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LO STERMINIO NELLA TERRA DEI FUOCHI

Post n°2305 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da luger2
 

Tra Napoli e Caserta «si sta consumando una tragedia sotto la luce del sole, un ecocidio». In quella che viene chiamata la 'Terra dei fuochi' negli ultimi 20 mesi sono stati appiccati oltre 6 mila roghi,30 al mese, più di 10 al giorno. E oltre al danno ambientale, nei luoghi più segnati dalla criminalità organizzata, a preoccupare è il rischio sanitario con una «stretta correlazione tra discariche e tumori, che trova nella zona di Acerra i picchi più alti». Il rapporto di Legambiente, lanciato in occasione della presentazione dell'iniziativa 'Puliamo il mondo', ha scattato un'istantanea impietosa di quest'area della Campania, tanto bella quanto«martoriata e dilaniata» dallo smaltimento illegale dei rifiuti. Dal primo gennaio 2012 al 31 agosto 2012, si legge nel documento preparato da Legambiente in base ai dati dei Vigili del fuoco incaricati dal viceprefetto Donato Cafagna, l'uomo del ministero dell'Interno che da novembre lavora sulla Terra dei fuochi, i roghi di rifiuti tra Napoli e Caserta sono stati oltre 6.034: 3.049 riguardano la provincia di Napoli e 2.085 quella di Caserta. «Da gennaio ad agosto si è registrato un calo degli incendi dolosi di rifiuti, che rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono passati da 3.101 a 1.894, con una riduzione del 38,9%».
Guardando bene, i numeri non lasciano spazio a dubbi. In questa area «negli ultimi cinque anni sono stati compiuti ben 205 arresti per traffici e smaltimenti illegali di rifiuti, pari al 29,2% del totale nazionale». D
al 2001 ad oggi «ci sono state 33 inchieste per attività organizzata di traffico illecito di rifiuti condotte dalle procure» attive delle due province (Napoli, Nola, Torre Annunziata e Santa Maria Capua Vetere). Si tratta di più del 15% di quelle svolte in tutto il Paese che hanno portato i magistrati ad emettere «311 ordinanze di custodia cautelare, con 448 persone denunciate e 116 aziende coinvolte».
Eppure sui siti inquinati le cifre raccontano una realtà cruda. Sui 2.001 censiti dall'Agenzia per l'ambiente della Regione Campania nel 2008, il commissario per le bonifiche certifica nel 2009 «l'esistenza di 1.122 aree avvelenate da smaltimenti illegali in 70 comuni». C'è poi anche il danno sanitario, che viene raccontato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) che evidenzia la «stretta correlazione» tra smaltimenti illegali di rifiuti e «l'incremento significativo di diverse patologie tumorali, con picchi negli otto Comuni con il maggior numero di discariche di rifiuti censite dallo studio 'Sentieri': Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca».
Per questo Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, ricorda che l'associazione ha deciso di lanciare una petizione, che possa essere anche un simbolo per la rinascita di un'area così«ferita dall'ecomafia», a sostegno di una direttiva per l'introduzione del delitto di ecocidio in Europa aderendo a 'End Ecocide in Europe'. Sulla stessa linea il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci ha annunciato un'interrogazione sulla Terra dei fuochi rivolta alla presidenza del Consiglio e al ministro dell'Interno Angelino Alfano. Nell'interrogazione, oltre a chiedere una «maggiore forza delle attività di controllo, risorse specifiche, e di allargare la cabinadi regia per l'emergenza roghi anche ai ministeri dell'Ambiente,della Salute e dell'Agricoltura, ci si sofferma sulla predisposizione di strumenti per il risarcimento del danno ambientale». (ANSA). Adesso,di fronte alla diffusione dei dati scientifici sui tumori deinapoletani, politici e imprenditori «si travestono da mammolette, sbalordite e attonite». Eppure, fra i medici più impegnati e gli ambientalisti locali, c’è chi da decenni è trattato da incompetente perché denuncia e mette in guardia sui veleni incontrollati e sul traffico illegale dei rifiuti tossici. I dati sanitari ufficiali ora parlano chiaro. E danno ragione, in tema di correlazione fra veleni e cancro, a chi ha sempre denunciato la strage e non a chi, prime fra tutti le istituzioni, ha sempre minimizzato e ritenuto «non dimostrabile il nesso». Napoli inquinata si guarda allo specchio. E fa la conta dei danni. Le cifre, diffuse da un gruppo di 14 ricercatori Angir che hanno operato su commissione della giunta comunale guidata dal sindaco Luigi de Magistris, raccontano che a Bagnoli - dove per 40 anni la gente ha respirato i fumi Italsider, l’amianto Eternit, le polveri Cementire dove ancora ingoia i veleni della mancata bonifica - il mesotelioma pleurico (quello, per intendersi, che deriva dall’esposizione all’amianto) impazza sia fra i maschi che fra le femmine molto più che altrove. A livelli da incubo il mesotelioma si registra anche fra la popolazione che abita i quartieri Soccavo e Fuorigrotta, che sono confinanti. Nei quartieri a Nord di Napoli, quelli dove pure si registrano le più ampie disponibilità di verde pubblico, in forte incremento appare invece il cancro al fegato. Forse perché chi ci abita beve troppo alcol? «No», rispondono i ricercatori, «le statistiche assicurano che lì ci si ubriaca meno che altrove». Allora, perché il cancro al fegato è così diffuso? «Nessun mistero», hanno spiegato gli studiosi Angir, «i quartieri di Chiaiano, Scampìa, Piscinola, Marianella, Secondigliano, San Pietro a Patierno sono i più vicini all’area casertana il cui suolo è da decenni avvelenato da miriadi di discariche illegali e dal fiume disversamenti illegali di rifiuti tossici industriali provenienti dall’Italia settentrionale». Chi si ammala di più, insomma,vive a ridosso della cosiddetta Terra dei Fuochi dove ogni buco nasconde fiumi di policlorobifenili e di sera, al tramonto, i camion lungo l’Asse mediano scaricano residui proibiti mentre squadre di giovani delinquenti appiccano il fuoco alle scorie tossiche.   A Napoli, assicurano i ricercatori Angir, si muore per colpa dei tumori più che in qualsiasi altro luogo d’Italia: 131 cittadini ogni 100 mila rispetto agli 80 del dato nazionale. Per giungere a tali conclusioni, i ricercatori hanno analizzato il registro delle cause di morte nel periodo 2004-2009 della Asl Napoli 1. Entrando nei dettagli, è accertato che a Napoli muore per tumore al polmone il 32,4% dei maschi deceduti, per tumore al colon retto il 9,9, per tumore al fegato l’8,3. Fra le femmine, il tumore alla mammella resta il più diffuso (16,1%). Seguono quello al polmone (13,3) e quello al colon retto (12,1). Il tumore al fegato è al 7,1%. Le donne che abitano nella Napoli bene,secondo lo studio, fumano troppo: si ammalano, infatti, di tumore al polmone nel 18,9% dei casi. In altri quartieri il dato appare meno allarmante. A Chiaia, invece, come a Posillipo e al Vomero, i maschi si ammalano molto di leucemia. E di melanoma. Antonio Marfella, medico e ricercatore dell’istituto oncologico Pascale che da anni studia e denuncia i veleni della camorra, ha accolto con favore i dati Angir che confermano in pieno i suoi inascoltati Sos: «A Napoli e dintorni le ragazze si ammalano di cancro alla mammella fin da giovanissime. Eppure, si continua a dar la colpa alle sigarette e non all’ambiente inquinato». L’amarezza di Marfella non è fuori luogo: a Napoli e in Campania, nonostante le proteste, non è stato finora possibile creare un registro regionale dei tumori per monitorare e tenere sotto controllo il dramma in atto. La Regione Campania, dopo aver azzerato il comitato scientifico scelto dalle associazioni e dagli enti sanitari, ha avocato a sé la materia e approvato un progetto da 1 milione e mezzo di euro contro cui il governo ha inoltrato ricorso. Il risultato? Tutto resta nei cassetti: in stand by, mentre la gente muore.  Vincenza Cristiano, giovane architetto abitante in Terra dei fuochi, ammalata di tumore e diventata un personaggio simbolo della lotta ai veleni, ha scritto una lettera al ministro per l’ambiente Andrea Orlando tornato alla carica per sollecitare i nuovi inceneritori a Napoli che la giunta de Magistris invece non vuole. Nella lettera, Vincenza ha denunciato l’assenza di un controllo satellitare sulle centinaia di Tir che ogni giorno scaricano impunemente nei terreni attorno a Napoli tonnellate di rifiuti tossici provenienti dalle aziende del Nord d’Italia. «Nel corso degli anni», ha precisato Vincenza, «lo Stato italiano ha sprecato investimenti e risorse, ma del controllo satellitare non si vede traccia». E ha aggiunto, delusa: «Già nel 2004 la rivista scientifica The Lancet Oncology pubblicò i dati sulla correlazione fra malattie oncologiche e veleni sulterritorio. Le autorità non hanno mai dato importanza a quei numeri, sebbene la fonte fosse prestigiosa. Gli studi lo certificano, i cimiteri si riempiono, ma nessuno ferma i Tir al veleno».

   Una mappa dettagliata di tutte le discariche presenti sul territorio giuglianese (Giugliano, Qualiano e Villaricca) con indicazioni e informazioni aggiuntive su ogni sito, come lo stato e il periodo di attività. https://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&oe=UTF8&msa=0&msid=110249202866734475369.00045859692b88e942751

 
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