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Caterina Saracino

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"Sotto Cieli Noncuranti" di Benedetta Cibrario - La mia opinione

Post n°45 pubblicato il 05 Luglio 2010 da infoigi
 

Solitamente, in questo blog, segnalo i libri che mi sono piaciuti, ma questa volta la mia recensione è negativa, o quasi.

Ho letto "Sotto Cieli Noncuranti" di Benedetta Cibrario, edito dalla Feltrinelli, e devo dire che è stato faticoso arrivare fino alla fine senza sbuffare, di tanto in tanto.

Riporto la trama e poi faccio le mie considerazioni:

Matilde ha dodici anni. Non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realtà, per darle un ordine. È un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. Pochi giorni prima di Natale, il padre di Matilde, il magistrato Giovanni Corrias, è chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. Mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un'auto, ed è come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneità. Al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. Violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti...

La scrittrice, che con "Rossovermiglio" vinse il Premio Campiello 2008, è brava, per carità, ma questo romanzo non è riuscito a catturarmi.

1) La narrazione: mi piacciono le narrazioni a più voci, ma in questo caso si è esagerato, tanto che certe volte si fa un po' fatica a capire chi stia parlando.

2) La trama: due tragedie decisamente troppo ravvicinate nel tempo. Va bene che la vita è strana, però questo toglie un po' di credibilità alla vicenda. In certi passaggi sembra di leggere il resoconto di una puntata di "Distretto di Polizia".

3) Lo stile: interessante, se non fosse a tratti "verboso" e pesante. Certe pagine sembrano poco funzionali al romanzo, e a mio parere annoiano.

4) ll finale: deludente. La faccenda del bambino viene spiegata in mezza pagina ed è tutt'altro che imprevedibile.

Non me la sento, tuttavia, di stroncare il romanzo, perchè la Cibrario è una scrittrice sensibile, e i passaggi dove è la bambina a parlare (Matilda) sono davvero pregevoli. Belle anche certe immagini.

Concludendo, al romanzo dò 6, alla scrittrice 7.

Qualcuno di voi la pensa diversamente? Ditemi la vostra.


 
 
 
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