"Sono seduto su un grattacielo, vedo gli aerei passare
poi guardo giù , voglio saltare, voglio imparare a volare
e allora volo via...siamo in viaggio io e la mente mia,
guardami ho già spiccato il volo..."
Sarebbe bello imparare a volare ma per farlo
bisogna avere il coraggio di spiegare le ali e
lasciarsi andare nel vuoto.
Se esprimi un desiderio è perchè vedi cadere una stella...
Se vedi una stella è perchè stai guardando il cielo...
Se stai guardando il cielo è perchè credi ancora in qualcosa...
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Nickname: faustina.spagnol
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Sesso: F Età: 63 Prov: TV |
ADUNANZA 25
I regali più belli sono quelli inaspettati,
quelli che
agli occhi delle altre persone
non hanno alcun significato, ma per chi
li riceve ne hanno moltissimo.
E se chi fa questi doni li crea con le
proprie mani, pensando alla persona
che li riceverà, hanno ancora più valore...
e portano fortuna.
Grazie misti
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il ceppo di Natale
Post n°156 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da faustina.spagnol
Un tempo, quando in ogni casa c'era un camino, a Natale si svolgeva il rituale del "ceppo", tradizione di origine nordica legata al dio Thor e alla sua pianta sacra, la quercia. La luce emanata dal ciocco di legno bruciante per tutta la notte, durante il solstizio d'inverno, serviva ad allontanare la negatività del buio e del freddo, simboleggiando il calore vitale del sole. Il Cristianesimo quindi, vide nel ciocco "l'albero della vita e del sole", la figura vitale del Cristo. Nella più antica tradizione popolare italiana, durante il periodo natalizio veniva bruciato nel camino un ceppo, un grosso tronco d'albero, molto duro perchè doveva ardere fino a Capodanno. Il rito varia da regione a regione, da città a città. Nelle campagne toscane si usava un grosso ceppo di quercia che bruciava tutta la notte della vigilia di Natale e veniva riacceso ogni sera fino all'Epifania per riscaldare il Bambino Gesù. Nel centro Italia, si faceva ardere sul camino un ceppo d'ulivo fino ai primi di gennaio, quando le ceneri venivano sparse sui campi come augurio di buon raccolto. Nell'Italia meridionale, il ceppo veniva ricoperto di edera e circondato da altri dodici legni più piccoli come simbolo di Gesù e degli apostoli. A Milano il capofamiglia prendeva fra le braccia il ciocco come fosse un bambino e lo poneva nel camino accendendolo con una fascina di ginepro benedetto. Versava poi del vino in un bicchiere, ne rovesciava un po 'sulle fiamme, beveva un sorso del rimanente e lo passava a tutti i componenti della famiglia; a quel punto gettava una moneta sul ceppo ardente e ne donava un'altra a tutti i famigliari. Infine da tre grandi pani (antenati del panettone), tagliava una fettina che veniva messa accuratamente da parte per essere data come medicina a chi, durante l'anno, si ammalava.
In romagna, prima di recarsi alla Messa di Mezzanotte, si ponevano di fronte al camino ove ardeva "el zòc ed Nadèl", tre sedie vuote e si lasciava la tavola apparecchiata con i resti del cenone: questo perchè in assenza degli abitanti, in casa sarebbe arrivara la Sacra Famiglia e avrebbe così potuto riscaldarsi e ristorarsi per tutta la notte Santa. Il ceppo messo ad ardere nel camino, non veniva fatto ardere del tutto, ma un pezzetto di questo legno bruciato, infatti, veniva conservato per accendere un nuovo ceppo l'anno seguente. Da questa antica tradizione deriva l'usanza di confezionare dolci di cioccolata a forma di ceppo, spesso presenti sulla tavola di Natale accanto al panettone e al torrone. Le tradizioni partono sempre da lontano, alcune arrivano fino ai giorni nostri, altre si perdono nel tempo a causa dei più svariati motivi. Al posto di un ceppo ardente, un dolce invitante. Il segno dei tempi che cambiano. Tina |
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