GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Lo scritto a cui sono ma...Ancora sul parassita del... »

1976: la veggenza innocente dei bambini.

Post n°617 pubblicato il 07 Maggio 2012 da sergioemmeuno
 

   LA FOTO E' STATA RIMOSSA DAL SOTTOSCRITTO.

Parlano da sole, certe foto. Era l'anno 1976, e un bimbetto alto, silenzioso, insicuro ma osservatore, già ripeteva dentro di sé il proprio nome e cognome: Sergio M. A dirla tutta... aveva iniziato a ripeterselo di continuo già a quattro anni.

   Il primo giorno alle elementari, ricordo che sbattei e feci cadere la bottiglietta di succo di frutta alla pera sull'astuccio color verde militare del mio vicino di banco, un certo Roberto Di Bella; era alto come un pigmeo, ma era il secondo più forte della classe.

Quando oggi premo su review e rivedo quelle immagini - le scazzottate, i cornetti alla ciliegia della pasticceria Belfiore e i Buondì, quei quadernini che duravano tre mesi, l'abbecedario sulla parete scarna, i "pensierini", le operazioni in colonna, i cavernicoli, gli egiziani e gli antichi romani, le occhiate minacciose della rigida e immensa Maestra Albertina Colucci -, mi assale un misto di serenità e nostalgia. E, talvolta, mi sforzo di rimembrare se, all'epoca, avessi già il sentore di un qualcosa - emozione o pensiero - che si sarebbe avverato nel futuro.

Qualcosa di vago lo presentivo. E oggi posso dirlo: non mi sbagliavo di molto. La mia vita sarebbe stata tutta uno scendere e un salire... in risonanza col mio nome e cognome.

Ma va bene così, va bene così. "Quello che non t'accoppa te fa la scorza dura", era solito ripetere il porchettaro del Tiburtino.

Buenas tardes!

 

p.s. ehi, Maestra Albertina da Poten-za, ti sono grato che neppure ti immagini. Eri quadrata nelll'insegnamento.

 
 
 
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