delirio

“Ci son crucci che non si risolvono, fatti di una materia che li rende sfuggenti, ossessivi, pervasivi, proprio come una patologia cronica e progressiva”. Hai ragione. Ma forse questi crucci che non si risolvono, li possiamo considerare per quello che sono, aprendoci una via di fuga da soli. Siamo noi i carcerieri di noi stessi, siamo noi a rendere irrisolvibile un cruccio, quindi allo stesso modo possiamo ricrearci più grandi del cruccio stesso…E lo dice la regina dei paradossi angoscianti irrisolvibili, la mia mente è una trappola d’acciaio cronica e progressiva…Ma c’è un ma. A volte, quando e se sono più forte mi calmo tanto quanto basta per ingrandire me e rimpicciolire loro…Ti mando un saluto sempre più empatico, lasciandoti con Hermann Hesse: “Tutto era molto bello, tanto la lettura dei vecchi libri quanto l'immersione nell'acqua calda, ma tutto sommato non era stata una giornata di felicità entusiasmante né di gioia raggiante, bensì una di quelle giornate che da parecchio tempo dovrebbero essere per me normali e comuni: giornate moderatamente piacevoli, abbastanza sopportabili, giornate tepide e passabili di un uomo non più giovane e malcontento, giornate senza dolori particolari, senza particolari preoccupazioni, senza crucci veri e propri, senza disperazione, giornate nelle quali si esamina pacatamente, senza agitazioni o timori, la questione se non sia ora di seguire l'esempio di Adalberto Stifter e di esser vittime di una disgrazia facendosi la barba."(Il lupo della steppa)