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« Sonetto di Tullia d'AragonaA Benedetto Varchi (Sonetti) »

Ad Ugolino Martelli

Post n°562 pubblicato il 26 Ottobre 2014 da valerio.sampieri
 

I quattro seguenti Sonetti di Tullia d'Aragona sono dedicati ad Ugolino Martelli.

XXIII.
Ad Ugolino Martelli

Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi,
fate d'Arno suonar l'ampie contrade,
cantando insieme a più ch'ad una etade
con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi,

a me, caro Martel, sono tanto avversi
i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade:
e per occulte, solitarie strade,
vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi.

Tal che del pianto mio, del mio languire,
languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso,
e le fiere e gli augelli in ogni parte.

Voi mentre affligge me l'empio martire,
deh! consolate lo mio spirto lasso,
così vostre eterne e onorate carte.



XXIV.
Allo stesso

Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero
per risonar con la zampogna mia,
vostra rara virtute e cortesia,
poggiando al ciel col bel suggetto altero.

Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero)
che roco è 'l suono, e la mia sorte ria,
sì dietro a i miei dolor tutta m'invia,
che levarmi da terra, unqua non spero.

Cantino altri di voi tanti pastori,
che pascon le lor gregge a l'Arno intorno,
a cui le Muse, a cui fortuna è amica;

io s'unqua al mio felice stato torno,
non pur non tacerò miei santi ardori,
ma voi sarete mia maggior fatica.



XXV.
Allo stesso

Ho più volte, Signor, fatto pensiero
di risonar con la zampogna mia,
di te il valor e l'alta cortesia,
salendo al ciel presso al soggetto altiero.

Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero,
che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa,
sì dietro a miei dolor tutta m'invia,
che levarmi di terra indarno spero.

Cantin di te tanti gentil pastori,
che pascon le lor greggie al Po d'intorno,
a cui le Muse, a cui fortuna è amica:

forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno,
farà sentir non pur suoi bassi amori,
ma tu sarai la sua maggior fatica.



XXVI.
Allo stesso

Ben sono in me d'ogni virtute accese
le voglie tutte, e gli spirti alto intenti;
ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti,
ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese.

Onde non lodi no, ma gravi offese
mi son le rime vostre, e però tenti
vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti,
mille di lui cantar più degne imprese.

Ben può celar il ver finta bugia,
a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte:
ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia,

dunque per più secura e corta via,
rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte,
ch'in altrui molto, in me poco sarìa.

Tullia d'Aragona
 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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