Creato da vivaildivertimento il 12/10/2007

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La zona della morte

Post n°9 pubblicato il 23 Ottobre 2007 da vivaildivertimento
 

Esiste una quota in altitudine oltre la quale il fisico umano non riesce a recuperare e comincia a deperire. A causa soprattutto della ridotta quantita' di ossigeno ma anche della troppo bassa pressione atmosferica e del freddo intensissimo, anche senza fare assolutamente niente si comincia a morire. Di solito la massima resistenza del fisico umano sopra quella quota e' di alcuni giorni ma gia' solo dopo pochi di questi giorni i danni cominciano a farsi molto consistenti.
Per la precisione questa quota, ben nota agli alpinisti himalayani, e' 7980 metri sul livello del mare ed, appunto, le quote superiori sono denominate "zona della morte".
Qualsiasi alpinista che si spinge in questa zona sa che e' assolutamente indispensabile essere molto accorti su se stessi e quello che si fa perche', anche se si e' in una cordata con altri alpinisti, qualsiasi aiuto risulterebbe alquanto difficoltoso. Ed infatti la frase chiave e' "ciascuno deve essere responsabile di se' stesso".
Uno degli esempi piu' significativi di questa zona si trova nella ovvia meta piu' ambita, e quindi piu' frequentata, dell' Himalaya cioe' l'Everest, il monte piu' alto del mondo con i suoi 8848 metri sul livello del mare.
Una caratteristica di questa montagna, oltre appunto essere la piu' alta del mondo, e' che a partire dalla quota inferiore della zona della morte, questa zona e' disseminata di cadaveri, alcuni sepolti alla meglio, altri all'aria (si fa per dire) aperta. Questo proprio perche' nella zona della morte addirittura il semplice recupero di un cadavere potrebbe risultare troppo pericoloso per chiunque.
Morale: nella zona della morte e' fondamentale essere assolutamente responsabili di se' stessi perche' qualsiasi altra persona e' semplicemente troppo impegnata anche solo a sopravvivere.
Questo si puo' vedere anche come uno specchio della vita: non aspettarsi mai l'aiuto di nessuno perche' gli altri spesso sono troppo impegnati a sopravvivere loro stessi.
Purtroppo questa lezione di vita l'ho appresa anche sulla mia pelle.
L'anno scorso avevo una ragazza, che ricordo ancora molto volentieri con molto affetto, che era una bellissima persona ma troppo sensibile, troppo altruista e troppo generosa: in pratica le mancava un bel po' di sano egoismo.
Anche lei era appassionata di montagna, cosi', per insegnargli un po' di questo sano egoismo le ho raccontato tutto questo della zona della morte sottolineandole che "come in questa zona, non aspettarti mai aiuto da nessuno perche' potrebbe essere troppo impegnato egli stesso e quindi, nella vita, e' assolutamente fondamentale essere responsabili di se' stessi".
Questo aveva, ed ha, anche un altro significato: qualsiasi cosa tu fai, tutto quello che succede dipende soprattutto da te. Se ti succede qualcosa di non positivo, puo' dipendere anche da una situazione contingente, ma fondamentalmente e' colpa tua ed in ogni caso, le dicevo, "ti riterro' responsabile di quello che ti e' successo".
Le dicevo "fai quello che ti pare, come ti pare ma ricordati che il tuo compito fondamentale e' stare bene perche' se tu non stai bene, anche quelli che ti vogliono bene e ti stanno vicino non potranno stare bene e potrebbero, loro malgrado, non essere in grado di aiutarti."
Non so se abbia imparato perfettamente la lezione ma di sicuro le e' rimasta impressa la frase "ognuno e' responsabile di se' stesso" perche' ancora oggi, quando la sento, quando capita me lo ripete per farmi capire che se lo ricorda bene.
Le sono rimasto nel cuore, come anche lei del resto, perche' l'ho sempre capita e l'ho aiutata ad uscire da una brutta situazione e la bambina che le e' appena nata da circa un mese dal suo nuovo compagno, l'ha chiamata AsiaAndrea in mio onore.
Ogni tanto e' bello sapere di aver fatto del bene a qualcuno e questo te ne e' riconoscente.
Un grosso bacio a D. ed a tutta la tua piccola grande famiglia: ti voglio bene.

 
 
 
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