Creato da les_mots_de_sable il 07/11/2010

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Il custode

Post n°132 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable

Un tempo, non tanto lontano, parole nuove andarono perse nel vento, altre furono catturate, nascoste e chiuse a chiave in un cassetto antico, il cui custode era troppo diligente per allentare le catene, anche se consapevole della preziosità e grande utilità di alcune di quelle parole.

Costretto su un'isola, passava molto tempo in riva al mare a scrutare l'orizzonte in attesa di un vento nuovo in grado di liberarlo da quel fardello, cancellando quella lunga attesa, riflesso della speranza che avrebbe dovuto colmare le sue inquietudini.

Parte della sua pena derivava dal fatto che non aveva mai creduto né alle favole, né alle magie, troppo consapevole dell'immutabilità di certi equilibri e non leniva certo la sua pena aver dovuto respingere chi aveva osato tentare di spezzare, senza successo, quelle catene.

Tra una tempesta e l'altra, alcune domande lo tormentavano, ma non sapeva o forse non voleva trovare le risposte, spesso assalito dal rimpianto di non avere avuto un tempo per sé.

Troppo forte era il richiamo al senso del dovere che si faceva spazio tra i flutti, arrivando a permettere che quel mare scavasse nella sua anima tormentata e stanca tracciando rotte confuse che a tratti avrebbe voluto seguire fino in fondo.

Nelle notti di solitudine i suoi pensieri vagavano oltre i confini dell'isola, raggiungendo mete lontane e inesplorate. Amava lasciar vagare quei pensieri perché questo alleggeriva il suo fardello e lo faceva star bene, ma presto il senso di colpa calava su di lui riportandolo nella sua solitudine, senza calore e sentimento, alle primi luci dell'alba.

Più il tempo passava e più sentiva l'inutilità del suo compito, l'idea di rompere lui stesso quelle catene e liberare alfine quelle parole preziose era il quotidiano tormento che lo assaliva e gli torturava la mente consapevole di non aver, per sua volontà, la possibilità di condividere con nessuno le sue pene.

Le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni trascorrevano trasformandolo, lui sempre stato forte e combattente, in una persona sempre più debole, sempre più sola, sempre più triste e amareggiata e sempre più consapevole che del tempo perduto nessuno lo avrebbe mai risarcito.

Pensava a quelle parole preziose che magari lui stesso avrebbe potuto usare e dalle quali avrebbe finalmente avuto quella carezza ad un'anima assetata, provata e indurita.

Non gli era facile dire a sé stesso che troppo tempo era passato senza che il coraggio fosse venuto in suo aiuto e non gli restava che la rassegnazione. Dopo tanto tempo, il senso del dovere ancora prevale e forse con più forza di prima: rassegnato e muto continua a custodire quel cassetto antico, finché prima o poi tutto si dissolverà nell'unico modo in cui tutto svanisce per sempre.

Abandoner des mots précieux est une douleur inutile

 

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Commenti al Post:
to_revive
to_revive il 17/12/15 alle 20:00 via WEB
Ti assicuro che, finanche il custode aprisse quelle catene, molti non saprebbero che uso fare di quelle parole soprattutto se hanno a che fare con rispetto, amore e verità. Bel post, mi piace molto
 
 
les_mots_de_sable
les_mots_de_sable il 17/12/15 alle 20:44 via WEB
Purtroppo da tanto tempo so che pochi saprebbero come usare le parole, ma non solo quelle preziose. La difficoltà sta proprio nel riconoscere che si tratta di parole e non di formaggio. :))
 
   
to_revive
to_revive il 18/12/15 alle 17:43 via WEB
Io sovente chiedo venia. So che il mio italiano non rasenta la perfezione, ma mi ci impegno perché Papà era friulano e ci teneva molto che noi figli ci esprimessimo bene nella sua lingua madre. Ma ciò che io intendevo non è tanto l'uso delle parole, ma il capirne il significato; si fa un gran parlare di amore, umiltà, onestà ma chi scrive non applica...Quindi tutti a scuola di grammatica e di morale!
 
     
les_mots_de_sable
les_mots_de_sable il 18/12/15 alle 18:25 via WEB
Io intendevo uso corretto delle parole conoscendone anche il significato, ma il guazzabuglio che a volte ne esce, proprio per la mancanza di coordinazione, fa accapponare la pelle. Poi si sa che tra il predicare bene e il razzolare male il confine non esiste e perciò può capitare che si sia predicato male e poi invece abbiano razzolato bene (per quale magia?). La confusione fa male a tutti.
 
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