Cerco di vivere un Natale diverso da quello della televisione, da quello delle mode e di molte delle persone a me vicine. Il Natale è per me una festa più antica molto più dei 2000 anni oggi accreditati, è il senso umano della paura che diventa più concreta con l’allungarsi della notte. Cresce allora il timore che il sole, fonte di vita, decida di spegnersi piano e non ci regali più una nuova primavera. Poi i giorni tornano di nuovo ad allungarsi e con lo loro la certezza della vita che tornerà a fiorire, con una nuova luce nel mondo, quella luce che una fede più recente identifica in un Dio che si fa uomo e nasce sconosciuto in condizioni disagiate. La paura ha un senso prezioso, cancella l’orgoglio e l’alterigia e permette agli uomini di sentirsi più vicini, più simili l’uno all’altro. Non è un caso che nei momenti di paura ci si stringa assieme e si provi la necessità di cantare. Il natale tradizionale, quello delle popolazioni contadine, era vissuto con una veglia, un’attesa. Io credo sia questo il senso autentico di questa esperienza da rinnovare anno per anno. Per recarsi alla celebrazione liturgica, ad una chiesa spesso distante, le famiglie iniziavano una processione nel buio della notte, recuperando mano a mano quelle vicine, così per alleviare la fatica del cammino e i timori della notte, sono nate bellissime corali natalizie, è quello che cerco anche io: una canzone nel buio, senza fretta, ma assieme. Non trovo senso nelle luci sfavillanti che mi fanno perdere il senso prezioso di un’unica flebile lanterna. Non trovo senso nella fretta concitata dell’acquisto, spesso dovuto, di mille cose da regalare più con il fiocco e carta che con il cuore, che non mi fanno apprezzare il desiderio di un evento che si rinnova, la voglia che arrivi presto eppure con il suo tempo. Non trovo senso nelle grandi abbuffate e nei vestiti belli da consumare tutto in una notte, dove si celebra un compleanno, ma nessuno offre un regalo al festeggiato, spesso lo ignora, come ignora quel senso magico che altro non è che riconoscersi tutti uguali, umani, di fronte al mistero della vita quale può essere una nascita o la notte sconfitta dalla forza del sole. Ecco perché diversamente dalle mode del momento io vi auguro un Natale…
Povero
ma ricco di cose essenziali che non hanno prezzo: salute, serenità, sorrisi.
BUIO
in modo da apprezzare il dono della luce, quella più piccola e tremula che da sempre è il simbolo della nostra vita.
SILENZIOSO
in modo che anche un piccola nenia possa cullare la voglia di stare assieme e spinga anche la vostra voce ad unirsi ad un coro, a quello che preferite.
Ecco… grazie… siamo già un coro bellissimo, tante piccole luci pronte a superare la notte più lunga con in mano una speranza che scalda e mostra i volti sorridere. Il Natale è un mistero, di quelli semplici, che non si possono spiegare, basta viverlo con serena intensità. Buon Natale dal cuore a voi che mi siete vicino.
é tanto che non scrivi, e rileggere questo post scalda un ricordo che altrimenti si sarebbe perduto..splendido post max, me lo stavo già dimenticando..forse è proprio per questo che servono questi blog, per poter rileggere le emozioni che altrimenti si confonderebbero nella nebbia..buon natale amico mio, laura
Che bello. C'è proprio tutto qui. Il senso della nostra umanità. Il mistero della paura buona che si tinge di magia e ci fa sognare non meno del sole caldo e di spiagge fantastiche. Infatti personalmente, io, ho sempre fantasticato anche in inverno, rapita dal mistero del freddo e di quella luce gelida solo apparentemente , non solo in paesaggi tipici come quello da te inserito, in cui sono rimasta in abbraccio totale anche io, ripenso alle mie scorribande giovanili, con amici e amiche allegre comitive, alla ricerca di luoghi suggestivi sulla neve, - ma proprio a quel senso profondo di mistero, che non esula dal Natale ma ne è parte integrante (la nascita natività il nostro senso profondo familiare anche con noi stessi). Ho conosciuto ciò che di sublime e bellissimo mai più si è ripetuto per me, proprio nella profondità invernale. Ed anche l'altra sera, tornando tardi da una visita a mia madre, la tangenziale deserta, un freddo pungente onestissimo, e un albero solo nel buio... un senso di calore inspiegabile, all'interno, ed una pace all'esterno. Che solo questo periodo nonostante i cambiamenti climatici e il consumismo becero ci sanno donare: sono stata fortunata, doppiamente poi a poterlo scrivere qui. GRAZIE.
Ho spesso trascorso le festività natalizie in vacanza sulle Alpi, tra i molti ricordi, alcuni dei quali affollano anche questo blog, ce n'è uno giovanile che non ho mai scritto. La classica partecipazione alla fiaccolata sugli sci, dove il corso agonistico al quale appartenevo incrociava le traiettorie disegnando un abete di Natale. Ecco: far parte di un albero vivo, un albero di luce, è stato un momento di comprensione interiore dei simboli che servono non solo a sentire lo spirito del Natale, quello capace anche di fermare le guerre, ma a fare in modo che questa percezione si trasformi in una medicina per l'anima da condividere con tutti.
Ancora, di cuore: Buon Natale :)
Ancora, di cuore: Buon Natale :)