Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

una spirale

 

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Il già vissuto

Post n°578 pubblicato il 26 Ottobre 2020 da woodenship
 

Il vuoto nello spazio è il vuoto espanso

nelle stanze ampie: ci galleggi grave

in assenza di gravità. Ne senti

vive palpitare le ombre, ne vedi

nel tremolio di quadri alle pareti

in dissolvenza, affetti affaccendati

nelle incombenze compresi dal giorno.

Autore per un istante sei pittore

instancabile, immaginando come

e quando ci sarà riempito il nulla

di camere dai lampadari muffi. 

Echeggiare nuovi passi ci senti

non più i miei, i tuoi, i nostri: anonimi loro

per questi luoghi ancora in divenire

che qualcosa di noi l'avranno sempre:

le finestre san sussurrare a orecchio

di chi, in certi giorni che ci si affacci

e respiri, il vissuto sottotraccia

sui davanzali impresso con gomiti.

 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 01/11/20 alle 03:32 via WEB
Echeggiare nuovi passi ci senti non più i miei, i tuoi, i nostri, anonimi loro…benché qualcosa di noi l'avranno sempre: eh si, perché i luoghi hanno memoria di ciò che siamo ed eravamo . Dice Hillmann: “I luoghi hanno ricordi” ed è vero perchè le cose ricordano, nulla si perde e pezzi di noi si amalgamano con gli spazi che abbiamo vissuto, in modo indelebile, facendoci sopravvivere a noi stessi. La terra ricorda il sangue di chi ci ha combattuto ed il cibo stesso, il vino che si ricava dalle vigne non può che trasmettere, con il sapore, quei ricordi. E’ la memoria inscritta nelle cose. Mi viene in mente il romanzo della Blixen, Il pranzo di Babette, da cui fu tratto anche un film molti anni fa, che ho visto quando andavo a scuola. La protagonista trasferiva emozioni nel cibo che preparava tanto da trasmetterle in chi lo assaggiava. E così, come “Mangiamo i pensieri che abbiamo e pensiamo il cibo che mangiamo” allo stesso modo quello scambio di pensieri e cibo avviene anche con i luoghi che abitiamo. E forse, se i luoghi hanno una memoria, indipendente dalla nostra è anche perché, magari (e qui torniamo al post precedente) il tempo non esiste… ed è come se fossimo in una casa con diverse stanze: in quella in cui siamo c’è il presente mentre nella altre due il passato e il futuro. Andare nel passato non vorrebbe, dunque, dire tornare indietro nel tempo (che peraltro non esisterebbe) ma andare semplicemente in un’altra stanza della nostra esistenza dove il passato coesiste con il presente. L’anima andrebbe a vedere nell’altra stanza - che rappresenta un passato co-presente con il nostro presente - cosa sta succedendo e facendo questa operazione in tempo reale in realtà sarebbe in un passato che coesiste con noi in tutti gli attimi della nostra esistenza. L’anima sarebbe così sempre la stessa dei due contenitori, quella che è nel nostro tempo e quella che è in un altro spazio tempo e potrebbe fare esperienza in qualsiasi punto delle sue vite corrispondenti a qualsiasi suo contenitore…Il discorso sarebbe immensamente più lungo ma la tua poesia è bellezza e la bellezza lirica va fruita e non sezionata sul tavolo della fisica o sottoposta a speculazioni filosofiche. Quindi m’interrompo lasciando parlare solo i tuoi versi, ma ricordandoti che, qualora tu ne abbia voglia, ho risposto anche alla tua risposta al mio commento al tuo precedente post. Ti auguro una splendida notte, wood.
 
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Per favore, copia e incolla questo post ed inseriscilo in un tuo box. Grazie di cuore._A®

 

 

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