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Nati nella famiglia sbagliata: New Orleans

Post n°986 pubblicato il 18 Aprile 2015 da lascrivana

 

Avevo appena compiuto dieci anni quando, rivoltandomi la vita, mio padre decise di emigrare negli Stati Uniti.

New Orleans, Louisiana. Un mondo nuovo, una lingua sconosciuta, la morte nel cuore.

Deciso a seguire le orme del fratello, ci catapultò in un'avventura irta di pericoli e senza nessuna prospettiva concreta.

L'unica persona felice, in tutto questo, fu mia madre.

Crescere i propri figli, nella miseria e nell'ignoranza, restava infatti il suo cruccio più grande.

Appena arrivati, nonostante le proteste di Renzo, restio ad assecondare le usanze libertine degli americani, aveva sostenuto e incoraggiato il mio inserimento nella scuola pubblica d'oltre oceano.

 

“Le figlie femmine...” era solito ripetere spesso mio padre.

“...non dovrebbero mai essere troppo erudite. Così facendo, perderebbero il senso della famiglia, quello per cui sono state create”

 

Avevo da poco compiuto i diciotto anni quando, un mattino, conobbi John. In realtà, il suo vero nome era Giovanni ma il padre, contro ogni parere, aveva deciso di cambiarlo nella versione inglese.

La famiglia Galani, rispetto alla mia, si era trasferita in America molti anni prima.

E subito, nel volgere di poco tempo, il loro tenore di vita era aumentato in maniera esponenziale.

Non fu difficile per i miei genitori, appena arrivati, capirne il perché.

Una potente famiglia americana, apparentata alla lontana coi Galani, aveva bisogno di carne fresca, nuove leve.

Ma, da bambina quale ero, quelle cose non riuscivo a capirle, mi sembrava di vivere in un mondo magico, e basta.

Avevo assistito a troppe liti tra i miei genitori, ero molto triste in quel periodo.

Ma, i sani principi di mia madre, alla fine avevano avuto la meglio.

Le umiliazioni, le prevaricazioni subite durante il proprio lavoro come sguattera in uno dei migliori ristoranti di New Orleans, avevano dato i loro frutti.

Compare Monniti, l'uomo che ci aveva esortati più di tutti a imbarcarci, aveva più volte incitato mio padre a scendere a patti in cambio di una vita agiata e senza problemi.

Ma mia madre, donna forte e dal carattere combattivo, aveva sempre rifiutato, incalzando il marito in quel senso.

“Sai benissimo a cosa potremmo andare incontro. Non voglio che i miei figli crescano guardandosi le spalle”

E Renzo si era convinto.

Suo fratello Michele, aveva intrapreso una via pericolosa e piena di trabocchetti. Non avrebbe fatto altrettanto.

Mia madre voleva una vita tranquilla, per lei e per tutti noi.

 

John era diverso.

Pur restando sul vago circa il loro trasferimento dalla Florida, gli aveva rivelato di abitare a poche centinaia di metri dalla scuola che frequentavano.

A me non importava. La simpatia era nata spontanea, reciproca.

I riccioli scuri, il fisico atletico e sodo.

Mi piaceva quel ragazzo e, tutte le volte che mi guardava, mi sentivo sciogliere come neve al sole.

 

Ma non tutto poteva procedere nel migliore dei modi.

Qualcosa, una sensazione più che altro, mi diceva che tutto non sarebbe filato liscio come avremmo voluto.

E l'avremmo scoperto molto presto.

Laura & Danio

 

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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