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« Lontano...nel tempoCI SONO GIORNI... »

QUEI GIORNI SPESI A PARLARE DI NIENTE...

Post n°324 pubblicato il 15 Giugno 2012 da lorifu
 

 

 


 

 

io vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo un po' retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.

Ma d' illusioni non ne abbiamo avute, o forse si, ma nemmeno ricordo,

tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.

Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,

fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.

Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,

a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.

Dopo l'inverno e l' angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,

liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l' avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.

Il mio Leopardi, le tue teologie: "Esiste Dio ?" Le risate più pazze,

le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.

Poi quell' amore alla fine reale tra le canzoni di moda e le danze:

"E' in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare."
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l' estate.

Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo

nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand' io vado a letto.

Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso

più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male...

 

...Quei giorni spesi a parlare di niente

Sdraiati al sole inseguendo la vita

Come l’avessimo sempre capita,

come qualcosa capito per sempre...

 

É  l’immagine più significativa che mi viene in  prestito per parlare di amicizia.

E  la “Canzone per  Piero” di Guccini, che dopo tanti anni  ascolto con la stessa emozione di allora, quando sentimenti come l’amicizia, l’amore, li si viveva in maniera del tutto totalizzante, può essere lo spunto  per parlare di amicizia.

Nella semplicità delle parole della canzone, apparentemente vuote, c’è tutto il senso dell’amicizia, che non ha bisogno di parole per esprimersi; i veri amici, come due innamorati, si sentono a loro agio anche in silenzio, provano  una sensazione fisica e psicologica di benessere solo dallo stare insieme.

L’amicizia, come bisogno  di comunicare, condividere ideali, aspirazioni, delusioni con qualcuno che sia sulla tua stessa lunghezza d’onda e possa vedere e sentire con il tuo  stesso cuore e i tuoi stessi occhi è un bisogno di sempre per tutti, scrittori, poeti  e comuni mortali anche se  spesso, nel corso della vita l’abbiamo dovuta rivedere, rivalutare, ridimensionare a seconda delle vicende belle o brutte che hanno contrassegnato il nostro vissuto.

Scrittori e poeti hanno scritto capolavori sull’amicizia, elevandola al più alto rango e facendo comprendere quanto sottile sia la differenza tra amicizia e amore quando questa sia un valore che nobilita l’animo umano.

Amicizia è lo scoprire che nel dolore trovi l’amico ma  spesso tale scoperta si accompagna al dolore ben più grave, provato, nel riconoscere il falso amico.

L’amico vero, nel bisogno non parla,  agisce, precede la tua telefonata, è più puntuale di sempre, ti ascolta, ti aiuta a tua insaputa per non umiliarti, è presente, soffre e gioisce con te,  dei tuoi successi, della tua riuscita, della tua salute, del tuo benessere.

E’ questo il vero amico e può essere quello che senti o vedi magari una volta all’anno e col quale non ceni o bevi da una vita.

E’ la persona che comunque sa mettersi in disparte quando hai bisogno di ritrovarti, senza esprimere giudizi, è quella che non invade la tua sfera privata in virtù di un malinteso senso dell’amicizia.

E’ sempre più difficile trovare un vero amico in una società, dove  parole come riuscita sociale, immagine, opportunismo, convenienza hanno preso il posto di autenticità, solidarietà, empatia.

Ma a chi crede che l’amicizia sia un valore, concludo con queste bellissime parole tratte dal libro “L’amico ritrovato” di Uhlman  che ho letto molto tempo fa ma che ricordo mi colpirono molto:

 

“Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato.”


 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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