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« COME CI MANIPOLANO ATTRA... | CURIOSITA' SUL 29 FEBBRAIO » |
I luoghi comuni ed alcune esperienze negative inducono spesso a ritenere impossibile che un gruppo di donne possa organizzarsi e soprattutto operare concretamente. E' tempo, invece, di far applicare nella vita pratica ciò che la Legge da tempo ha stabilito e che la prassi è restia ad applicare. Nascono spontanee molte domande ed altrettante perplessità: ad esempio, se realmente esistano le pari opportunità, se la donna sia realmente libera di decidere per la sua vita, o debba ancora fare i conti con la realtà, se sia effettivamente emancipata e che cosa significhi per lei il termine emancipazione. Quante generazioni dovranno passare, prima che uomini e donne possano dirsi consapevoli delle reciproche ricchezze, dei propri diritti e responsabilità, per creare una società dove le donne non saranno più le loro principali nemiche, dove le madri insegneranno ai figli maschi il rispetto verso l’essere femminile? Una donna troppo spesso deve scegliere tra la carriera e la famiglia. In ambiti lavorativi prettamente maschili, deve impegnarsi il doppio di quanto facciano gli suoi colleghi, e spesso è costretta ad assumere atteggiamenti che fanno di lei una brutta copia dell’uomo, rinnegando la sua femminilità; ma la considerazione più triste è riscontrare che tra le donne esiste ancora una guerra senza pietà in tutti gli ambiti: lavorativo, sociale, sentimentale, familiare.
La femminilità è l'insieme delle caratteristiche fisiche, psichiche e comportamentali che distinguono la donna dall'uomo. E’ una ricchezza di cui andare fiere, non un handicap da cui nascondersi!
Questo è il momento giusto per smettere i panni dell’uomo: bruciare i reggiseni, durante le manifestazioni femministe degli anni ‘60-’70 ci ha portate idealmente ad indossare i boxer. Ogni volta che usiamo la seduzione anziché le grandi risorse che ci appartengono, non miniamo solo il nostro terreno, ma anche quello di altre donne; distruggiamo il lavoro di altre sorelle che hanno speso la vita e le energie affinché noi potessimo essere libere dal giogo imposto per migliaia di anni. Poniamo fine ad un'immagine del femminile da anni veicolata dai mass media e in particolare dalle televisioni, che evidenzia il corpo delle donne come oggetto di consumo! Se davvero dobbiamo spogliarci, liberiamoci di questa pelle che non riconosciamo più come nostra e indossiamo panni consoni al nostro vero essere. Chiediamoci cosa significhi per ognuna di noi essere donna, essere femminile. Domandiamoci a cosa nel proprio intimo aspiri ogni singola donna, a cosa ancora debba rinunciare, quale sia il ruolo che ricopre e quanto grande sia il peso che si porta sulle spalle. Fino a poco più di sessant’anni fa, nel nostro Paese la condizione giuridica e la posizione familiare della donna erano fortemente inferiori rispetto a quelle dell’uomo: le donne non avevano diritto al voto politico ed erano escluse dalla partecipazione ai concorsi nel pubblico impiego (ministeri dell’interno e degli esteri, magistratura e forze di polizia). L’eguaglianza formale è ormai raggiunta in tutti i settori della vita pubblica e privata, nonostante il processo di adeguamento si sia avviato molto lentamente, a causa della resistenza degli apparati di potere e sia stato praticamente imposto dalle direttive dell’ONU e della UE. Tuttavia, l’eguaglianza “di fatto” resta ancora un obiettivo da raggiungere, in quanto tuttora persistono una discriminazione di genere a livello occupazionale ed una scarsa presenza femminile ai vertici delle istituzioni, dei partiti e dei Consigli di Amministrazione. Inoltre, l’attuale crisi economica determina una riduzione dei servizi alla comunità, rivolti ai bambini, agli anziani ed alle persone in difficoltà, costringendo molte donne ad abbandonare il lavoro. La strada, quindi, è ancora lunga, ed occorre stimolare le nuove generazioni ad impegnarsi per ottenere spazio, difendere, e mantenere ciò per cui si è lottato, perché i diritti acquisiti non sono scontati. E’ necessario, oggi più che mai, credere e non avere paura, nonostante il clima generale di sfiducia e l’angoscia di perdere il posto di lavoro, magari precario.
L’8 marzo, giornata internazionale della donna, meglio conosciuta come ‘festa della donna’ è una celebrazione riconosciuta dall’ONU per «gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale». E’ soprattutto il ricordo di una data, il 25 marzo 1911, in cui 129 donne morirono a causa di un incendio divampato nella fabbrica in cui lavoravano per pochi spiccioli. Gli unici superstiti furono i proprietari dello stabilimento, che vennero successivamente assolti. La festa della donna non è lo sventolio della mimosa o un’occasione per uscire una sera in compagnia di altre donne. Questa celebrazione, istituita con connotazione sindacale e successivamente femminista, sta assumendo in questi anni un carattere sempre più commerciale, che svilisce ed offende la dignità femminile. E’, al contrario, un momento di riflessione e di omaggio alle donne vere.
L’invito è di renderci più unite, solidali e coraggiose, Lo possiamo fare, perché le nostre caratteristiche lo permettono, perché la storia ce lo ha dimostrato e continuerà a farlo: perché la storia è scritta dalle donne e dagli uomini.
Inviato da: Vince198
il 06/02/2024 alle 17:45
Inviato da: Vince198
il 26/05/2022 alle 09:00
Inviato da: Vince198
il 20/09/2021 alle 18:18
Inviato da: virginiagrey
il 11/12/2019 alle 12:06
Inviato da: Vince198
il 11/12/2019 alle 01:11