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LA FATA IGNORANTE

Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.

 

 

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Riza, che sembra il nome di un biscotto

Post n°1121 pubblicato il 19 Ottobre 2023 da EasyTouch

Ma se nella vita non dobbiamo migliorare allora che vita è?

Voler migliorare è autoimporsi una strada che forse non va bene. E farò bene a scrivere questi pensieri? Perchè pensare troppo è incollare etichette che non si staccheranno mai più mentre tu vuoi liberarti. Incontro un sacco di persone durante il giorno, le incontro senza incontrarle, che è il massimo della vita per me, grazie a questa cosa che l'uomo sapiens ha concepito, l'internet. Ascolto migliaia di video, vocal coach, maestri buddisti, psicoterapeuti e motivatori, mentre pulisco la stanza che adoro pulire perchè mi piace sentire l'odore di pulito mentre vado in bagno, il bagno, la mia stanza, l'acqua che scorre, che toglie, che lava, che cammina mentre io non mi muovo.

Però, ecco, Raffaele, uno dei miei ultimi incontri, in questi giorni mi dice: non pensare- incollare ma filma, filma la scena e guardala nel suo insieme, guarda te che sei attore in uno scenario con tante cose, uno scenario complesso. E constata. Cosa fai, cosa pensi, stai male? Stai bene? ok. Stacce.

Di tanto in tanto userò le stesse parole di Raffaele che ho letteralmente sbobinato prima, perchè credo che ste cose siano la svolta, se le faccio davvero. Ah sai cosa? Ancora mi limito a sognare di muovermi fisicamente ma non lo faccio. Anche oggi sono rimasta chiusa in casa sbandando un pò di quà e un pò di là e cercando di riprenderemi perchè so che arriva sera e molto presto. Ahhaa che pagliaccia. Bene così. Però adesso mi sovviene un'immagine. Raffaele dice che le immagini le possiamo far uscire: io da bambina, inquieta come poche, con le gambe sul muro e tanta immaginazione di riuscire a camminarci sopra come Raffaella Carrà, testa all'ingiu' contro ogni regola fisica. Quanto mi divertivo a sfidarmi in cose impossibili e fisiche mannaggia, fisiche. Perchè da bambina io volevo ballare. Fare la ballerina, saltare e fare bene i passi. Quella bambina non l'ho più rivista. Se penso di ballare adesso non mi piace nemmeno più ma la musica, quella non riesco a toglierla. 

Non lo so, intanto riprendo lo sbobinamento.

Smettere di credere in certezze. Il disagio non è da cancellare subito con l'azione. Se si impara a constatare e non pensare, si entra nel regno dove c'è qualcosa dentro che agirà secondo la mia natura. Essere presente a ciò che accade. Stiamo male perchè guardiamo con gli occhi della somiglianza. Constatare è guardare, non paragonare, guardare e creare il vuoto. Se soffri constati che c'è il dolore e basta.

Insicurezza: le cose che tu vedi fragili, gli errori e le delusioni non hanno bisogno di esplorazione nè di elaborazione. Tutti dimentichiamo una cosa molto importante: la nostra vita sarebbe niente se non fosse che noi possediamo un centro, un seme, che è nella nostra terra e aspetta di crescere. Non potrai mai per nessun motivo uscire dall'insicurezza ragionandoci su.

Nei disagi ci si nasconde e nel nascondimento ci avviciniamo al nostro nucleo. Quelli che noi chiamiamo problemi non esistono ma esiste arrivare ad essere la pianta che sei. Il daimon percorre la tua strada verso il tuo destino, se lo sguardo si posa sugli altri su quello che gli altri vogliono da te, i modelli dell'opinione corrente, se pensi che sei così perchè hai subito qualcosa da bambino e sei segnato, non ce la farai mai. La percezione dei disagi che arrivano: signora provi a perdersi per davvero, in un labirinto senza uscita. Il labirinto come spazio mitico. Dentro c'è un filo di Arianna che ti guida fuori dalle opinioni comuni. Cosa fare? Spazzare via tutte le opinioni e pensieri che si hanno e dirsi io mi sto perdendo. Chiudere gli occhi e cammninare senza saper dove andare. Cammina cammina cammina, non trovo la strada, il mio centro non vuole le strade che percorro. Non vuole quello che voglio, il mio centro vuole che ti allontani da lui e constati senza colpevolizzarti. Non dirti smetterò di farlo e che non vai bene, semplicemente guarda ciò che accade e lo sguardo diventa vuoto di intenzione. 

Molte persone si svalutano perchè sono troppo fortì e non vogliono vedere la propria indipendenza preferendo aggrapparsi a rocce che stanno franando. Ma ciò che ci ha condotto fino qui sono certezze che non compaiono in superficie.

Programma

io non ho un progetto

io non mi conosco e non mi voglio conoscere

io mi affido a qualcosa di sconosciuto e non penso di migliorare e mandare via l'insicurezza

Quanto sono diventato più sconosciuto rispetto a ieri? Nella giornata è accaduto qualche volta che non avevo niente da dirmi.

Guardare. Rimanere presa e catturata dalla meraviglia di una cosa esterna. L'insicurezza è riconoscere che sei in viaggio, che il passato è passato e non torna più, le cose che vuoi non dipendono da te, riconoscere che sei viva adesso, che sei troppo banale e c'è una meraviglia che non sta scendendo in campo, l'essere banale ti fa male dentro, e riconoscere che vuoi essere come tutti gli altri e che non sai stare sola. 

senza il parere di nessuno goccia dopo goccia l'insicurezza svanisce

Sei fatto di inverni, estati, primavere, autunni, di colpi di vento e di sole. Di tutto.

La felicità dell'incertezza e dell'insicurezza. Quando viene l'incertezza viene per spazzare via quello che ti sei messa in testa che vuoi. L'identità che ti sei messa in testa.

Quelli che tu chiami errori sono le prove dell'anima per arrivare alla meta. Il nostro nucleo è fatto per produrre le azioni che ci appartengono e che sono nostre da migliaia di anni.

Le azioni nitide che c'erano da bambini, riprenderle.

Io ora sto giiocando sotto il portone seduta sul sasso dello scalino vicino alla bicicletta e aspetto che smetta di piovere per rimettermi in sella e fare un giro per andare in cascata a cantare. Più o meno. Ero solitaria anche da bambina. Amavo il vento sulla pelle, meno lo sforzo fisico, ma il brivido che provavo quando lanciavo la bicicletta mi faceva sentire protetta e in movimento. Potevo volare. Amo gli aeroplani e li guardo sempre. Mi danno la sensazione di sorpresa.

Horus, il falco, gli uccelli, l'aria la libertà insieme all'acqua e al senso di protezione. Ho sempre immaginato moltissimo, situazioni, spettacoli, luoghi aperti, giochi condivisione, sfide da riprendere da dove mi ero fermata il giorno prima per completare lo schema, la bellezza e disegnarla. Ecco che fa capolino anche Marco, la cosa più bella che abbia mai alimentato nella mia testa, la sua un'immagine che volevo concretizzare solamente  disegnando il suo volto perfetto ma non volendo affrontare una relazione con lui. Mi sarei massacrata, ma sono riuscita a crearmi un mondo protetto dove poterlo guardare e riguardare ogni volta che volevo, in tutta la sua maledetta terribile bellezza. Marco è stato un terremoto assurdo dentro di me. Il volto perfetto esteticamente ma talmente imperfetto in micro movimenti ed espressioni da rovinarmi e dannarmi l'anima per non riuscire a guardarlo quando lo avevo di fronte a me. Marco, una mia costruzione, un episodio da rivivere innumerevoli volte e da portarmi per sempre con me a dispetto di tutti e anche di Marco stesso. Marco che compare smepre nei momenti in cui attraverso molte difficoltà. Lui che era la perfezione imperfetta e terribile. 

Non so nulla di me. Non so chi sono oggi e se quella bambina abbia ricevuto delle risposte adeguate. Ora so che le domande non le poneva lei ma la sua natura che è la stessa che sono adesso. 

In viaggio come ignota verso l'ignoto.

La pagliaccia risponde 

A-I -U-T O. 

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