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L'uomo nero

Post n°581 pubblicato il 15 Novembre 2020 da woodenship
 

erano paesaggio vivace i bimbi

dagli scivoli agli altri giochi lesti

s'avvolgevano in risa e strilli acuti.

E lui, nero e alto, in piedi dritto e fisso

dinanzi ci stava, guardando assente

oltre l'orizzonte: forse un riflesso

d'infanzia derubata di parola

infisso l'attestava a terra e muto.

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/11/20 alle 01:56 via WEB
L’”uomo nero” inteso come oscuro, buio, in un’accezione negativa che nulla c’entra con il colore della pelle, degli occhi o dei capelli, talvolta, invece è scurissimo ma profondamente luminoso. Leggendo dai tuoi commenti ho appreso l’episodio che ti ha ispirato questi versi e mi è venuto alla mente il Minotauro: sia quello che il mito ci tramanda, che ha una connotazione negativa, dipinto come il nemico da abbattere per ottenere la ricompensa della vita, sia quello presentato da Sibaldi nel suo libro “Quando hai perso le ali”. L’interpretazione che ne dà l’autore, infatti, sovverte completamente la figura del presunto mostro. Intanto parte dal suo nome, il Minotauro si chiama Asterios (colui che viene dalle stelle) e dimostra come in lui scorrano i geni del dio da cui discende. Asterios, dunque, diventa colui che impara ad aver paura di sé solo perché il padre (e poi il resto degli uomini) ne ha paura. E’ colui che crede di essere un mostro perché mostro viene chiamato, e come mostro viene identificato dagli uomini. Pertanto, nonostante Asterios non fosse affatto il divoratore di giovani che tutti credevano, ma piangesse sui resti dei bambini che venivano uccisi dalle guardie- Il labirinto era il monumento all’oblio e in ciò che si vuole dimenticare abitano e crescono gli incubi. Perciò l’infanzia che dimentichi ed escludi può diventare, nella mente dei molti, una minaccia- come ogni bambino oltraggiato dagli adulti, si era convinto che il mondo avesse ragione ad odiarlo, persuadendosi di essere la causa degli orrori del labirinto e vivendo in un incubo continuo, fino a quando viene ucciso da Teseo, il presunto eroe. Come fa notare l’autore, tra i due ci sono analogie. Entrambi figli illegittimi concepiti attraverso l’inganno. Entrambi cresciuti lontano dal padre. Ma mentre Asterios è il Bambino sconfitto, che si rassegna, Teseo è quello che crescendo non cede. E mentre Asterios era odiato, Teseo era amato: ed è questa la grossa differenza tra i due personaggi, che cambia il loro essere. E’ veramente facile, purtroppo, anche per chi è molto intelligente, aperto e svincolato da un’ottica dogmatica, non riconoscere Asterios e chiamarlo Minotauro, proprio come è fin troppo facile considerare Teseo un eroe anche quando uccide un bambino innocente…
 
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