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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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« Concerto per tre. 8Il rifiuto della coscienza »

Concerto per tre:9

Post n°1110 pubblicato il 09 Gennaio 2016 da lascrivana

Luciana richiuse il libro e guardò l'orologio. Rendendosi conto che Luke era uscito ormai da più di tre ore, fu pervasa da uno strano senso d'inquietudine. D'istinto, prese il cellulare dalla borsa e cercò il suo numero ma, una volta che l'ebbe trovato, esitò a fare la chiamata. E se si fosse arrabbiato? Magari stava discutendo gli ultimi particolari del contratto, oppure stava semplicemente incamminandosi verso casa. Scacciando quella fastidiosa sensazione, si alzò e si diresse in cucina, avrebbe preparato il pranzo, ecco cosa avrebbe fatto.

Nel farlo, passò davanti alla finestra e guardò fuori. Il sole illuminava il giardino, e frotte di ragazzini, appena usciti dalla vicina scuola, si erano tolti i giubbotti assaporando il primo tepore stagionale. Con una punta di sollievo, si accorse che l'automobile si trovava dove l'avevano lasciata la sera prima, ossia dinanzi al garage. Si era recato all'appuntamento a piedi, ecco spiegato il motivo di quel ritardo, e probabilmente si era fermato a bere qualcosa, oppure a comprarle qualcosa di carino. Sollevata da quel pensiero, accese la piccola televisione e iniziò a preparare il pranzo. Da quando era uscita dall'ospedale, aveva infatti riscoperto la bellezza delle piccole cose, e Luke aveva avuto una parte decisiva di tutto questo.


La luce, improvvisa, gli trapassò le pupille come un dardo incandescente. Incapace di tenere gli occhi aperti, Luke girò la testa di lato con un grugnito, mentre la persona avanzò verso di lui lentamente, la grossa torcia puntata direttamente sul suo volto.

-Buongiorno, e ben risvegliato-

La voce, metallica e distorta, gli giunse da una distanza siderale. Nonostante gli sforzi, gli fu praticamente impossibile distinguere chi ne fosse il proprietario.

-Mio Dio, come sei ridotto, non volevo che accadesse, credimi. Ma non preoccuparti, adesso sarai curato a dovere, tra poco starai meglio-

Luke scosse la testa, e quel gesto gli provocò un dolore intenso e quasi insopportabile, mentre il film dell'aggressione gli sfilò davanti agli occhi in sequenze rallentate. Il primo colpo, al viso, doveva averglielo ridotto a brandelli. A conferma di ciò, si passò la lingua sul palato, col solo risultato di ferirsela con alcuni spezzoni di denti, gli unici, forse, ad essersi salvati. Il secondo colpo doveva avergli quasi spezzato la spina dorsale, il dolore era atroce e, ogni tentativo di muoversi appena, gli provocava scosse dalla base della nuca sino ai talloni. La persona, nel frattempo, aveva appoggiato la torcia su una sorta di cavalletto posto al suo fianco.

-Dopo questa ti sentirai subito meglio, ma ci vorrà un po' di tempo affinché tu possa guarire del tutto, e noi ne abbiamo molto, a disposizione-

L'ultima frase fu pronunciata con un tono che gli fece venire ulteriori brividi, iniziò a tremare convulsamente.

-Che stai...fa...facendo...- riuscì a dire.

La persona non rispose mentre, con gesti calmi e professionali, preparava una siringa di notevoli dimensioni. Un istante dopo avvertì, più che vedere, l'ago penetrargli la carne all'altezza dell'avambraccio. Immediatamente, fu pervaso da una sorta di piacevole sonnolenza, i dolori scomparvero quasi del tutto e i muscoli si rilassarono.

-So...sono in...in ospedale?- mormorò, salvo ricordarsi subito dopo che si trovava in catene.

Silenziosa, la persona recuperò la torcia dal cavalletto e si allontanò.

-Tornerò più tardi, dormi ora, dormi e sogna- disse in sussurro, poi fu ancora buio e silenzio.


Sferzato da un vento gelido e pungente, il sagrato della chiesa appariva deserto. Solo una figura, unica nel proprio candido abito da sposa, era ritta dinanzi al grande portone intarsiato. Le braccia protese in avanti, Luciana sembrava chiamarlo a se, le labbra ad aprirsi e chiudersi a ritmo rallentato, come se si trovasse sott'acqua. Ma qualsiasi suono era sopraffatto dall'ululato del vento, impossibile capire cosa stesse dicendo. Abbassando lo sguardo, Luke si accorse di essere completamente nudo. Pudicamente, portò le mani a coprirsi le parti intime, mentre i peli gli si drizzarono in ogni parte del corpo. Ma non si trattava del freddo, no, piuttosto per lo sguardo grottesco della donna che lo stava fissando. Le labbra non smisero mai di schiudersi ma il volto, quello stesso che amava con tutte le proprie forze, stava subendo un'orribile trasformazione. Terrorizzato, si voltò con l'intenzione di fuggire ma le gambe, simili a piombo, rifiutarono d'obbedire.


Clang!

Il rumore delle catene rimbombò per tutta la stanza.

Sudato e ansante, Luke aprì gli occhi reprimendo una smorfia di dolore. L'incubo era stato talmente vivido e reale che gli sembrò ancora di scorgere, alla sua destra, l'abito bianco e immacolato. Cercando di regolare il respiro, si chiese cosa diavolo gli avessero iniettato, probabilmente una droga, o qualcosa di simile. In ogni caso, di qualunque cosa si trattasse, aveva terminato il proprio effetto, e i dolori stavano ricominciando a farsi sentire. Nel buio totale, e sempre più opprimente, pregò che la persona tornasse al più presto con la siringa.

Danio e Laura

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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