delirio

La fiaba, per sua definizione, è il risultato che si ottiene lavorando di fantasia, come accade quando abbelliamo i nostri componimenti poetici, introducendo nei versi che partono dalla situazione reale che si vuole raccontare, elementi di contorno che sentiamo, a tratti, scorrere come sangue nelle vene.
”T’ascolto fiaba”, equivale a uno stato emotivo sentito: io sento l’ispirazione che in modo inspiegabile cala su di me da un qualche recesso che non è dato individuare, se non ubicandolo a seconda della fantasia del popolo che decide. Sento l’ispirazione che arriva e l’ascolto, tendo l’orecchio poiché non mi parla solo di “fiorescenza”, ma la rende “essenza rara” per via della messa in atto di un processo alchemico che trasforma le ordinarie parole, rivestendole del bello necessario affinché si possa parlare di poesia.
E come agisce la fiaba/ispirazione è scritto nella seconda terzina: essa introduce al “segreto” che riserva ai predestinati, per intercessione di qualche istanza che un’antica tradizione identifica con il dio Apollo, tutore di parecchie cose stando alla mitologia greca, e fra le tante anche della buona poesia!
Questa tua lirica, quindi, secondo la mia lettura, sarebbe una poesia sulla poesia, e sul modo di presentarsi al poeta in forma di motivo ispirato. Se così è, rappresenta un omaggio a una delle arti maggiori di cui ci possiamo fregiare, e che rende ”sogno” e “amore”, e va invocata con “fede” e conseguente “prece marmorea”, a opera di un officiante che fin dalla celebre notte dei tempi si chiama Poeta.
un'ultima considerazione: il verso reiterato, "t'ascolto fiaba", che fa da asse portante alla lirica, è indice di vocazione. E quando un'attività ha la conferma del tempo in termini di anni, rappresenta un aspetto importante della vita.
Un saluto tanto notturno quanto da amico, augurandoti una Pasqua felice.
Fin