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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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« New Orleans: senza via d'uscitaNati nella famiglia sbag... »

New Orleans: Una insolita luna di miele

Post n°994 pubblicato il 30 Aprile 2015 da lascrivana

 

Ero inviperita con mio padre. Non avevo mai messo in dubbio le sue intenzioni, anzi, l'avevo ammirato per questo. Mettersi contro la mafia però, era una guerra persa in partenza, e lo sapevamo tutti.

Da qui, la mia decisione di sottostare alle loro regole, almeno per il momento. Nel mentre, avrei cercato una via alternativa. Fare buon viso a cattivo gioco, era la soluzione migliore per tenere la situazione sotto controllo e proteggere la mia famiglia.

Ero talmente presa dai miei pensieri che, nonostante volassi per la prima volta sul jet privato della famiglia Campisi, non riuscii a provare nessuna emozione ne a godermi il viaggio.

Il volo da New Orleans a Las Vegas si svolse tranquillamente e senza particolari problemi.

Arrivati a destinazione, ci recammo subito dal giudice di pace che avrebbe ufficializzato la nostra unione. La cerimonia si svolse in maniera semplice e senza bacio per la sposa, non fu nemmeno necessario cambiarci d’abito.

-Molto bene signora Campisi, ora siamo ufficialmente marito e moglie-.

L’affermazione ironica di Lucio mi gettò totalmente nel panico. Mi sentivo come un condannato a morte, avrei voluto urlare tutta la mia frustrazione.

Nemmeno la magnificenza della città di Las Vegas era riuscita a distogliermi da quello stato di ansia e depressione in cui ero piombata. Tutte quelle luci al neon, le insegne dei casinò, mi apparivano solo come le fiamme guizzanti dell’inferno in cui mi ero cacciata.

Il taxi ci lasciò davanti all'entrata di un albergo di lusso. La prenotazione, venni a sapere una volta alla reception, riguardava solo una camera matrimoniale. Ancora scombussolata dagli eventi, l’idea di dividere lo stesso letto con Lucio mi fece andare in escandescenze. Ancora una volta, fu John a placare i miei bollenti spiriti.

-Stai calma Agnese, la camera è per noi due- circondandomi le spalle con un braccio. Pur procurandomi un certo fastidio, non mi ritrassi. Nel frattempo, senza che me ne fossi accorta, Lucio era scomparso.

Non che m'importasse molto. Ora, il mio unico pensiero era quello che avrei dovuto giacere con John. Una cosa che, sino a poco tempo prima, mi avrebbe reso pazza di gioia. Perché invece mi sentivo male al solo pensarci? Guardai John. Anche lui, pur cercando di non mostrarlo, sembrava teso e nervoso. Silenziosamente, ci infilammo in ascensore senza nemmeno sfiorarci.

 

 

 

Dopo essersi versato un'abbondante dose di whisky, Lucio si guardò attorno. John l'aveva fregato, non c'erano dubbi. La stanza del infimo motel, oltre che squallida, puzzava di muffa e di piscio.

Ma non era il caso di fare troppo lo schizzinoso, avrebbe avuto tempo e modo di vendicarsi. In quel momento, l'unica cosa che gli interessava, era di ricevere l'ambita ricompensa, la prima di molte altre.

Il pensiero del giovane Carlo lo assalì improvviso. Il corpo perfetto, acerbo e maturo al tempo stesso, lo eccitarono da morire. Seduto in poltrona, sentì l'erezione arrivare talmente potente al punto da fargli provare dolore. Fissò la porta in continuazione, scrutando l'orologio con impazienza.

Finalmente, dopo qualche minuto, un discreto bussare lo fece schizzare dalla poltrona come una molla.

Un ragazzino, più o meno della stessa età di Carlo, lo fissò impaurito, tremava leggermente. Lucio assottigliò gli occhi fino a ridurli a strette fessure, da cui si poteva a malapena intravedere una scintilla di bramosia. Dalla bocca, gli uscì un grugnito di soddisfazione.

Posando con calma il bicchiere sul tavolino accanto all'ingresso, si sfregò le mani intimandogli di distendersi sul letto.

Il ragazzo esitò, scuotendo appena la testa. Non avrebbe dovuto farlo. Inferocito, il mafioso lo afferrò per i capelli e lo costrinse a mettersi in ginocchio. Con la mano libera, si slacciò la patta premendo il membro eretto contro il volto congestionato del giovane.

-Fai quello che devi fare o ti ammazzo, chiaro?- disse in un ringhio.

Singhiozzando, il ragazzo, lo guardò supplichevole.

-La prego...io...io non l'ho mai...fa...fatto- balbettò.

Lucio sentì il desiderio aumentare. Quel bastardo di John gli aveva fornito carne vergine. Meglio ancora!

Trascinandolo con foga verso il letto, gli strappò letteralmente pantaloni e maglietta.

Mettendolo carponi, gli posò la mano callosa sulle labbra, quindi lo penetrò con inaudita ferocia. 

Danio e Laura

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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