Post n°1748 pubblicato il
11 Febbraio 2021 da
Vince198
Sonetto XVII°
No te amo como si fueras rosa de sal, topacio
o flecha de claveles que propagan el fuego:
te amo como se aman ciertas cosas oscuras,
secretamente, entre la sombra y el alma.
Te amo como la planta que no florece y lleva
dentro de sí, escondida, la luz de aquellas flores,
y gracias a tu amor vive oscuro en mi cuerpo
el apretado aroma que ascendió de la tierra.
Te amo sin saber cómo, ni cuándo, ni de dónde,
te amo directamente sin problemas ni orgullo:
así te amo porque no sé amar de otra manera,
sino así de este modo en que no soy ni eres,
tan cerca que tu mano sobre mi pecho es mía,
tan cerca que se cierran tus ojos con mi sueño.
…
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
...
Questo sonetto – il 17° della raccolta “De cien sonetos de amor, prima parte “Mañana” – rappresenta l’espressione più evidente, corposa di quella forma d’amore che, secondo Neruda, non ha bisogno di particolari spiegazioni.
Nasce all’improvviso senza un perché e, arrivando come un fulmine a ciel sereno, nulla chiede, non aspettando nemmeno che uno si senta pronto: ti prende, ti macera e devi lasciargli “tutte le porte aperte” se vuoi che viva nella sua intensità nel cuore di chi s’ama.
Infatti, come tutti quei sentimenti che, nascendo spontanei, hanno come finalità un’osmosi interiore con la persona amata, non può essere guidato, gestito dal cervello, meglio dalla parte razionale di ciascun essere umano, altrimenti morirebbe sul nascere.
Egli richiede un completo abbandono, una “sottomissione” alla sua purezza per nascere, svilupparsi ed essere vissuto fino in fondo - completamente, nella sua genuinità, nella sua grandiosità.
Nel suo eterno divenire coinvolge ed intriga profondamente gli amanti e non li abbandonerà fino al loro ultimo respiro di vita.
Credo che questa forma d’amore la si potrebbe definire per l’appunto simile al classico colpo di fulmine.
Però, una volta scoccata la scintilla, esso può assumere comportamenti all’apparenza “originali e imprevedibili”.
Ma non è del tutto così, secondo me.
C’è sempre quell’inizio che lascia completamente inebetiti, compiaciuti, smarriti, senza forze, con le ginocchia molli, incapaci di reagire razionalmente perché tramortiti dalla forza di quel sentimento.
É questione di poco tempo: appena la “nebbia, simile a fumo negli occhi” si dirada, ci si lascia condurre docilmente, consci della purezza, della bellezza, dell’effettiva concretezza che avvolge due persone che non vogliono altro dalla vita.
Ne parlo perché questo tema mi appassiona, non poco.
Preferisco, per come sono fatto e senza ricerche di perché o di per come, uno sviluppo dolce, graduale – diluito nel tempo - del bel sentimento (nei limiti del possibile), che faccia sentire quelle persone come indispensabili per il loro divenire in un mondo poco conosciuto in cui muoversi con delicatezza, dolcezza per assaporarne “ogni alitar di vento”, ogni refolo che lambisca il cuore.
E li dentro restare impregnati di quel particolare profumo che regala costante gioia di vivere senza farsi troppe domande, anzi senza farsene proprio: goderlo, in simbiosi con la persona amata e con gioiosa consapevolezza, giorno dopo giorno per il resto dei propri giorni.
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