Creato da raven.sas il 27/05/2008

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LA CHIESA CATTOLICA E LA MENZOGNA SULLA SALMA DI PAPA GIOVANNI XXIII

A quanto pare, c’è un nuovo (per modo di dire) motivo di gongolamento per la Chiesa Cattolica e questa volta la notizia di qualche anno fa, riguarda la buona conservazione del corpo di Papa Giovanni XXIII al momento dell'esumazione del cadavere.

Naturalmente il Clero per ora nega il miracolo, ma come possiamo tutti ben immaginare, trae da tutto questo un motivo in più per sbandierare a destra e a manca, l’incorruttibilità di un Papa morto da decenni e in odore di santità.

Mi vien da dire:”Che culo!!!”.

Mai che venga portata alla ribalta una riesumazione simile tra i comuni mortali…..

Eh si, Papa Giovanni…il famoso papa soprannominato “buono”, ha fatto un ottimo servizio alla Chiesa anche da morto; ma vi siete chiesti, perché una salma raggiunga uno stato di conservazione simile a quella di Papa Roncalli?

Le spiegazioni sono scientifiche: ad esempio il cadavere si potrebbe essere “corificato”.

 “Il termine corificazione (dal latino corium = cuoio) è il fenomeno trasformativo, che sovente si osserva in cadaveri rinchiusi in cassa, in particolare di zinco e piombo.

La cute assume una tipica consistenza, simile a quella del cuoio di concia recente e si presenta relativa­mente morbida, integra ed elastica, di colorito grigio-giallastro, più scuro nelle parti scoperte (testa e mani), resistente al taglio.

Il fenomeno è dovuto alla carenza di ossigeno in uno spazio confinato e allo sviluppo di prodotti derivanti dalla putrefazione che ostacolano l'autolisi e lo sviluppo dei germi putrefattivi, con conseguente azione di concia ad opera dei liquami bruno-torbidi contenuti nella cassa.

Vi è anche l'ipotesi che concorrano fattori estrinseci quali la pressione dei gas putrefattivi nell'ambiente confinato. Il fenomeno di manifesta tra il primo ed il secondo anno di conservazione in cassa.”

Ecco qua una spiegazione…

La verità è invece un’altra e la Chiesa lo sa bene!!!!

Il corpo di Papa Giovanni XXIII, venne sottoposto ad una manipolazione da parte dell’uomo, che potrebbe quasi essere paragonata ad una specie di mummificazione.

La conservazione del corpo del "papa buono" sarebbe dovuta a un particolare trattamento cui sarebbe stato sottoposto subito dopo la morte.

Il professor Gennaro Goglia ha, infatti dichiarato che subito dopo il decesso del papa, la notte del 3 giugno 1963, lui stesso iniettò, attraverso un foro nel polso destro, una cospicua quantità di un particolare liquido a base di formalina, una sostanza da lui studiata che a quanto pare ha funzionato alla grande.

Ha custodito finora il segreto, per via di una pietà a cui lui crede: pietà cristiana e discrezione umana. Eppure ora, dopo 38 anni, ha deciso di parlare, di raccontare la notte in cui procedette alla conservazione della salma di papa Giovanni XXIII.

Il professor Gennaro Goglia oggi ha 78 anni, scrive libri per gli studenti di medicina. Seduto nel suo attico romano, a due passi dal Policlinico Gemelli, parla piano, con la discrezione di sempre. La parola non gli piace, ma è stato lui che ha "imbalsamato" il Papa. E a lui si deve il fatto che il corpo del Beato papa Giovanni XXIII sia stato trovato intatto alla ricognizione che il segretario di Stato Angelo Sodano, il cardinale Virgilio Noè, presidente della Fabbrica di San Pietro, e altri hanno compiuto nelle Grotte vaticane.

Goglia aveva 40 anni. Era assistente dell’Istituto di anatomia della facoltà di Medicina della Cattolica, diretto dal professor Lambertini e questa è la sua dichiarazione:«Lavoravo con Lambertini a Napoli, poi mi portò con lui a Roma. Avevo studiato a Losanna un metodo di conservazione insieme al professor Winkler, un’autorità in questo campo. Nel 1961, alla Cattolica di Roma, avevo applicato e messo a punto un metodo che consisteva nell’inserire nel corpo un liquido speciale di cui io ho inventato la formula, senza prima far uscire neppure una goccia di sangue».

La formula è complicata, ma Goglia l’aveva sperimentata per due anni e i risultati erano stati ottimi. Questo il professor Gerin lo sapeva. Così il professor Valdoni, dopo averne informato il Papa, dà mandato al dottor Goglia e a uno dei suoi assistenti, il dottor Cassano, di prepararsi. «Facemmo tutto nel laboratorio dell’Istituto di anatomia: 10 litri di liquido, un bidone di plastica con un rubinetto all’estremità, un lungo tubicino con un ago».

Il Papa muore nel pomeriggio del 3 giugno. «Lo seppi dalla radio. Ero all’università. Telefonai a casa per dire di non aspettarmi, quella sera. Dissi che dovevo rimanere in laboratorio. Dovetti mantenere sempre il segreto e non ne parlai nemmeno con mia moglie. Credo, tuttavia, che lei intuì qualcosa. Una macchina del Vaticano venne a prendermi alle sette della sera. Caricammo tutto il materiale. Salii all’appartamento papale. I due fratelli Gusso, camerieri del Papa, ci fecero attendere in un salottino. La salma del Papa era stata spostata in una stanza attigua alla camera da letto e Giacomo Manzù con la creta stava fissando le sembianze del volto. Poi entrammo».

Goglia continua a ricordare: «Sul volto del Papa c’era ancora l’olio che lo scultore vi aveva spalmato per impedire che la creta aderisse alla pelle. Accanto, vestiti con un’ampia casacca bianca, c’erano i fratelli Gusso, una suora e il professor Mazzoni, distrutto dalla fatica. Issammo il bidone con il liquido su un trespolo, praticammo un piccolo taglio nel polso destro e infilammo l’ago. Avevo paura che potesse uscire il sangue, che il liquido potesse provocare rotture nella pelle. Pensavo con terrore dove avremmo potuto gettare il sangue di un Papa che era già considerato santo. Ma tutto procedette bene. Alle cinque del mattino del 4 giugno l’operazione era finita. Il liquido aveva raggiunto ogni capillare, bloccando il processo degenerativo. Iniettammo qualche litro nell’addome del Papa, distrutto dal cancro, per annientare tutti i batteri».

 

Quindi dov’è il motivo di tanto gongolarsi?

 

Perché la Chiesa, che dovrebbe rispettare per prima
i 10 comandamenti
,
è sempre la prima a mentire, o a nascondere la verità?

 

9°- NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA…..

 

E pensare che Mosè è andato fin sulla cima del monte Sinai per farli pervenire a noi…boh?!?

 

CARDINALE

 

 
 
 
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