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Francisco Goya

Post n°1895 pubblicato il 05 Febbraio 2024 da Vince198

«La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili; unita ad essa è madre delle arti e origine delle sue meraviglie.»
(Francisco Goya).


Il Goya (1746-1828) da giovane - a 23 anni, affascinato dalla pittura - in particolare quella del Tiepolo, entrato nella bottega del pittore J.L. Martinez nella veste di allievo, dopo poco tempo decise di intraprendere un viaggio in Italia per perfezionare l’arte stessa della pittura. Rientrato in Spagna si stabilì a Saragozza e da quel momento ricevette incarichi per dipinti di ogni genere, soprattutto dalla nobiltà spagnola. Dipinse fino alla veneranda età di 82 anni quando, a Bordeaux, colpito da un ictus, la sua vita terrena ebbe termine.

I suoi ultimi lavori sono stati “La lattaia di Bordeaux” e un ritratto del nipote Mariano. La sua produzione pittorica è molto vasta, sinceramente non posso enucleare tutto il suo lavoro di assoluto pregio; il suo stile pittorico è compreso nel passaggio tra l’epoca rococò e quella romantica.

Di seguito alcuni suoi dipinti fra i più famosi conservati in Spagna presso il Museo del Prado. L’ultimo è conservato nella National Gallery di Londra.

Uno dei tanti spunti, cari amici, per chi viaggia all‘estero, di poter ammirare questi splendidi dipinti. Spero in un prossimo futuro di poterlo fare anche io, andare nella bella Madrid, soprattutto per le esperienze positive vissute in quella città da miei amici e familiari.

 

La maja desnuda


Maja desnuda



La Maja desnuda è il primo esempio della storia dell'arte europea in cui il nudo femminile viene estrapolato dall'allegoria mitologica. Infatti, nonostante faccia riferimento al modello dell'Arianna addormentata, presente nelle collezioni reali, Goya elimina ogni riferimento a Cupido e realizza un vero e proprio ritratto di una donna sdraiata che si offre allo sguardo senza pudore. Eseguita insieme alla «Maja vestida» su commissione di Manuel Godoy, con molta probabilità ne raffigura l'amante, Pepita Tudó. La donna sdraiata fra le lenzuola stropicciate ha un viso affilato e sottile. che si contrappone alla rotondità di quello della Vestida, e rivolge lo sguardo intenso e profondo verso l'osservatore. Sul suo corpo sensualmente adagiato sui cuscini la luce indugia rivelando la morbidezza e Lo splendore delle carni, che risaltano contro lo sfondo scuro. La tela, dal soggetto così sensuale, non passò inosservata ai Giudici del Tribunale dell'Inquisizione, così come non mancò di creare imbarazzo presso la Real Academia de San Fernando, dove venne tenuta celata fino all'inizio del Novecento.

 

La maja vestida

 

Maja Vestida

 

II quadro, realizzato per il "principe della pace" Manuel Godoy, favorito della regina Maria Luisa, ha subito la stessa sorte della Ma/a desnuda, ma mentre quest'ultima, alla caduta del ministro, fu relegata nei depositi della Real Academia de San Remando, la versione vestita venne esposta prima nella stessa Accademia e in seguito al Museo del Prado. IL dipinto, che è eseguito quasi sicuramente dopo la Maja desnuda, divide ancora la critica sul suo misterioso e ambiguo significato, dal momento che è proprio questa versione a possedere una carica erotica assai più accentuata. Sebbene la giovane raffigurata sia estremamente somigliante a quella dell'altra tela, ovvero l'amante di Godoy, qui in realtà diviene l'emblema della donna esuberante e senza reticenze, immagine di un pittoresco tipo femminino. La fanciulla, inoltre, in una sorta di travestimento, sceglie un tipo di abbigliamento anticonvenzionale che sembra avere come unico scopo quello di far risaltare un corpo provocante e sensuale, lasciando allo spettatore il compito dello svelamento. E proprio di svelamento si doveva trattare, dal momento che l'opera probabilmente copriva la versione nuda e, sollevandosi grazie a un ingranaggio nella cornice, svelava il dipinto sottostante e mostrava anche la vera identità della donna, qui trasformata in una prosaica Venere.

 

Isabel de Porcel

Isabel Porcel

 

Questo dipinto è quasi certamente identificabile con il ritratto di Doña Isabel de Porcel esposto alla Real Academia de San Fernando a Madrid nel 1806. Isabel Lobos de Porcel aveva sposato nel 1802 Antonio Porcel, membro del consiglio di Castiglia, del quale Goya avrebbe realizzato nel 1806 un ritratto andato perduto in un incendio nel 1956. Su uno sfondo nero, che fa risaltare ancora di più la figura, Goya ritrae Dona Isabel nel suo splendore, accentuato dalla leggera torsione del busto che esalta la sicurezza della donna e concorre a renderla ancora più affascinante. La donna indossa un elegante vestito andaluso, regione di cui era originaria, con la mantiglia da cui escono i capelli castani. Per contrasto, il nero dell'abito e la trasparenza del velo accentuano l'effetto dello scollo luminoso e della sensualità del volto. La bocca carnosa, gli occhi grandi, i tratti regolari e decisi donano alla figura una bellezza semplice e sensuale a un tempo. In questo dipinto l'artista riesce a cogliere, con straordinaria precisione descrittiva, l'appassionata vitalità della donna senza rinunciare a metterne in luce la personalità e il ruolo sociale. Dal punto di vista stilistico il ritratto è eseguito con una pennellata ricca e spessa, mentre il chiaroscuro viene ridotto al minimo.

Alla prossima, per chi ama l'arte della pittura...


 
 
 
 
 

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Un blog di: Vince198
Data di creazione: 21/07/2006
 

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