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Per l'amor del cielo riportatemi in Sicilia.
Penso che inizierò un commercio di import di donne siciliane in Friuli e di export di donne friulane in Sicilia. O mi export io direttamente in Sicilia. A parte il lessico alla Lapo Elkann, questo è il sunto della mia settimana in Sicilia:
"Riportatemi là!"
Nonostante le mie immense facoltà dialettiche, non trovo le parole giuste per descrivere quello che ho visto e vissuto nalla simpatica Trinacria. A parte le cittadine come Taormina, Castel Mola, le isole come Lipari e Vulcano, la natura, il mare, le riserve naturalistiche (Calamosche e Vindicari), l'aspetto più traumatico del mio rientro è rappresentato dalle donne. Sono passato dalla modalità siciliana "vai dalla più sgnacchera di tutte, incominci a parlare e quando il discorso vacilla un po' prende lei in mano le redini della conversazione", alla modalità friulana "anche il più gabinetto di donna che incontri per strada, oltre a tirarsela mostruosamente, non ti degna neanche di mezzo sguardo compiacente". Per tirare un po' i remi in barca, diciamo che i Siciliani non sono capaci di fare i muratori (le case ed i lavori di rifinitura sono fatti veramente con il culo), ma le donne... o le donne... mio dio le donne... ne avessi vista una, dico una, solo una, bruttinantipaticascontrosa.
Ora anche il tempo atmosferico elargisce il suo prezioso aiuto per farmi riadattare in fretta al mio paese natale. Ventiquattro gradi, una cappa di umidità mostruosa e subito una bella pioggerellina giusto per portare il tasso di umidità dal 99 al 100 per cento. O che bene che sto qua, ma bene bene bene, o che bello, o che culo...

[Messaggio per il lettore friulano: "lavore di mancul e tacone di plui, cojon!"]