie, mi copriron le vostre: perchè non altro in dote io vi recai che la mia fede, e la mia nudità. Ecco dunque mi spoglio le vostre vesti, e vi rendo l'anello col quale mi disposaste. Le altre anella, le veste, e gli ornamenti onde voi mi faceste a tutti invidiata, li troverete nella camera vostra. E se voi giudicate onesto che quel ventre nel quale io portai figliuoli da voi generati, sia da tutti veduto, come nuda uscii dalla casa del padre mio, nuda a tornarvi io sono parata. Ma in premio della verginità che io ci recai, e non ne la porto, io vi prego che almeno una sola camicia sopra la dote mia vi piaccia che io portar ne possa di quelle che ho usato finora in casa vostra, e che coprirono il ventre della vostra moglie.» Gualtieri che maggior voglia di piagnere aveva che d'altro, stando pur col viso duro ma con tremula voce, «e tu, le disse, una camicia ne porta.» Quindi non potendo frenare le lagrime, andonne altrove. La donna alla presenza di tutti spogliatasi ogni altra veste, si rimase in camicia, e scalza e senza cosa alcuna in capo, accomandatili a Dio, gli uscì di casa, ed al padre se ne tornò tacita essa e ad occhi asciutti, con lagrime e con pianto di tutti coloro che la videro, molti de' quali lamentando ed accusando la volubilità della fortuna orrevolmente la vollero accompagnare. Giannucole che credere non avea mai potuto questo esser vero che Gualtieri, uomo nobile e superbo, la figliuola dovesse tener moglie, ogni dì questo caso aspettando in un cantuccio della piccola casa, guardati le avea i poveri panni che spogliati s'avea quella mattina che Gualtieri la sposò. Accortosi dunque non per alcuna voce di lei, ma per le voci di quelli che la seguivano, del suo venire, a lei si fece incontro in sulla soglia, e la sua nudità di quelle antiche vesti ricoperse. Rimase ella col padre alquanti giorni dando prova di singolare costanza e fermezza dell'animo. Mai non si vide in lei segno di cresciuta mestizia: nè parve serbasse memoria alcuna della grandezza di stato a cui era salita: perocchè in mezzo alle dovizie erasi sempre mantenuta dello spirito povera ed umile.

E già sparsa la fama delle novelle nozze, il Conte di Panago aveva fatto sapere a Gualtieri il giorno del suo arrivo a Saluzzo: quando questi a sè chiamata Griselda, che prontissima vennegli innanzi, le disse: «Io bramo che la fanciulla la quale qui deve domani giungere in sull'ora del desinare, sia ricevuta col debito onore, e così pure i nobili del suo seguito, e quelli che ho fatto io invitare, per guisa che a ciascuno si assegni il posto, e si prestino le onoranze che gli convengono. Ora tu sai che io non ho donne in casa acconcie a questo: e però tu che meglio di ogni altra persona conosci gli usi di casa mia, benchè ti trovi addosso coteste povere vesti, ti prenderai la cura di accogliere e disporre i convitati nei posti a ciascuno convenienti.» A cui la donna: «Non per mio debito soltanto, ma per piacer mio, qualunque cosa conosca tornarti a grado io farò sempre. Nè mai sarà che tu vegga in me venir meno questo proposto finchè mi rimanga fiato di vita.» E ciò detto cominciò a spazzare le camere e a rassettarle, ad apparecchiare le mense, a far porre capoletti e pancali per le sale, e ad ogni cosa, come se una piccola fanticella della casa fosse, porre le mani. Giunse il Conte sull'ora terza del dì vegnente, e tutti ammiravano la bellezza e le cortesi maniere della fanciulla e del suo fratellino. E molti dicevano che Gualtieri aveva fatto buon cambio: perchè più nobile e più giovane era la sposa, e con lei ne veniva un così grazioso cognato. Messe già le tavole, Griselda, che ad apparecchiare ogni cosa si era con sollecitudine adoperata, non punto abbattuta da quello che avveniva, nè vergognosa delle rozze e consunte sue vestimenta, in quella che la sposa entrava nella sala, con volto sereno le si fece innanzi, ed umilmente piegato a terra il ginocchio: «Ben venga, disse, la donna mia.» Cortesemente quindi volgendosi alla numerosa comitiva de' convitati, fatta con tutti affabile e benigna, tutti li accolse con gentili parole, e così destra si porse nell'ordinare la vastissima mensa, che tutti e spezialmente i forestieri non sapevano persuadersi come tanta nobiltà di maniere, e tanta avvedutezza si accogliessero sotto quelle spoglie volgari. Ed ella più d'ogni altro non potersi saziare delle lodi della sposa e del fratello, nè ristarsi dall'esaltare i pregi e l'avvenenza dell'una e dell'altro.

Or quando si furono sul punto di assettarsi, Gualtieri fattalasi venire in presenza di ogni uomo, in tuono quasi di beffa le disse: «Che ti par della nostra sposa? La trovi tu bella ed onesta?» «Signor mio», rispose Griselda, «a me ne par molto bene: e poichè sembrami che più bella e più savia trovare non la potreste, così non dubito punto che voi non dobbiate con lei vivere il più consolato signor del mondo. Ma quanto posso vi prego che quelle punture le quali all'altra che vostra fu, già deste, non diate a questa, chè appena, ch'io creda, ch'ella le potesse sostenere, sì perchè piu giovane e, sì ancora perchè in delicatezze è allevata.» Ammirato della costanza di quella donna tante volte e sì crudelmente offesa, e mosso a compassione della sorte a lei indegnamente procacciata, parendogli tempo alfine di doverla trarre dall'amaritudine: «Griselda, le disse: abbastanza ho preso fin qui esperimento della tua fede: nè credo sia sotto il cielo alcun uomo cui più che a me abbia dato una donna prove di amore.» E lei che al suono di queste parole sorpresa rimase, e parve come destarsi da un sonno inquieto, stretta teneramente fra le sue braccia: «tu sei,» le disse, «tu sola la moglie mia: altra non ebbi, nè m'avrò mai. Questa che mia sposa tu credi, e il fratel suo, sono tuoi figli, son figli miei. Ecco ad un'ora ti rendo ciò che in diversi tempi ti tolsi. Conoscano quelli i quali me reputarono crudele, iniquo e bestiale, che ciò che io faceva ad antiveduto fine ordinava: e volli non condannare la moglie, ma farne prova, nè uccidere, ma tener nascosti i figliuoli.»

Parve Griselda tramortir per la gioia, e per lo eccesso della materna pietà perdere il senno. Poi d'allegrezza piangendo si slanciò fra le braccia de' figliuoli baciandoli, ribaciandoli, e bagnandoli delle sue lagrime. Le donne lietissime le furon tutte d'attorno, e trattile i suoi pannicelli, d'una nobile roba delle sue la rivestirono in mezzo ai lieti augurii e agli applausi de' circostanti, che vociando e piangendo per gioia celebrarono quel giorno più memorando e più lieto che stato non fosse il dì delle nozze. Vissero poi molti anni in piena pace e concordia, e Gualtieri tolto dal suo lavorio Giannucole, che fino a quel dì aveva mostrato di tenere a vile, chiamollo ad abitare nelle sue case, e come suocero lo pose in istato: maritò altamente la sua figlia, e il figlio lieto di moglie e di prole lasciò erede de' suoi dominii.

Ecco la storia che io mi piacqui a ritessere in altra lingua perchè non le matrone dell'età nostra ne imparino ad imitare la pazienza di questa moglie che a me sembra non imitabile, ma perchè gli uomini avvenendosi a leggerla, si porgano nella fortezza imitatori almeno di una donna, e quello che colei fece pel marito, facciano essi in servigio di Domineddio; il quale sebbene, al dir dell'apostolo Giacomo non sia tentatore di cose malvagie, e mai non tenti nessuno, pure soventi volte ci mette alla prova, e consente che siamo travagliati da molti e gravi flagelli, non per conoscere quali sieno le forze dell'animo nostro, che a lui notissime erano già prima che ci creasse, ma perchè a noi medesimi dal fatto nostro la nostra fragilità si paia evidente e manifesta. A buon diritto, secondo che io credo, meriterebbe la lode di uomo costante chiunque in servigio di Dio sopportasse senza lamento quanto questa rozza villanella per amore del suo terreno consorte sostenne.

 
 
 
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