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L'EDITORIALE, INTERCETTAZIONI, PRIVACY, "GRANDE FRATELLO" IN CASA VOSTRA, ESPERIENZA MIA PERSONALE, GIUSTIZIA

Post n°3592 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da psicologiaforense

L'EDITORIALE DELLA DOMENICA

Intercettazioni e microspie, "grande fratello in azione".

Metodi, limiti e sviluppi nella trascrizione e verbalizzazione.

 

 

PREMESSA: E' BENE RICORDARE CHE IO SCRIVO SOLO QUELLO CHE  HO SPERIMENTATO DI PERSONA O SO, NEL CASO DI SPECIE HO ESAMINATO, COME PERITO, ALMENO 50.000 PAGINE DI INTERCETTAZIONI TELEFONICHE E/O AMBIENTALI PER I DELITTI PIU' VARI DA "MANI PULITE " A COGNE",  A " FAMOSI SERIAL KILLER," ecc...

L'espressione "Big Brother", Grande Fratello, nonostante sia stata degradata a titolo di un reality televisivo di dubbio gusto, ha una nobile tradizione: la si incontra infatti nel romanzo di uno dei più grandi scrittori del Novecento, George Orwell, il celebre "1984", dove vengono immaginate, con notevole approssimazione al vero, le condizioni di vita sotto un regime totalitario. Non credo sia difficile collegare questo discorso al dibattito sull'uso delle intercettazioni, che, se "liberalizzate", potrebbero davvero trasformare uno dei poteri dello Stato in una sorta di "Grande Fratello"; e purtroppo in Italia esiste anche chi, estraneo per cultura alla democrazia liberale, se ne avesse il potere, consentirebbe un uso illimitato delle intercettazioni; ma a parte, essendo ormai scontato che le indagini della magistratura non possono essere private di uno strumento che si è rivelato indispensabile, decisivo, per individuare molti gravi reati, il problema rimane quello di regolamentarne l'uso per non farlo diventare un abuso.

Non starò a dire quali siano, o possano essere, gli abusi, perché ne abbiamo già visto più di uno: inoltre – privacy a parte – poiché da tempo sappiamo che la "moralità" è diversa dalla "legalità", rendere noti comportamenti che non sono reati, ma talora soltanto moralmente riprovevoli, non è certo cosa buona e giusta. Ma poiché indicare i casi in cui le intercettazioni sono legittime suscita infinite discussioni, si potrebbe intanto cercare di risolvere, il problema della "fuga" dei contenuti delle intercettazioni e della loro pubblicazione. Da qui le domande: è davvero tanto difficile impedire quella fuga? Quante sono – non credo siano molte, né sconosciute – le persone che hanno accesso a quei dati? E come mai in tutti questi anni non una sola volta è stato individuato chi le ha "passate" ai mezzi di informazione, che, giustamente dal loro punto di vista, le hanno pubblicate? Sono domande alla quali una volta o l'altra dovrebbe essere data risposta.

 

 
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Commenti al Post:
bibiosa
bibiosa il 24/01/10 alle 22:30 via WEB
SE NON LO SAI TU........
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bibiosa
bibiosa il 24/01/10 alle 22:39 via WEB
Certi abusi devono finire perché troppo spesso intercettazioni riguardanti persone che nulla hanno a che fare con le indagini finiscono sui giornali. E' ovvio che è inutile punire il giornalista, che pubblica quello che trova, ma ci vuole più rigore per chi non vigila a sufficienza
(Rispondi)
 
 
 
auroraml
auroraml il 24/01/10 alle 22:42 via WEB
verissimo....
(Rispondi)
 
 
 
 
giordana2007
giordana2007 il 24/01/10 alle 22:50 via WEB
infatti.....
(Rispondi)
 
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 23:01 via WEB
Che giustizia e che informazione è?
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auroraml
auroraml il 24/01/10 alle 22:41 via WEB
Psyco è una celebrità in questo campo, e non solo
(Rispondi)
 
 
luigiarusso
luigiarusso il 24/01/10 alle 22:53 via WEB
sa Iddio quante sventure abbiano provocato
(Rispondi)
 
 
agostino88
agostino88 il 24/01/10 alle 23:15 via WEB
ecco così vanno le cose in Italia. Sei preso in mezzo e ti stritolano
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/01/10 alle 23:56 via WEB
ho una certa esperienza con Casson, Nordio, Di Pietro, ecc...
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 24/01/10 alle 22:32 via WEB
sei riuscita a sintertizzare in una sintesi ammirevole un problema che ha occupato moltissime pagine di tutti i giornali
(Rispondi)
 
 
auroraml
auroraml il 24/01/10 alle 22:45 via WEB
è così, delle intercettazioni non si può fare a meno per vedere trionfare la giustizia ma in questo TRITACARNE entrano innocenti esstranei a ogni fatto-reato che hanno solo avuto la sfortuna di telefonare alla figlia di un intercettato (o alla moglie, madre, parente, amico, ecc....)
(Rispondi)
 
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 22:59 via WEB
BISOGNA ATTENERSI al decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003, denominato “Codice in materia di protezione dei dati personali”. Il Codice, che rappresenta il primo tentativo al mondo di comporre in maniera organica le innumerevoli disposizioni relative, anche in via indiretta, alla privacy, riunisce in unico contesto la legge 675/1996 e gli altri decreti legislativi, regolamenti e codici deontologici che si sono succeduti in questi anni, e contiene anche importanti innovazioni tenendo conto della “giurisprudenza” del Garante e della direttiva Ue 2000/58 sulla riservatezza nelle comunicazioni elettroniche.
(Rispondi)
 
giordana2007
giordana2007 il 24/01/10 alle 22:49 via WEB
CARA AURORA, è giuso quello che tu denunci ma la legge all'esame del Parlamento sulle intercettazioni finisce per colpire al cuore questo strumento indispensabile .Mentre oggi le intercettazioni servono per acquisire delle prove domani, se passera' la legge cosi' com'e', occorreranno le prove per fare le intercettazioni. Ma allora a che cosa servono le intercettazioni telefoniche se le prove si hanno gia'?.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 24/01/10 alle 22:53 via WEB
L'intercettazione è mezzo di ricerca della prova che può essere adoperato solamente in procedimenti relativi a determinati reati previsti dall'art. 266 (fra cui quelli di ingiuria, minaccia, usura, abuso di informazioni privilegiate...). Oltre ai presupposti oggettivi del reato per cui si procede, è necessario che sussistano gli ulteriori presupposti oggettivi dei gravi indizi di reato e della assoluta indispensabilità dell'intercettazione ai fini della prosecuzione delle indagini.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 24/01/10 alle 22:54 via WEB
VEDI GIORDANA E' COSI': "...IL GATTO CHE SI MANGIA LA CODA!"
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 23:03 via WEB
Il Mastella alla Camera dei Deputati si dimette pronunciando, tra le altre, queste parole: "Mi dimetto riaprendo la questione delle intercettazioni a volte manipolate, a volte estrapolate ad arte assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini". Sono dichiarazioni gravissime, il Ministro della Giustizia parla di intercettazioni manipolate, estrapolate ad arte e dell'irrisolto problema della fuga di notizie.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 24/01/10 alle 22:55 via WEB
Di regola l'intercettazione è autorizzata dal giudice per le indagini preliminari con decreto motivato, su richiesta del pubblico ministero. Nei casi di urgenza, quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave pregiudizio ai fini della prosecuzione delle indagini, è lo stesso pubblico ministero a disporre l'intercettazione con decreto motivato, salvo la necessità della convalida dell'atto entro 48 ore dal giudice per le indagini preliminari (la convalida è necessaria perché così statuisce la Costituzione prevedendo una riserva di giurisdizione). In caso di mancata convalida l'intercettazione non può essere proseguita ed i risultati acquisiti non possono essere utilizzati. La intercettazioni possono durare per un periodo di quindici giorni, prorogabili per altri quindici dal giudice per le indagini preliminari. [2] Le intercettazioni per i reati in materia di criminalità organizzata possono durare per un periodo di 40 giorni prorogabili di venti sempre dal giudice delle indagini preliminari.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 23:05 via WEB
COSI' SI ESPRIME COSSIGA: Naturale. Vede, quella legale è la parte minore delle intercettazioni. Succede infatti che, avendo noi commesso il grave errore di fare le sezioni di polizia giudiziaria, che ormai non obbediscono più ai propri superiori, i magistrati chiamano il funzionario di turno e gli dicono: ‘Lei intercetti Tizio e metta da parte i nastri. Se c’è qualcosa di utile per la mia inchiesta, ho già lasciato lo spazio in bianco negli atti. In caso contrario, conserviamo le registrazioni perché possono sempre servire'. Il sistema denunciato da Cossiga, politico che ben conosce certe cose, è di una gravità inaudita! Questa è la verità di Cossiga un autorevole politico che è stato Presidente della Repubblica, più volte Ministro dell'Interno ed ha ricoperto molteplici ruoli istituzionali. Un politico, quindi, che ha avuto modo di conoscere le cose dall'interno. Non ci risultano rettifiche dello stesso ne richiesta di rettifica, o atti, della parte chiamata in causa dall'ex Presidente. Allora, da cittadini, vogliamo capire come funziona questa giustizia. Vorremmo una parola chiara che smentisca lo scenario inquietante presentatoci da Cossiga. Vorremmo altri riscontri su quanto abbiamo appreso sia possibile fare, come "lasciare dello spazio in bianco negli atti".
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 24/01/10 alle 22:56 via WEB
Le comunicazioni intercettate sono registrate e delle operazioni è redatto verbale. Al termine dell'attività di intercettazione verbali e registrazioni sono immediatamente trasmessi al pubblico ministero. Entro 5 giorni dalla conclusione dell'attività va effettuato il deposito degli stessi con in allegato gli atti di disposizione e di convalida. Gli atti sono a disposizione dei difensori e delle parti. Il giudice dispone infine l'acquisizione delle conversazioni e dei flussi di comunicazioni informatiche e telematiche indicate dalle parti che non appaiono manifestamente irrilevanti, e procede anche di ufficio allo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l'utilizzazione
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agostino88
agostino88 il 24/01/10 alle 23:15 via WEB
perfetto!!!
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servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 23:06 via WEB
La memoria, allora, torna indietro ad una notizia contenuta in un articolo di Repubblica del 15 giugno 2006, una notizia sulla quale si è fatta pochissima attenzione e che se vera sarebbe uno scandalo. Nell'articolo "La fuga di notizie "dolosa" che ha affossato l'inchiesta", i giornalisti Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo scrissero: "A questo servivano anche gli arresti. Sarebbero stati domiciliari. Senza possibilità di comunicare con l'esterno. L'accusa voleva isolare Moggi, Pairetto e Bergamo dal loro ambiente. Da pressioni, complicità, magari ricatti. I pm falliscono. E tuttavia il peggio deve ancora affacciarsi. Giorno dopo giorno, in tranche, in parziali segmenti, in intercettazioni singole, in sequenza temporale, il materiale raccolto nelle indagini si sversa in pubblico con la potenza del getto di un geyser. Vengono pubblicate anche intercettazioni mai trascritte e colloqui mutilati o manipolati per sottrazione. Conversazioni scherzose, e per questa ragione eliminate dai pubblici ministeri, sono offerte come "prove che inchiodano" (è il caso della conversazione tra Lorenzo Toffolini, team manager dell'Udinese e Leonardo Meani, delegato per gli arbitri del Milan). Addirittura, appare un atto di indagine che non risulta agli atti. Il contenuto è soltanto verosimile, riguarda il rapporto tra il Milan e gli arbitri. Il numero di protocollo è un falso (Borrelli è venuto a capo del trucco, appena l'altro giorno). E' un modus operandi che abbiamo già visto in azione nell'estate del 2005, quando intercettazioni ancora non agli atti dell'inchiesta di Milano e neppure mai trascritte (colloquio Consorte-Fassino) sono offerte ai giornali." Oggi, apprese le parole di Cossiga, ci piacerebbe sapere qualcosa di più anche su quanto asserito dai due giornalisti di Repubblica su quell'atto falso scoperto da Borrelli. Come ci piacerebbe avere qualche informazione su come procedono le indagini per la fuga di notizie (atti veri ed anche falsi come quello scoperto da Borrelli?) che hanno portato allo scoppio di Calciopoli. Nello stesso articolo di Repubblica Bonini e D'Avanzo scrissero: "La novità è che a Napoli, l'ufficio del pubblico ministero individua il luogo e le persone che, uniche, hanno potuto violare il segreto. I nomi sono ora, nero su bianco, negli atti trasmessi alla Procura di Roma. C'è un'accusa grave in queste carte. La fuga di notizie, sostengono a Napoli, è stata così imponente e distruttiva che deve essere stata "autorizzata dal comando del Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma e da alti ufficiali dell'Arma da cui gerarchicamente dipende quella struttura. Soltanto qualche falso ingenuo oggi può credere che la fuga di notizie sia un lavoretto storto che si consuma tra pubblici ministeri e cronisti. Si scorge un'altra realtà, più raffinata. Aree infedeli delle istituzioni utilizzano la fuga di notizie per mutilare il lavoro dei pubblici ministeri confidando nell'ansiosa competizione dei media. L'eterogenesi dei fini fa il resto. Ne sortisce un "vietnam" politico-giudiziario-informativo in cui ognuno ci mette del suo per colpire sotto la cintola l'avversario". Ricordiamo che le intercettazioni furono pubblicate, per primo, da "Il Romanista", mentre l'Espresso (stesso gruppo editoriale di Repubblica) pubblicò il "Libro nero del calcio" con tutte le intercettazioni e tutti i giornali le pubblicarono prima che queste fossero a conoscenza degli interessati e dei loro avvocati. Gli avvocati Giuseppe Fonisto (difensore del designatore Gennaro Mazzei e del guardalinee Duccio Baglioni) e Giacomo Mungiello (difensore dell’arbitro Salvatore Racalbuto) andarono dai pm Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice, portando con loro copia dell’estratto delle informative dei carabinieri pubblicato dall’Espresso: «La procedura va rispettata, non è giusto che per apprendere qualcosa sui nostri assistiti si debba andare in edicola».
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servoarbitrio
servoarbitrio il 24/01/10 alle 23:07 via WEB
Allora si dette in pasto all’opinione pubblica un cocktail processual-giornalistico con ipotesi investigative miscelate ad intercettazioni. Quando questa pratica, che nulla ha a che fare con il diritto ad informare dei giornali, riguarda i politici, la "casta" si indigna e rilascia fiumi di dichiarazioni garantiste. Giusto essere garanisti ma per essere credibili agli occhi della gente avrebbero dovuto svegliarsi quando nell'estate 2006 si è fatto scempio del calcio e della dignità delle persone, innocenti fino a prova contraria. Assistettero muti, o in molti casi plaudenti, a pesantissime violazioni dei diritti fondamentali di ogni individuo e del diritto di difesa. Politici che allora ragionarono in base alla convenienza della propria fede sportiva. Si scoprirà mai in questo paese di chi è la manina che passa gli atti ancora coperti da segreto istruttorio alla stampa?
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deontologiaetica
deontologiaetica il 24/01/10 alle 23:11 via WEB
NO, NON SI "PUO'" ( E NON SI VUOLE) SCOPRIRE CHI E' L'AUTORE DELLA FUGA DI NOTIZIE PERCHE' E'L'UFFICIO DEL PM, o I CARABINIERI o LA POLIZIA. MA E' TUTTO CONCORDATO....
(Rispondi)
 
agostino88
agostino88 il 24/01/10 alle 23:14 via WEB
io non vorrei mai che le mie telefonate fossero rese di pubblico dominio solo perchè la mia amica ha avuto rapporti con un ministro o altri indagati
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/01/10 alle 23:59 via WEB
VI SIETE RISPOSTI TRA DI VOI(GIUSTAMENTE) E MI E' DIFFICILE "INTERSECARE". VI RINGRAZIO PER VISITE E COMMENTI CHE, SOSTANZIALMENTE, CONDIVIDO.... SEGUE.....
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psicologiaforense
psicologiaforense il 25/01/10 alle 00:07 via WEB
RISPONDO A TUTTI: non si può fare a meno delle INTERCETTAZIONI TELEFONICHE, ma la magistratura deve fare un'esame di coscienza e avrebbe dovuto autolimitarsi. Puo' darsi che la mia posizione sia impopolare. Ma bisogna essere autocritici. Non bisogna privare magistrati e forze di polizia di questo strumento di indagine ma una riforma era inevitabile. Non penso che i magistrati. in generale, (poi ci sono le eccezioni) abbiano delegato la loro capacita' di indagine alle sole INTERCETTAZIONI. Ma è vero che qualche volta, con la speranza di riuscire a trovare elementi a supporto delle indagini, si sono protratte a tempo indeterminato delle intercettazioni che invece andavano sospese molto prima. Magari dopo dopo tre o quattro settimane, visto che non portavano a nulla di concreto per le inchieste. Non voglio parlare di veri e propri abusi. Preferisco dire che c'e' stato un eccesso. Un'eccessiva facilità in buona fede, nel protrarre a tempo indeterminato le intercettazioni.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 25/01/10 alle 00:09 via WEB
ALLO STESSO MODO NON POSSO DIRE del vicequestore Gioacchino Genchi e dei suoi dossier. Il suo e' un archivio fatto per proprio conto. Non c'entra nulla con le intercettazioni ordinate dal Giudice. E' un'altra cosa, fatta da un libero professionista, sfuggita ad ogni controllo.
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