Tra le cose che più mi piace fare, c'è quella di guardare film in dvd insieme al mio compagno.
E' un momento di complicità che comincia già dalla scelta del film, poi l'acquisto del dessert che accompagnerà la serata, proseguendo con la preparazione di una cenetta un po' speciale. Insomma tutti i dettagli devono essere perfetti.
E' la nostra serata, sprofondati nel soffice abbraccio del divano, protetti d'inverno dal calore di uno scaldotto, cullati d'estate dalla frescura di una vaschetta di gelato.
E' un delizioso momento d'intimità, nient'altro che banale quotidianità, eppure sono proprio questi rituali familiari che mi fanno assaporare il piacere della normalità.
L'altra sera abbiamo guardato "Profumo - Storia di un assassino".
Un film torbido e sontuoso, tratto da un libro di Patrick Süskind, racconta la storia di un uomo, Jean-Baptiste Grenouille, dotato di un olfatto prodigioso. Ossessionato dal bisogno di racchiudere in un'unica essenza la fraganza naturale della pelle di bellissime donne, un progetto folle per cui non esiterà ad uccidere, più di una volta, con cieca indifferenza.
Nella prima parte il film è un ritratto crudo e spietato della società settecentesca parigina, con i suoi miasmi fetidi e le folle di straccioni luridi, un'epoca in cui la vita dei più poveri non valeva nulla. Difatti il piccolo Jean-Baptiste, appena raggiunta la minima età per lavorare sarà venduto per pochi spiccioli, dalla direttrice dell'orfanotrofio in cui era vissuto.
Nella seconda parte del film, dopo l'incontro con un vecchio profumiere italiano, interpretato da uno scoppietante Dustin Hoffman, il protagonista giunge a Grasse, in Provenza, desideroso d'apprendere la tecnica dell'enfleurage, con cui distillare il profumo dei profumi.
Verso il finale il film diventa surreale, quasi grottesco, una favola amara che culmina in un'orgia universale, scandita da una musica magistrale, una sinfonia che inebria i sensi.
Ma l'apoteosi arriva nell'ultima scena, quando colui che non conosceva l'amore si lascia sbranare dalla folla. Belve impazzite dall'effluvio del profumo perfetto.
Solitamente mentre scorrono i titoli di coda, io e il mio compagno, ci scambiano le impressioni sul film appena visto.
Ma questa volta non ho fatto alcun commento: "Hai visto che splendidi campi di lavanda? Come sarebbe bello andare in Provenza..." ho, invece, esclamato sospirando.
"Provenza???" ha ripetuto lui guardandomi. Ho annuito col capo, sorridendo.
E senza bisogno d'aggiungere altro ci siamo ritrovati ad evocare immagini di campi profumati di lavanda, di piccoli borghi incantati sospesi nel tempo, di cavalli selvaggi che corrono sulla riva del mare, di acquedotti romani, di trovatori e amor cortesi cantati in lingua d'oc, di mercatini traboccanti di colori vivaci e odori di spezie e fiori e saponi di Marsiglia
e paesaggi incantati fissati per sempre sulle tele di Cezanne e Renoir, ed il vento freddo del nord che ha un nome dolce ed ingannevole, Mistral.
E quella frase buttata lì per caso, in un sospiro, è diventata un'idea radicata, un progetto da realizzare al più presto, la meta delle prossime vacanze.
P.S. In realtà il film è stato girato a Figueras, in Spagna. Ma quello che conta nella vita non è la realtà oggettiva, ma ciò che si riesce a cogliere delle sue infinite sfumature.