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Tra dame e cavalieri, menestrelli e trovatori...

Post n°107 pubblicato il 06 Ottobre 2010 da rigel2_rm

 

Ci sono luoghi in grado di destare nell’animo profonde emozioni e far rivivere con la memoria i tempi andati di cavalieri e dame, quando alle gesta eroiche si univano le grandi passioni raccontate da poeti e scrittori di ogni tempo.

 

 

 

Dopo il Mille si ebbe in Europa un periodo di intenso risveglio, una rinascenza in tutti i campi, compreso quello letterario che vide l’affermarsi dell’uso scritto delle lingue volgari parlate romanze e germaniche nella narrativa e nella poesia. Era sempre più avvertita l’esigenza di una comunicazione immediata con un pubblico più vasto, anche se le opere scritte in latino erano considerate un modello insuperato nei vari campi del sapere.

Nel corso del secolo XII la letteratura francese, sia in lingua doc sia in lingua d’oil, ebbe una magnifica fioritura e influenzò profondamente anche la nascente letteratura in volgare italiano, tanto da costituire un elemento immancabile nella formazione culturale dei nostri primi poeti. Nelle varie corti regali e feudali della terra di Francia, dal sud al nord, trovatori, giullari e menestrelli recitavano e cantavano, accompagnandosi con liuti e viole, le opere poetiche scritte nella lingua parlata che spesso nella forma e nello stile serbavano ancora le caratteristiche di una letteratura destinata prevalentemente alla comunicazione orale.

 

 

La nobile signora, moglie del signore del castello, era protettrice e ispiratrice dei poeti che vi erano accolti e costituiva il centro animatore della corte. Tra le più famose, Eleonora di Aquitania, nipote di Guglielmo di Aquitania che era stato il primo trovatore, moglie di Luigi VII di Francia e poi di Enrico II Plantageneto e madre di Marie e di Alice, andate spose al conte di Champagne e al conte di Blois. Proprio alla corte di Marie de Champagne troviamo Chrétien de Troyes, il più grande poeta medievale prima di Dante, i cui poemi di argomento epico-fantastico (Erec e Enide, Il re Marco e Isotta la bionda, Cligès, Lancillotto o il cavaliere della carretta, Ivano o il cavaliere del leone, Perceval o il racconto del Graal ed altre composizioni solo in parte pervenuteci) ebbero una grande fortuna.

 

Nelle corti si leggevano le chansons de geste del ciclo "carolingio" che celebravano la riscossa dei cristiani capeggiati da Carlo Magno contro i Mori, ormai solidamente impiantati in Spagna e in altre aree mediterranee. In Provenza e in Aquitania si ascoltavano le dolci poesie d’amore dei trovatori che cantavano l’amor cortese (la fine amor) le cui regole erano state codificate analiticamente nel trattato De Amore di Andrea Cappellano, cioè l’amore perfetto per la dama spesso lontana o socialmente irraggiungibile.

Attraverso il complicato intreccio dei lunghi poemi narrativi si potevano seguire le affascinanti avventure di eroi appartenenti alla tradizione epica greco-latina ed ellenistica, come Alessandro o Enea; ma l’interesse maggiore era volto ai poemi che celebravano la cosiddetta materia di "Bretagna" perché fiorita in ambiente anglonormanno di qua e di là del canale della Manica, materia detta anche "arturiana" perché i cavalieri protagonisti di quel ciclo epico-fantastico, erano soliti riunirsi intorno ad una tavola rotonda, alla corte di re Artù, per riceverne onore e riconoscimento di gloria.

La fonte delle vicende avventurose dei cavalieri era data dall’opera pseudostorica, Historia regum Britanniae, scritta in latino da Geoffrey di Monmouth il quale intendeva conferire anche ai Britanni, in lotta contro i Sassoni, la dignità di un antico passato arricchito dalle magiche profezie del mago Merlino che assicurava ad Arthur (chiamato poi Artù), un destino eccezionale il cui fascino si è tramandato fino ad oggi.

Così diventarono familiari e destinati a lunga fama i cavalieri e le dame della sua corte: Lancillotto, Ginevra, Ivano, Galvano, Perceval, Tristano e Isotta, mentre le avventure d’armi, cantate alle corti di Francia, si ingentilivano con l’introduzione dell’elemento sentimentale dato dalle vicende amorose.

In questa straordinaria fioritura di motivi e di generi confluivano come in un crogiuolo elementi di svariate culture venute in contatto tra loro: latina, celtica, araba, ebraica, greca, ellenistica, che avrebbero fecondato la letteratura europea nelle sue varie espressioni linguistiche, dando luogo a nuove e originali elaborazioni di forme e di contenuti.

 (dal Veb)

 

 

 

 

 

 
 
 
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