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Capitolo contro il portar toga 1

Post n°2001 pubblicato il 09 Settembre 2015 da valerio.sampieri
 

Capitolo contro il portar toga

Mi fan patir costoro il grande stento,
Che vanno il sommo bene investigando,
E per ancor non v'hanno dato drento. 3

E mi vo col cervello immaginando,
Che questa cosa solamente avviene
Perchè non è dove lo van cercando. 6

Questi dottor non l'han mai intesa bene,
Mai son entrati per la buona via,
Che gli possa condurre al sommo bene. 9

Perchè, secondo l'opinion mia,
A chi vuol una cosa ritrovare,
Bisogna adoperar la fantasia, 12

E giocar d'invenzione, e 'ndovinare;
E se tu non puoi ire a dirittura,
Mill'altre vie ti posson aiutare. 15

Questo par che c'insegni la natura,
Che quand'un non può ir per l'ordinario,
Va dret'a una strada più sicura. 18

Lo stil dell'invenzione è molto vario;
Ma per trovar il bene io ho provato
Che bisogna proceder pel contrario: 21

Cerca del male, e l'hai bell'e trovato;
Però che 'l sommo bene e 'l sommo male
S'appaion com'i polli di mercato. 24

Quest'è una ricetta generale:
Chi vuol saper che cosa è l'astinenza;
Trovi prima che cosa è 'l carnovale, 27

E ponga tra di lor la differenza;
E volendo conoscer i peccati,
Guardi se 'l prete gli dà penitenza; 30

E se tu vuo' conoscer gli sciaurati,
Omacci tristi e senza discrizione,
Basta che tu conosca i preti e' frati, 33

Che son tutti bontà e divozione:
E questa via ci fa toccar il fondo,
E sciogl'il nodo alla nostra questione. 36

Io piglio un male a null'altro secondo,
Un mal che sia cagion de gli altri mali,
Il maggior mal che si trovi nel mondo; 39

Il quale ognun che vede senz'occhiali,
Che sia l'andar vestito, tien per certo;
Questo lo sanno in sino gli animali, 42

Che vivono spogliati e allo scoperto;
E sia pur l'aria calda o 'l tempo crudo,
Non istan mai vestiti o al coperto. 45

Volgo poi l'argomento, e ti conchiudo,
E ti fo confessare a tuo dispetto,
Che 'l sommo ben sarebbe andare ignudo. 48

E perchè vegghi che quel ch'io ho detto
È chiaro e certo e sta com'io lo dico,
Al senso e alla ragion te ne rimetto. 51

Volgiti a quel felice tempo antico,
Privo d'ogni malizia e d'ogni inganno,
Ch'ebbe sì la natura e 'l cielo amico; 54

E troverai che tutto quanto l'anno
Andava nud'ognun, picciol e grande,
Come dicon i libri che lo sanno. 57

Non ch'altro, e' non portavon le mutande,
Ma quant'era in altrui di buono o bello
Stava scoperto da tutte le bande. 60

E così ognun, secondo il suo cervello,
Coloriva e 'ncarnava il suo disegno,
Secondo che gettava il suo pennello; 63

Nè bisognava affaticar l'ingegno
A strolagar per via d'architettura,
O 'ndovinar da qualche contrassegno: 66

Non occorreva andar per cognettura,
Perchè la roba stava in su la mostra,
E si vendeva a peso e a misura. 69

E quest'è la ragion che ci dimostra
Ch'allor non eron gl'inconvenienti,
Che si veggon seguire all'età nostra. 72

Quella sposa si duol co' suo' parenti,
Perchè lo sposo è troppo mal fornito,
E non ci vuole star sotto altrimenti; 75

Ma dice che ci piglierà partito,
E che gli han dato colui a malizia,
Tal che gli è forza cambiarle marito. 78

Altri, che di ben sodi ha gran dovizia,
Talor dà in una ch'ha sì poca entrata,
Che non v'è da ripor la masserizia. 81

Così resta la sposa sconsolata:
Gli è ver che questo non avvien sì spesso;
Pur di queste qualcuna s'è trovata: 84

Dov'allor si vedeva a un di presso,
Innanzi che venissino alle prese,
La proporzion tra l'uno e l'altro sesso. 87

Non si temeva allor del mal franzese:
Però che, stand'ignudo alla campagna,
S'un avea qualche male, era palese; 90

E s'una donna avea qualche magagna,
La teneva coperta solamente
Con tre o quattro foglie di castagna. 93

Così non era gabbata la gente,
Come si vede che l'è gabbat'ora,
Se già l'uomo non è più ch'intendente: 96

Chè tal par buona, veduta di fuora,
Che se tu la ricerchi sotto panno,
La trovi come 'l vaso di Pandora. 99

E così d'ogni frode e d'ogn'inganno
Si vede chiaro che n'è sol cagione
L'andar vestito tutto quanto l'anno. 102

Un'altra, e non minor, maladizione
Nasce tra noi di questa ria semenza,
Che tien il mondo in gran confusione: 105

Quest'è la maggioranza e preminenza
Che vien da' panni bianchi, oscuri o persi,
Che pongon tra' Cristian la differenza. 108

Questa pospone a i monaci i conversi,
Antepon l'oste a i suoi lavoratori,
E da i padron fa i sudditi diversi: 111

Dov'in que' tempi non eran signori,
Conti, marchesi o altri bacalari,
Nè anche poveracci o servidori. 114

Tutti quanti eron uomini ordinari,
Ognun si stava ragionevolmente,
Eron tutti persone nostre pari, 117

E ciascun del compagno era parente;
Se non era parente, gli era amico;
Se non amico, al manco conoscente. 120

Credi pur ch'ella sta com'io ti dico,
Che 'l vestir panni e simil fantasie
Son tutte quante invenzion del Nimico; 123

Come fu quella dell'artiglierie,
E delle streghe e dello spiritare,
E degli altri incantesimi e malie. 126

Un'altra cosa mi fa strabiliare,
E sto per dirti quasi ch'io c'impazzo,
Nè so trovar com'ella possa stare: 129

Ed è, che se qualcun per suo sollazzo,
Sendo 'ngegnoso e alto di cervello,
Talor va ignudo, e' dicon che gli è pazzo: 132

I ragazzi gli gridan: Véllo, véllo;
Chi gli fa pulce secche e chi lo morde,
Traggongli sassi e fannogli il bordello; 135

Altri lo vuol legar con delle corde,
Come se l'uomo fusse una vitella:
Guarda se le persone son balorde! 138

E se tu credi che questa sia bella,
E' bisogna che 'n cielo, al parer mio,
Regni qualche pianeto o qualche stella. 141

Però se vuol così Domenedio,
Che finalmente può far ciò che vuole,
Io son contento andar vestito anch'io, 144

E non ci starò a far altre parole:
Andrommen'anch'io dietro a questa voga;
Ma Dio sa lui, se me n'incresce e duole! 147

Ma ch'io sia per voler portar la toga,
Come s'io fussi qualche Fariseo,
O qualche scriba o archisinagoga, 150

Non lo pensar; ch'io non son mica Ebreo,
Se bene e' pare al nome e al casato
Ch'io sia disceso da qualche Giudeo. 153

Galileo Galilei

(segue)

 
 
 
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