Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

una spirale

 

« Alle volte, altre viteCantilena »

Testamento

Post n°520 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da woodenship
 

Ci sono stato messo

al mondo, credetemi

e quando vedo un altro

farci festa al posto mio

vorrei non restarci oltre

non mi interessa esserci

e condivider cosa.

 

Starci al mondo affatica

di più ancor se si è in dubbio

se frutto d'uno sbaglio:

succede averci frutti

che non si vorrebbero

che fan torcer budella

quando ne mangi abbaglio.

 

Così, quando vedo altri

sempre al posto mio, assiso

prima che possa farlo io,

mi piglia il non esister

sì che fuggirei lesto

verso il mare profondo

come granchio a ritroso.

 

Ma ci sono e qui resto

pur sempre fuori posto

ringhiante e sospettoso

irrituale e molesto

pronto a pagarne il costo

sulla linea scontroso.

 

Sappiate che la veste

non ci tengo sia rossa

nè che il vento reciti

de profundis pietoso

che non verrò a far parte

della vostra confusa

d'ossa accrocchiata d'estri.

 

Sappiate che son ricco

d'ogni palmo di nulla

d'ogni striscia di niente

che vi intesterò tutto

anche queste nuvole

adesso in cielo grasse

e pure il girasole

 

dalla radice in aria

lì dove siete adesso

lì dove non sentite

lì dove non vedete.

Vado via e senza un cenno

di croce, perchè, a spalla

ho già a galla una croce.

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
monellaccio19
monellaccio19 il 16/10/19 alle 12:28 via WEB
Sin da bambino, ascoltavo un modo di dire forse più ricorrente dalle mia parti: "Non ti lamentare, guardati dietro e troverai sempre qualcuno che stia peggio di te". L'ho sentita tante volte e più l'ascoltavo, più recepivo e più somatizzavo il senso di frase detta e ripetuta nella dialettica popolare, in ogni occasione in cui si incrociavano le lamentele di qualcuno. E ci pensavo, riflettevo, cercavo di spiegarmi nella mia ingenuità fanciullesca, come interpretarla. Alla fine, chiesi a mia madre di darmi una mano e farmi comprendere esattamente il significato metaforico: "Ma', in questa interminabile fila dove uno dietro l'altro ci lamentiamo e ci voltiamo per vedere quello immediatamente alle nostre spalle che sta peggio di noi, ci sarà pure un ultimo più disgraziato di tutti gli abitanti della terra che non potrà mai voltarsi perché ultimo definitivamente. Che cazzo potrà mai dire per consolarsi? E infine, se portiamo tutti una croce come segno metaforico di sofferenza, ci saranno croci diverse? Ovvero: piccole, medie, grandi o immense come grandezza e peso, per indicare l'entità della sofferenza? E chi sta bene dovrà rispettarle tutte indistintamente perché non vi sia discriminazione e nutrire un unico profondo rispetto per tutte?". Mia madre, per tagliare corto e per non assumersi responsabilità, mi licenziò semplicemente così: "Quando sarai più grande capirai tutti ciò!". Beh, io più grande sono diventato e non ho ancora trovato le risposte, eppure ho posto le mie brave domande, ma niente. Conclusione: amo la vita, mi commuovo per tutti quelli che stanno male senza dovermi girare indietro e per le croci, sono sicuro che siano tutte della stessa importanza ed entità a prescindere dalla grandezze e da chi le reca pazientemente. Buongiorno Sal.
 
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Per favore, copia e incolla questo post ed inseriscilo in un tuo box. Grazie di cuore._A®

 

 

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