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Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)

Picchiabbò (di Trilussa)

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Cenni grammmaticali

Il brano seguente è tratto dalla prefazione al volumetto -di sole 38 pagine- "Alcune poesie in dialetto romanesco di G. G. Belli scelte ed illustrate dal P. Daniele Olckers o. s. b. ", Monaco, Tipografia accademica F. Straub, 1878.

II. Cenni grammmaticali.

L'articolo determinativo,
Caso             masc.   fem.
Sing. N.   er  - lo      la
Sing. G.   der - de lo   de la
Sing. D.   ar - a lo     a la
Sing. A.   er - lo       la
Sing. Abl. dar - da lo   da la
Plur. N.   li            le
Plur. G.   de li         de le
Plur. D.   a li          a le
Plur. A.   li            le
Plur. A.   da li         da le
L'articolo determinativo colla preposizione in forma:
in ner o in der (= nel)
in ne lo o in de lo (= nello)
in ne la o in de la (= nella)
in ne li o in de li (= nelli)
in ne le o in de le (= nelle).
2. Sostantivi che escono nel singolore in e il Romanesco spesso li considera come altrettanti plurali di un singolare da lui sottinteso in a. Così p. e. scimisce plur. dal singol. scimiscia. (cimice plur.: cimici.) queste pulce (per pulci); l'altre gente dotte (= l'altra gente dotta); fornace spalancate (= fornaci). Invece di dire gli scribi dicesi anche li scriba e in luogo di mio trovasi mia. Delle volte la vocale finale del sostantivo gli serve da vocale iniziale dell' aggettivo seguente, p. e. in luogo di palco scenico, - parc' oscenico. Si congiunge anche la vocale iniziale del sostantivo coll' articolo come p. e. la sedia di Gaeta per l' assedio di Gaeta.
3. Il romanesco usa i pronomi personali assoluti per gli affissi: me = mi; te = ti; se = si; ce = ci; il dativo jje vale gli, le & loro. Nelle allocuzioni l'accusativo lo si trova anche in luogo di la come p. e. La Madonna lo scampi d'ogni male . . Dio lo conzoli . . .
L'affisso che sta innanzi al verbo non di rado vien congiunto col verbo in una sola parola: p.e. ciò = ci ho; ciai = ci hai; ciarimedia = ci rimedia; ciaricevo - ci ricevo; ciaripara = ci ripara ecc.
4. Delle volte trovasi a piccole voci aggiunta la sillaba ne; p. e. a mene = a me: di tene = di te; mone = mo, (ora); piune = più.
5. Al principio di molte voci specialmente di verbi che cominciano colla sillaba ri si mette la vocale a; come p. e. accusì = così; accresimato = cresimato; aritornare - ritornare; arimediare = rimediare; arreggere = reggere; appredicare = predicare; apprivativo - privativo; arubare = rubare ecc.
6. Talora si trova anche la sillaba in congiunta al princìpio tanto di sostantivi quanto di aggettivi senza che ne venga alterato il significato dì tali parole, come p e. indifficile - difficile; indigestione = digestione; immorale = morale.
7. L'ultima sillaba degli infiniti per lo più vien lasciata. Fa = fare; pìjjà =: pigliare; èsse = essere; avé = avere; sentì = sentire; e a questi infiniti accorciati si aggiungono poi i pronomi personali; onde gastigallo - castigarlo; passacce - passarci; fasse = farsi; potesse = potersi ecc. L'accento però di tali infiniti varia, come véde e vedé = vedere; gòde e godè - godere.
8. Del preterito definito trovasi la forma della 3^ persona usata per quella della I^ persona, come p. e. intese per intesi; ebbe per ebbi. Cosi anche nel condizionale p. e. farebbe per farei.
9. Le forme relative dell' imperfetto soggiontivo usansi per la 2^ pers. singol. e per la 1^ del plur. del preterito definito, come p. e. incontrassi per incontrasti; andassimo = andammo; entrassimo = entrammo; lasciassimo = lasciammo. Trovasi anche la forma della prima persona dell' imperf. soggiontivo in luogo della terza persona del singolare come potessi per potesse; la qual forma usasi anche per la 3. pers. sing. del condizionale p. e. se movessi un cane per si moverebbe un cane.
10. La 3. persona del numero singolare pel presente del congiuntivo esce spesso in i come p. e. vojji = voglia; vadi = vada; abbi - abbia.
11. Oltracciò si trovano sgrammaticature del verbo più o meno strane. Eccone alcuni esempi:
me n'aggnede = me n'andai; aggnede = andò; aggnedero ed aggnederono - andarono; assciutteno - asciugarono; chiamamo = chiamiamo; èrivo ~ eravate; famio - facevamo; fossivo = foste; mi crese - mi credetti; pareno - paiono; stamio = stavamo; so o zò = sono; trovene = trovane (imperativo); vieria = verrebbe ecc.
12. Cambia il romanesco molte volte le vocali delle parole. Eccone alcuni esempi:
abbreo = ebreo,
cUdino = codino,
accusì = cosi,
dua = due,
andivia = indivia,
ecchesce = eccoci,
anzalata = insalata,
eccheli = eccoli.
boècco = bajocco,
funtana = fontana,
ciarvello = cervello,
furtuna = fortuna,
mane (plurale di mano) = mani,
mità = metà,
puro = pure,
nun e nu' = non,
sabbito = sabbato,
si o colla s raddoppiata ssi = se (congiunzione condizionale). Come abbiamo già notato al N° 3.
se usasi pel pronome affisso si.
ughelo = ugola,
uprì = aprire ecc.
13- Sono anche mutate consonanti. Cosi la d dopo n vien mutata in n. per esempio: annare = andare; monno = mondo; quanno = quando; tremanno = tremando; venne = vende ecc.
la b dopo m trovasi cambiata in m come gamma = gamba; tromma = tromba; cammia = cambia
La consonante l spessissimo si muta in r, appricare = applicare; arbagia = albagia; carzetta = calzetta; er = il; ar - al; dar - dal; ner = nel; quer = quel; carcio = calcio; farzo = falso; scerto = scelto; eguarmente = egualmente ecc.
Delle volte trovasi anche mutata in n, come antro = altro.
In luogo di gl sempre si pone jj; pijjà = pigliare; fijja = figlia; tenajje = tenaglie.
La r vien anche molte volte traslocata come: Tirnità = Trinità; crompà =: comprare; frabbicà = fabbricare; grolia = gloria; frebbe = febbre; premissione = permissione; Traquinio = Tarquinio.
14. Il suddetto cambiamento di vocali e consonanti non di rado diventa cagione di grandi spropositi talora forse anche voluti Eccone alcuni esempi: Essenza per assenza; fischio in luogo di fisco; rè-barbero per rabarbero; artèria per altèa; anzianità in vece di ansietà.
15. La forte pronuncia nel principio d'una parola vien indicata colla consonante raddoppiata. Dopo una consonante la S si cambia in z che parimente si deve pronunciar forte. Per far pronunciare le sillabe ce, ci, eia, ciò, ciu con suono piano e toglierne l'aspro si dà loro una s, scrivendole sce, sci, scia, scio, sciu.
16. Nomi di persona più frequenti sono:
Bastiano = Sebastiano,
Bertollo = Bertoldo,
Checco = Francesco,
Commido = Comodo,
Cornejjo = Cornelio,
Eluterio = Eleuterio,
Filisce = Felice,
Fiordinanno = Ferdinando,
Ghitano = Gaetano,
Giachemo = Giacomo,
Giggio = Luigi,
Girolimo = Girolamo,
Giuvacchino = Gioacchino,
Larione = Ilarione,
Meo = Bartolomeo,
Muccio = Giacomuccio,
Nino = Giovanni,
Peppe = Giuseppe,
Pippo = Filippo,
Rimonno = Raimondo,
Tanislavo = Stanislao,
Titta = Giovanni Battista,
Toto = Antonio,
Ugusto = Augusto,
Urelio = Aurelio,
Ustacchio = Eustachio,
Betta = Elisabetta,
Ghita = Margherita,
Checca, Checchina = Francesca,
Lalla = Adelaide,
Lutucarda = Lutgarda,
Mitirda = Matilde,
Nastasìa = Anastasia,
Nena = Maddalena,
Nina = Caterina,
Nunziata = Annunziata,
Pepèa = Nepomucena,
Pressede = Prassede,
Sabella = Isabella,
Sciscijja = Cecilia,
Teca = Tecla,
Tolla = Anatolia,
Tota = Antonia,
Tuta e Tutta = Gertruda,
Ularia = Eulalia.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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