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Post n°8062 pubblicato il 26 Ottobre 2014 da psicologiaforense
CRISI La vita è una successione di crisi e di interrogativi. Che cosa si può fare per chi sembra così in crisi? Innanzitutto, è necessario lasciare la persona tranquilla e non porle domande. Giunge però il momento in cui occorre localizzare il conflitto con maggior precisione, discernere la causa del disagio. I conflitti non localizzati, non comunicabili, assumono infatti proporzioni enormi, e le sofferenze che non si riesce a manifestare diventano insopportabili È innanzitutto opportuno riconoscere in sé o nell'altro la presenza di uno stato di sofferenza, accompagnato da un'incapacità di formularlo e di condividerlo, uno stato in cui la persona si sente inferiore, povera e lacerata. Spesso chi vive queste situazioni non ha il coraggio di parlare di ciò che sta vivendo, perché pensa che nessuno possa comprendere il suo malessere. Si sente colpevole, come se non si avesse il diritto di parlare delle proprie ferite! Si pensa che, probabilmente, nessuno sarà in grado di capire e neppure di ascoltare. Molti fattori fanno sì che la persona, invece di aprirsi e di condividere le proprie sofferenze interiori, si chiuda in se stessa, sulle sue tristezze e le sue ferite. Ci si chiude in una sorta di prigione. La prima cosa da fare è parlare a qualcuno che possa comprenderci. La parola è comunicazione e comunione. Implica che si abbia fiducia in un altro essere, o almeno che questa fiducia stia per sorgere.
Commenti al Post:
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monellaccio19 il 26/10/14 alle 20:18 via WEB
Mah, certe crsi, ti apri o non ti apri, condividi o meno, restano tali perchè sono insopportabili, quasi senza speranza. E' difficile ritrovarsi e mettersi in duscussione con un confronto. Si pensa a superarle dal di dentro, si reputa che sia sufficinete un "dialogo" con se stessi, una prova di carattere che mette a dura prova il sofferente. Non sempre si è partecipanti di un corteo di sciperanti in crsi di lavoro: costoro quanto meno, sfogano la loro passività, la loro esperienza strillando, urlando per strada. Poi ci sono altre crisi che necessitano di confessioni, di relazioni e di supporto professionale, secondo ciò di cui si ha bisogno. Troppe e confuse crisi in giro di questi tempi e la gente, le innumerevoli persone coinvolte, hanno ragione da vendere nelle loro disparate reazioni. Esterne e...interne, leggi scelte drammatiche e definitive!
Buona sera.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/10/14 alle 20:41 via WEB
In genere, la donna ne parla più facilmente, specialmente con altre donne. L'uomo ha più difficoltà e liquida il suo disagio con un: «Va tutto bene». In realtà, però, emergono evidenti i sintomi di segno contrario.
A un certo punto, tuttavia, è necessario esprimere la propria sofferenza a parole: la formulazione stessa è una liberazione.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/10/14 alle 20:46 via WEB
..... come ho scritto anche altrove: La vita dell'uomo è, fondamentalmente, una biografia della parola. La parola è il ponte che consente la reciprocità della relazione e fa dell'uomo un essere "personale". Mediante la parola l'uomo penetra il senso delle cose e le umanizza...
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/10/14 alle 20:46 via WEB
Grazie Carlo per questo commento che ho apprezzato moltissimo:-))))
(Rispondi)
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diogene51 il 26/10/14 alle 21:15 via WEB
La tua descrizione è utile anche per chi si trova a poter aiutare. Troppo spesso si fa prevalere il proprio punto di vista, senza considerare quelli della persona in crisi. Che a prima vista sembrano assurdi ma magari sono (forse ingigantiti un po') problemi di cui anche noi abbiamo sofferto...
Grazie, carissima!
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/10/14 alle 21:32 via WEB
Grazie a TE:-))) Nell'adulto ciò che fa star male, quello che noi chiamiamo: "tema depressivo dominante", non è mai casuale; viene determinato dagli interessi preesistenti del soggetto, cioè dalla sua storia personale, dal mondo nel quale è vissuto, soprattutto dal livello della sua maturità intesa come capacità di elaborare e possedere utilmente le proprie esperienze esistenziali.
(Rispondi)
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villari1980 il 26/10/14 alle 21:22 via WEB
può parlare significativamente soltanto chi sa anche ASCOLTARE, altrimenti si chiacchiera a vuoto, non è sfogo, non è liberazione, non è sollievo, non è consolazione
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/10/14 alle 21:55 via WEB
Certo e capisco perfettamente il tuo retropensiero che mi pare ben sintetizzato, ma valuta tu, in questo aforisma di Oscar Wilde:" É un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono
più".
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camnisi1943 il 27/10/14 alle 04:29 via WEB
Buongiorno G......., ed auguri per il tuo giorni di compleanno. In merito al post, ecco il virtuale che viene a porti la sua mano, facendoti prima conoscere persone nuove vicine e lontane, con cui poter dialogare, poi selezionarne le più compatibili ed averne un dialogo più approfondito e diretto anche dei propri problemi. clicca per questo umile dono erifletti su quanto su esposto da me. Forse ti darà una ragione, Ciao,Camillo.
(Rispondi)
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Yaris167 il 27/10/14 alle 09:01 via WEB
Felice compleanno, Carissima Giuliana!!! Ti auguro una giornata tutta per Te, per celebrare come desideri questo giorno.. E poi, come si suol dire: Cento di questi giorni!!! Con affetto, simpatia e tanta Amicizia. Un bacio grande Ma Cheriè! :))
(Rispondi)
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PaulineDumas il 28/10/14 alle 08:14 via WEB
Spesso accade che neppure durante le sedute di psicoanalisi io non riesca a parlare sì da ergere un muro altissimo tra me e Lei. Felice compleanno.
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