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MILVA, LA VOCE DELLA POESIA: da L'Opera da Tre Soldi alla Variante di Luneburg

Post n°6677 pubblicato il 05 Novembre 2014 da romolor
 
Tag: MILVA
Foto di romolor

E' stato pubblicato dalle Edizioni Dalla Costa il saggio MILVA, LA VOCE DELLA POESIA, 154 pagine, 14 euro.
L'autore, Roberto Cardia, nato a Monza nel 1963, è laureato in Lettere Classiche ma anche in Lingue e Letterature Straniere.
Il volume non è una biografia di Milva, ma un'esplorazione dell'interiorità dei poeti da lei portati sulla scena teatrale, da Bertolt Brecht in poi.
Queste esibizioni, ricercatissime sul piano della regia (Giorgio Strehler in primis) offrono al pubblico una forma di teatro "alto" e impegnato socialmente, che ben si coniuga con la canzone e con l'arte recitativa di Milva.
Milva infatti, pur essendo nata come cantante popolare, è diventata col tempo un'icona del teatro "impegnato".
Il teatro di Brecht   nasce in realtà come teatro "popolare", al fine di denunciare al pubblico le derive del potere politico che uccidono gli uomini a livello spirituale e, conseguentemente, materiale.
Dunque, come Cardia sostiene, la cultura "non è di élite, ma è popolare nella sua vicinanza all'uomo".
Milva è certamente un'eccellenza tra le cantanti ma, stranamente, è stata spesso più considerata all'estero che in Patria, almeno nell'ultimo trentennio.
L'Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill risale al 1928 e denuncia principalmente le grettezze opportunistiche della logica borghese.
Rappresentata al Piccolo Teatro di Milano nel 1973 in una versione completamente rinnovata rispetto a quella italiana degli anni dal 1955 al 1959, vede Milva in scena nel ruolo di Jenny delle Spelonche.
Brecht è poeta politico degli uomini corrotti.
Milva ritornerà ad essere "popolare" con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2007, presentato da Pippo Baudo, suo fervido ammiratore.
Ma la scelta del brano, "The Show Must Go On" scritto (parole e musica) dal compianto Giorgio Faletti la pone al di sopra della manifestazione e dunque estranea al concetto di cantante commerciale, per contenuti e atteggiamenti.
Le sue apparizioni in televisione vengono volgarizzate con domande stupide su presunte operazioni di chirurgia estetica, ignorando il suo background, anche per l'ignoranza di giornalisti e presentatori.
A teatro, la sua presenza riflette una sorta di immobilità quasi sacerdotale mentre si accarezza i capelli, vezzo che non abbandona nemmeno quando è ospite dei talk show.
L'intento dell'artista è quello di comunicare, non soltanto con la sua potenza vocale, ma soprattutto con le sfumature della sua voce (che danno i brividi)  ora languida e subito dopo roca,  concetti e sentimenti cari ai letterati .
In Milva canta Brecht è bene evidente del resto come l'arte e l'attività intellettuale che ne conseguono siano profondamente radicate nella società e nella storia .
Arte dunque come impegno, ma anche unita a idea socialista della mente e della rivoluzione.
Le simpatie politiche di Milva, detta "La Rossa" (da una canzone di Jannacci scritta apposta per lei) sono "comuniste".
Ma mai imposte in scena, perché la sua presenza è diretta a coinvolgere un pubblico che non sempre si interessa di politica, ma va sensibilizzato su     temi sociali più  interiorizzati, rispetto a quelli  strettamente politici e legati all' attualità.
In Brecht Milva veste abiti maschili come l'industriale Mayer.
La gioventù omicida è rappresentata da Jakob Arfelbock, ragazzino che ha ucciso i genitori nascondendoli nel comò. "Perché l'ho fatto proprio non lo so".
Arfelbock vede un suo alter ego nell'italiano Pietro Maso, che ammazzerà i genitori forse per l'eredità.
Stabilito che la società di Brecht è anti-naturalistica, corrotta e decadente, in Canzone di una Giovane Puttana, Milva denuncia anche la società contemporanea, totalmente mercificata.
La compassione di Brecht però si tramuta presto in disprezzo.
Ma Milva collaborò anche col musicista Astor Piazzolla, a partire dal 1984, fino alla morte dell'artista, avvenuta nel 1992.
In Piazzolla ("Morire a Buenos Aires") la poesia è evocativa del canto e rappresenta la solitudine come condizione essenziale del poeta.
Buenos Aires è il luogo del ritorno dall'esilio; mentre Balada para un Loco è l'assenza di confine che normalmente è veicolata dalla follia.
Nello spettacolo Milva canta Merini, la cantante unisce la sua arte a quella di Alda Merini, considerata la più grande poetessa italiana del Novecento.
Le poesie di Merini vennero musicate da Giovanni Nuti. Attualmente sono  portate in scena da Monica Guerritore, sempre con la collaborazione di Nuti.
Mentre Alda Merini suona al pianoforte Johnny Guitar (canzone  interpretata in passato   dall'americana Peggy Lee) , Milva si fa piccola dinanzi alla poetessa, intonando lievemente questo  componimento  di sofferenza amorosa, in un'epifania dell'arte.
L'uomo che ha dimenticato i sandali nel brano "I Sandali" è invece , in maniera insospettabile,  un religioso.
I fallimenti artistici descritti dalla canzone di Giorgio Faletti "The Show Mut Go On", alla quale si è accennato, non appartengono a Milva, ma alla sua vita intima, spesso condita da amori sofferti e da lutti.
Il disco d'addio della cantante è "Non Conosco Nessun Patrizio" (2010) , con musiche di Battiato e testi di Sgalambro.
Si tratta di canzoni portate al successo da Franco Battiato o già interpretate dalla stessa Milva nel precedente ellepì e cd ' ' Svegliando l'Amante che Dorme (1989) .
Il Ballo del Potere è la canzone più attuale: essa mischia l'arroganza e la volgarità della politica italiana (e non) con immagini suggestive di aborigeni dell'Australia  e pigmei dell'Africa impegnati in riti di fertilità (nella terra rilasciano il loro sperma).
La variante di Luneburg vede Milva ancora a teatro in un testo tratto da un romanzo di Paolo Maurensig del   1993, modificato in "fabula in musica" per Milva, che interpreta 10 canzoni. L'ultima rappresentazione di Milva è del 2011, dopo l'annunciato (ma disobbedito) "ritiro".
Milva è la Cantastorie (punto di partenza brechtiano) che denuncia la Shoah . La storia infatti è ambientata a Bergen-Belsen, campo di sterminio nella landa di Luneburg.
Gli scacchi sono una metafora  della sopravvivenza, che da finto "gioco" si fa dramma, intenso e soffocante, mentre in scena Milva diventa da narratrice una normale spettatrice, straniata ma poi partecipe di un'ingiustizia che ha ucciso milioni di innocenti.
Come in Brecht, l'opera di Maurensig vuole "educare ": a riflettere, ma soprattutto a fare sì che   non  si ripetano gli errori della Storia.
ROMOLO RICAPITO

 
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