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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Nati nella famiglia sbagliata: La resa dei conti.

Post n°1007 pubblicato il 23 Maggio 2015 da lascrivana

 

Era già sera quando John, dopo aver tirato il freno a mano, parcheggiò l'automobile a fianco della fuoriserie di Lucio.

Durante tutto il tragitto, aveva pensato a quale fosse il miglior modo d'agire. Ma, nonostante lo spremere di meningi, l'unica soluzione gli apparve chiara e lampante.

Scese dall'abitacolo con estrema calma, assicurandosi solamente che la rivoltella, infilata nella cintura, fosse carica e con il colpo in canna.

 

L'ansia mi stava divorando l'anima. Nonostante mi sforzassi di cogliere anche il pur minimo rumore, al piano di sopra tutto sembrava tacere.

Il polso mi doleva. Le manette avevano tracciato solchi profondi, sanguinavo. I miei tentativi di liberarmi, frenetici all'inizio, erano diventati sempre più blandi, ero inesorabilmente bloccata.

Iniziai a pregare, dapprima sommessamente, poi sempre più forte.

Improvviso, il rumore di un motore ravvivò in me la speranza. Sentii chiaramente la portiera richiudersi, quindi i passi sulla ghiaia. Guardai in cima alle scale, nulla. Sembravo un serpente, la mia testa scattava da una parte all'altra come una molla. Vidi la maniglia abbassarsi, la porta aprirsi lentamente.

John!

Mi vide subito e, ancor prima che potessi anche solo dire qualcosa, mi fece segno di rimanere in silenzio.

Soffocando a stento un urlo liberatorio, lo vidi avanzare verso di me.

Chinandosi leggermente, mi diede un tenero bacio sulla guancia.

-Tieni duro amore...- sussurrò fissando il polso insanguinato.

Dalla tasca dei pantaloni, prese un fazzoletto e, con estrema cura, cercò di pulire almeno un poco la ferita.

-Vado a prendere le chiavi che le aprono-

Io spalancai gli occhi e tentai di dire qualcosa.

Scuotendo il capo, mi sorrise.

-Stai tranquilla e andrà tutto bene, è giunto il momento di porre fine a questa storia-

Rapidamente, il sorriso si trasformò in una maschera fredda e decisa. Non l'avevo mai visto così.

Incapace di replicare, lo vidi salire le scale lentamente. Ricominciai a pregare.

 

Lucio stava sognando.

Si trovava in un prato tappezzato di fiori e alberi da frutto. Era completamente nudo, ed era solo.

La brezza, leggera, gli scompigliava i radi capelli. Avvertì un leggero brivido sulla pelle, si voltò.

Da dietro un grande melo, un giovinetto fece capolino avanzando nella sua direzione.

Ma c'era qualcosa che stonava nella sua andatura.

Quando si rese conto di cosa si trattasse, Lucio iniziò a indietreggiare, entrambe le braccia protese in avanti.

-No...non è possibile...vattene!- balbettò terrorizzato.

Incurante di quelle suppliche, la creatura sembrò non averlo udito.

La testa di Carlo, troppo pesante per un corpo da bimbetto, ciondolava oscena da una parte e dall'altra. Stava piangendo.

Più si avvicinava, più il pianto si faceva assordante.

 

Destandosi di colpo, Lucio guardò alla sua sinistra.

Carmine junior, le manine aggrappate al bordo del lettino, lo stava fissando urlando a squarciagola.

Scordandosi immediatamente dell'incubo, si chinò verso di lui.

-Ti sei svegliato finalmente marmocchio!- disse con un ghigno.

-Bene bene, è ora di conoscerci meglio, non credi?-

Con un fragore impressionante, la porta si spalancò completamente.

-Non provare a toccarlo bastardo! Alza le mani, svelto!-

Ritto sulla soglia, la rivoltella tenuta con entrambe le mani, John fece un passo in avanti.

Sbalordito, Lucio smise di sorridere.

-Che cazzo vuoi fare picciriddo. Lo sai che se mi fai fuori sei un uomo morto vero?-

Avrebbe dovuto essere una minaccia, ma la determinazione sul volto di John la ridimensionò di molto.

-Getta a terra le chiavi delle manette- disse deciso.

Un luce, seppur fioca, apparve negli occhi del mafioso.

-Ok, ok. Sono nel cassetto del comodino, adesso le prendo-

Tutto si svolse in pochi secondi.

Fulmineo, aprì il cassetto. Lo sparo fu assordante nella piccola stanza.

Urlando di dolore, Lucio si portò la mano maciullata al petto mentre la rivoltella, che aveva già impugnato, schizzò lontano.

Gli occhi fuori dalle orbite, si lanciò a testa bassa contro John.

Il secondo colpo, lo prese proprio all'altezza dell'inguine, facendolo ruzzolare ai piedi del letto.

Inorridito, il mafioso fissò i propri genitali ridotti a brandelli mentre il sangue, a fiotti, ricoprì ben presto il pavimento.

Freddo come un automa, John ripose l'arma e si avvicinò al cassetto. Per lo meno, sulla chiave, non aveva mentito.

Dopo averla presa, afferrò Carmine junior che, stranamente, aveva smesso di piangere.

-Adesso andiamo dalla mamma ok?- disse teneramente.

Senza degnarlo di uno sguardo, passò accanto a Lucio che, in un ultimo debole tentativo, gli afferrò i pantaloni.

-Non pu...puoi lasciarmi qui...st...stronzo- disse a fatica.

Scrollandosi facilmente di dosso la mano insanguinata, John lo fissò neutro.

-Ho...ho rapito io Carlo. Se mi salvi, ti porto dove lo tengo nascosto- mentì.

Dunque era quello il motivo. Ecco perché era venuto a nascondersi in quel posto. Doveva far placare le acque.

Senza rispondere, John uscì per tornare qualche minuto più tardi, solo.

-Dov'è Carlo- chiese seccamente.

Lucio appariva sempre più sofferente e pallido.

-Prima mi devi cu...curare. Poi te lo dirò-

John gli piantò la canna della pistola sulle parti intime già orrendamente ferite.

-L'hai ammazzato vero?-

Ululando per il dolore, Lucio annuì frenetico.

-Si, si. Quel maledetto mi ha ferito! Mi avrebbe ucciso lui se non l'avessi fatto prima io!-

John spostò la canna alla tempia del moribondo.

Dopo qualche istante, la ritrasse e, dopo essersi rimesso in piedi, sparò un terzo colpo.

La rotula andò in frantumi e Lucio, dopo essersi irrigidito, svenne.

“Morirai dissanguato” sussurrò alla stanza silenziosa. Ora, il vero problema era dirlo ad Agnese.

 

Quando John tornò di sotto, lo fissai diritto negli occhi.

La domanda doveva essere ben stampata sul mio volto.

-No Agnese. Sarebbe stata una morte troppo gratificante per quel pervertito-

Nonostante la crudeltà di quelle parole, non mi sentii di condannarlo.

-Come sta il piccolo?-

Ignaro di ciò che era accaduto, Carmine junior si era nuovamente addormentato sul divano.

-Bene, non preoccuparti. Ma ora sarebbe meglio andarsene- dissi voltandomi per prendere il bambino in braccio.

-Agnese. Io...ecco...Carlo...-

Lentamente, mi girai a guardarlo. Le lacrime iniziarono a scendere copiose. Deposi di nuovo Carmine junior e corsi ad abbracciarlo.

-Non preoccuparti amore mio- mi sussurrò all'orecchio.

-Adesso ci sarò sempre io a proteggerti. Andiamo ora-

Danio e Laura

 

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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