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Letteratura, musica e quello che mi interessa

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Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.

Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.

La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.

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Post n°303 pubblicato il 16 Dicembre 2012 da valerio.sampieri

Tag: Aneddoti, Bernini, Papa Alessandro VII, Roma

Completiamo un po' il post di ieri, con un paio di piccole considerazioni, precedute da una indiscutibile verità: Roma sarebbe perfetta, se non fosse infestata dai topi e dai romanisti (in rigoroso ordine discendente di importanza), ma la perfezione, si sa, non appartiene a questo mondo.

Della brevissima passeggiata di ieri ho illustrato soltanto il percorso, con fugaci cenni agli aspetti maggiormente rilevanti, limitandomi peraltro ad una sintesi estremamente superficiale e parziale. Gli appassionati di arte figurativa e di architettura si troveranno a sguazzare nella più opulenta abbondanza, se anche uno zotico insensibile, quale io sono, resta ammirato.

Ma ciò che resta quasi sempre nascosto è il "perché delle cose". Perché una via di Roma ha questo nome? Quale storia si nasconde dietro di esso? Perché un monumento è orientato in un certo modo? Quali e quanti aneddoti, spesso contraddittori, esistono in merito? E potremmo moltiplicare all'infinito tali domande, ... solo per vederne sorgere di nuove che si intrecciano con altre, in quella che finisce per essere una storia infinita.

Ieri, ad esempio, ho parlato brevemente di S. Ignazio ed ho nominato Piazza di Pietra, già sede della dogana nel 1800 e nei tempi recenti della Borsa, site proprio nel Tempio di Adriano (nella foto del titolo). La versione più semplice dell'etimologia del nome della piazza lo ricollega proprio alla presenza del Tempio, ridotto ormai ad un mucchio di pietre, dopo essere stato spogliato di tutti i suoi rivestimenti. So che esistono altre più raffinate versioni, ma devo svolgere approfondimenti in merito.

E che dire degli aneddoti relativi all'obelisco di Piazza della Minerva, casualmente ritrovato nel 1665 in un giardino dei Frati Domenicani? Anzitutto il nome dei frati, per sottolinearne la fedeltà, deriva dal latino "Domini canes", i cani del Signore. Papa Alessandro VII, della famiglia Chigi, bocciò il servile ed arciruffiano progetto di Padre Domenico Paglia di erigere l'obelisco su un basamento che contemplava la presenza dei medesimi sei "montini" presenti sullo stemma dei Chigi e si rivolse al Bernini, perché realizzasse un basamento capace di esprimere la Saggezza Divina.

Il Bernini, rifacendosi ad un libro, molto in voga all'epoca, di Francesco Colonna, pubblicato da Aldo Manuzio nel 1499, scelse quale simbolo l'elefante. Dato però che nel progetto del Bernini non vi era alcun sostegno sotto la pancia dell'elefante, probabilmente istigato dall'invidiosetto Pagia, Papa Alessandro impose la realizzazione di un supporto sotto la pancia dell'animale affinché il peso dell'obelisco non gravasse su un sostegno vuoto. Bernini fu costretto ad obbedire, sebbene a malincuore, tentando di coprire lo scempio con una gualdrappa, ma con scarso successo, tanto che l'elefante viene chiamato il "Pulcino della Minerva". Ma questo è un appellativo grazioso, si potrebbe obiettare: mica tanto, in verità. La corretta pronuncia romanesca è "Purcino della Minerva", ma questa non è altro che una corruzione del vero nome affibbiato all'opera a suo tempo: "Porcino della Minerva", tanto per sottolineare che si trattava di una porcata!

Ma non è finita qui. Bernini non gradì lo sgarbo dei Domenicani nei suoi confronti. Pertanto l'elefante fu realizzato con la coda leggermente scostata di lato, onde far intravedere quello che c'è sotto: naturalmente il posteriore in bella vista dell'animale, punta direttamente verso il Convento dei Domenicani!!!

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