Sconfinando

Vade retro, ananàs!

 Mettiamola così: se qualcuno mi promette, ma mi promette seriamente, che questa storia dell'ananas d'ora in avanti resterà il massimo delle provocazioni xenofobe del Carroccio, sono pronta al sacrificio. Che poi, a leggerlo tutto l'articolo, provocazione a parte, c'è del buon senso nelle parole di Zaia e di tutti coloro che da anni, Slow Food in primis, ci invitano a una scelta consapevole di ciò che mettiamo in tavola. Scelta consapevole che tenga conto di una serie di questioni organolettiche ed ecologiche, quando si tratta di prodotti della terra. 
E mi torna in mente quando qualche mese fa in Cina mangiai dei Litchis freschi, colti nel loro mese di maturazione, equivalente, guarda un po', a quello delle nostre ciliege. Colore, gusto, consistenza, devo dire, erano completamente differenti rispetto a quelli che arrivano nei nostri supermercati in queste settimane. E i cinesi credo si siano fatti delle grasse risate alle spalle di noi europei, stupiti di trovarci in estate di fronte a un frutto fino a quel momento considerato prettamente natalizio. 
Poi ho passato in rassegna rapida la mia dispensa e il frigorifero. Ananas e banane ci sono, non sempre, ma insomma, da queste parti girano abbastanza. Caffè e cioccolato pure. Idem devo dire per le spezie. Oddio le spezie....
No, le spezie, Zaia, no! Quelle lasciamele! Altrimenti tu dichiari sciopero e io faccio la krumira.