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Post n°418 pubblicato il 25 Novembre 2009 da luger2

BANDIERE INCENDIATE: LA PROTESTA DI DISOCCUPATI E FORZA NUOVA «Indietro Savoia», giorno d´insulti e spintoni In 300 impediscono ai reali di partecipare alla messa in Duomo Le bandiere sabaude incendiate, gli schiaffi e gli spintoni, i vessilli borbonici e le mani tese nel saluto fascista, gli insulti e gli slogan dei disoccupati che gridano: «Chiediamo lavoro, ci mandano 'o rre». Non ci è voluto poi molto per rovinare la festa del ritorno in Italia di Vittorio Emanuele. Sono bastati poco più di trecento scalmanati davanti al portone sprangato del Duomo, una selva di striscioni e una gran quantità di assordanti fischietti con su stampato lo stemma del Regno delle Due Sicilie. La minacciosa presenza del popolo dei «Masanielli» ha impedito alla famiglia Savoia di partecipare alla messa nella cappella di San Gennaro. Il principe, con la moglie Marina e il figlio Emanuele Filiberto, sono riusciti ad entrare nella cattedrale molto più tardi, quando è tornata la calma, ma solo per incontrare il cardinale Michele Giordano e per rendere omaggio alle relique del Patrono di Napoli. In serata la contestazione è ripresa davanti all´albergo Vesuvio, dove alloggiano i Savoia: due fumogeni e una bottiglia piena d´acqua sono stati lanciati contro l´auto del principe da un uomo che è stato fermato e identificato dalla polizia. La tensione era nell'aria già dal mattino, quando avevano cominciato a rullare i tamburi di guerra dei disoccupati organizzati, quelli legati alle frange dell´estrema destra. E poi c´erano i proclami minacciosi dei giovani del Msi e dei neoborbonici, che si erano dati appuntamento davanti al Duomo. I Savoia hanno dovuto affrontare nell'aeroporto, un´anticipazione di quello che sarebbe accaduto. La prima grana è scoppiata nella sala arrivi di Capodichino, dove il principe con moglie e figlio si è trovato davanti a un muro di cameramen, fotografi e giornalisti. C'erano anche duecento monarchici in vena di menare le mani. Ne hanno fatto le spese Enrico Lucci, quello delle Iene, e il suo operatore: sono stati bloccati e pestati dal servizio d'ordine appena hanno tentato di avvicinarsi a Vittorio Emanuele. Nel parapiglia è rimasto coinvolto anche un tecnico della Rai, che in serata si è fatto medicare in ospedale. E' cominciata così, con la tensione alle stelle, la prima giornata napoletana del principe. E non è che il resto della giornata sia trascorso con maggiore tranquillità. Tutt'altro. Il clou della contestazione è stato riservato ai Savoia davanti al Duomo, prima tappa del fitto programma della visita della famiglia reale. Nella cattedrale Vittorio Emanuele avrebbe voluto assistere a una messa nella Cappella di San Gennaro, ma ha dovuto rinunciare. Sul sagrato è successo di tutto. Poco più di trecento fra neoborbonici, disoccupati e militanti della destra estrema hanno scandito per ore slogan e inalberato striscioni. «Jatevenne, andate via», «carnefici, traditori», «Indietro Savoia», urlavano i contestatori che, poi, si sono lanciati alla caccia dei monarchici. La scintilla della violenza è scoccata quando un gruppetto di aderenti a Forza Nuova, estrema destra, ha notato un vecchio che srotolava la bandiera sabauda. E' volato qualche schiaffo, la vittima dell'aggressione è stata circondata dalla polizia e portata in Duomo, al sicuro. Ma con il passare delle ore la violenza non si è placata. «Allora, 'sti Savoia arrivano o no?», gridavano i neoborbonici. «No, non arrivano, non hanno il coraggio di farsi vedere», rispondevano i disoccupati del Sindacato Azzurro che inalberavano un cartello: «Dopo sua maestà Maradona arriva il secondo re di Napoli». Inviperiti, i manifestanti se la sono presa ancora una volta con i pochi monarchici rimasti in attesa del principe. Urla e insulti sono piovuti su un uomo e una donna, Guardie d'Onore del Pantheon: qualcuno è riuscito a strappare loro i mantelli che sono stati bruciati sulle scale del sagrato, sotto gli occhi di una confusa vecchietta che chiedeva: «Giovanotto, ma che ci fa tutta questa folla? E' morto qualcuno?». I monarchici hanno accusato la polzia di «non aver saputo difendere i diritti di coloro che avrebbero voluto partecipare a un rito religioso». In questura, però, fanno sapere che ciò che è successo è da addebitarsi all´eccessiva pubblicità data al programma della visita di Vittorio Emanuele: Napoli, si sa, è una città piena di tensioni, occorre essere prudenti. Resta da vedere che cosa accadrà oggi, quando Vittorio Emanuele passeggerà per le strade del centro e Emanuele Filiberto andrà allo stadio per assistere alla partita Napoli-Verona.           ( tratto da  La Stampa 16 3 2003 )

 
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