Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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« ENNESIMA STRAGE FAMILIAREPOST PUBBLICATO DA ARZA1 »

FAMIGLIE INSANGUINATE 

Post n°242 pubblicato il 02 Luglio 2007 da psicologiaforense
 

RIFERIMENTO:  Si veda il precedente post 241;

NOTE DI SINTESI DEL FATTO REATO:  la Signora TERESA ha sgozzato il figlioletto di 10 anni, nel sonno, poi ha ucciso allo stesso modo il marito, che ha opposto una qualche inutile resistenza (forse gli erano stati somministrati psicofarmaci) .  “Stremata” ha atteso per un certo tempo. Riprese le forze, HA COMPOSTO LE DUE SALME IN MODO TALE CHE PADRE E FIGLIO SI TENESSERO PER MANO.  A questo punto restava solo la piccola BABHI REA DI 8 ANNI.  La bambina si è svegliata e si è difesa strenuamente (così ci dicono tutte le ferite alle braccia e alle mani) finendo per accasciarsi a terra. Forse la madre l’ha creduta morta, così si è recata in cucina staccando il tubo del gas con la valvola aperta…. Poi ha rivolto il coltello contro di sé….
AGGIORNAMENTO: ( 2/7/07, ore 16:45): La Signora TERESA è sempre
ricoverata nella CLINICA HUMANITAS DI ROZZANO (Milano), in stato di coma farmacologico e piantonata. LA PICCOLA BABHI REA è ricoverata all'ospedale NIGUARDA di Milano.  Sottoposta ad un lunghissimo intervento chirurgico, ora lotta per la vita.

OSSERVAZIONI PSICOLOGICHE FORENSI

 Il contributo che i nevrotici offrono alla criminalità è, ovviamente, di molto inferiore a quello offerto dagli psicopatici. Il DEPRESSO, ad es.,  preoccupa  per i suoi comportamenti autolesivi, MA ANCHE PER LE TUTT’ALTRO CHE ECCEZIONALI CONDOTTE VIOLENTE ETERODIRETTE ( i depressi che uccidono…).

Ciò posto , lasciando da parte un discorso che potrebbe portare troppo lontano e “confondere” le idee,  conviene tornare a TERESA . Di lei sappiamo che a fronte di una severa ed ingravescente sintomatologia  ha seguito la “normale trafila” : medico di base, accertamenti clinici al fine di escludere patologie fisiche in atto, diagnosi di sindrome ansioso-depressiva, invio a specialista  neuropsichiatria ( dott. F. aiuto in un noto nosocomio di Milano), chemioterapia psichiatrica ( senza psicoterapia).

IL CRIMINE : SI VERTE QUI nella fattispecie del c.d. SUICIDIO ALLARGATO ( nella accezione del termine introdotta nel  1911 da F. Strassmann che la riservò a quei casi  in cui “il suicidio fu il motivo primitivo e l’uccisione dei familiari , ad opera del padre o della madre, avvenne per non lasciare questi sopravvivere soli, senza aiuto”).

Il delitto perpetrato da Teresa è di natura “altruistica”, legato, cioè, nella sua mente malata ad un proposito di difendere i propri familiari e sottrarli, con la morte, ad un destino di privazioni, miserie, mortificazioni, rinunce, insuccessi, malattie, ecc… Quindi, TERESA ha compiuto un estremo atto di amore finalizzato a proteggere, con la morte, i suoi cari da un destino orribile greve di sofferenze inenarrabili.

In altri termini le sue idee deliranti di dolore e di rovina l’hanno condotta ad una strage con tentativo di suicidio. Di norma, in questi casi,  si ha premeditazione dell’atto e precoce apprestamento dei mezzi,  con pianificazione dei tempi.

E ADESSO, QUANDO TERESA SI SVEGLIERA’? Non è dato sapere con precisione. Spesso è evidente una assoluta anestesia psichica ed emotiva dopo il fatto ,(quando questo è stato compiuto con “freddezza” e “accuratezza”, dopo lunga premeditazione) frutto dell’autismo psicotico di cui il malato si è circondato. Per TERESA  non possiamo dire di più ( la cartella clinica, ovviamente, è stata sequestrata dal PM)  RESTA  L’ANGOSCIA PROFONDISSIMA   PER QUESTO DRAMMA CHE , FORSE, SI SAREBBE POTUTO PREVENIRE…

 

 

 

 
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Commenti al Post:
stella112
stella112 il 02/07/07 alle 17:21 via WEB
Difronte a questi molteplici delitti ci si rende conto di quanto la nostra mente sia fragile, questo mi fa paura. Leggere di queste disgrazie mi manca il fiato.
(Rispondi)
 
 
educatrice2
educatrice2 il 02/07/07 alle 17:45 via WEB
BEL TEMA STELLA112. “HO PAURA DI ME”
(Rispondi)
 
 
 
educatrice2
educatrice2 il 02/07/07 alle 17:46 via WEB
PSICO PROVA A RISPONDERE: Che cosa pensano di se stessi gli assassini, i pedofili e gli stupratori? Quali sono le loro storie e come sono diventati dei criminali? INOLTRE esistono differenze psicologiche e di pericolosità sociale oppure i cosiddetti sex offender sono tutti uguali? E ancora: si tratta di una patologia dell’istinto o di una devianza psicosociale?
(Rispondi)
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 02/07/07 alle 17:56 via WEB
O.K EDU, scribverò un post, ma devi avere un po' di pazienza. Baci!
(Rispondi)
 
 
 
 
stella112
stella112 il 02/07/07 alle 18:13 via WEB
Domande interessantissime alle quali vorrei veramente dare una risposta ma temo sia difficile. Patologia dell'istinto o deviazione psicosociale? L'istinto non si ammala, la psiche si... per me (^_^)
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 02/07/07 alle 17:55 via WEB
SUCCEDE, in particolari ( MA NON PREOCCUPANTI) situazioni per lo più ansiose di essere terrorizzati dal pensiero di perdere il controllo di sè. Di aver paura di compiere gesti irreparabili per gli altri e per se stessi. Paura d'impazzire, di suicidarsi e di uccidere. SE TI CAPITA QUESTO, eventualmente parlane con il tuo medico curante... però stai tranquilla sono cose che prima o poi pensiamo tutti. CIAO!!!
(Rispondi)
 
gvgiusti
gvgiusti il 02/07/07 alle 17:22 via WEB
Quando fu approvata la legge Basaglia, che aboliva i manicomi, solo con grande difficoltà, e molto tempo, si trovarono soluzioni che potessero essere utili ai malati di mente. La legge avrebbe potuto funzionare, ma solo con grandissima dedizione da parte degli operatori, il che non sempre è accaduto, e accade. Uno dei problemi, molto discussi all'epoca, era rappresentato dalla pericolosità dei malati di mente, e molti sostennero che i malati di mente non erano più pericolosi di coloro che non erano malati di mente. La depressione è una malattia del cervello, come tale andrebbe diagnosticata e curata, e prognosticata quanto alla sua evoluzione e alla condotta del paziente. E' tempo, io credo, di incoraggiare gli studi biochimici e farmacologici sull'attività del cervello. Al di là di questo caso, che suscita tutta la nostra pena, sono certo che psico farà del suo meglio per illustrare i motivi per i quali ci troviamo in queste difficoltà.
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 02/07/07 alle 17:42 via WEB
GVGIUSTI GRANDE!!!
(Rispondi)
 
 
educatrice2
educatrice2 il 02/07/07 alle 17:48 via WEB
GVGIUSTI, dato che sapevi "la saggezza popolare" perchè poi hai voluto oblativamente ....
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 02/07/07 alle 17:58 via WEB
Questa della saggezza popolare e dell'essere oblativi non l'ho capita. Ragazzi telefonatevi!!!!
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 02/07/07 alle 17:57 via WEB
GRANDISSIMO, condivido in toto.
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 02/07/07 alle 18:00 via WEB
EDU non spenderebbe mai il costo di una telefonata... Ha il braccino corto!! CIAO EDU, un abbraccio ( SHERZAVO NATURALMENTE! Lo dico per chi è così sfortunato da non conoscere EDUCATRICE2)
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 02/07/07 alle 18:03 via WEB
BRAVA PSICO! Credo sia giunto il momento di tentare una riflessione sugli avvenimenti sconvolgenti che ci circondano e che, ormai giornalmente, giungono alle nostre orecchie: genitori che uccidono figli, fidanzati che uccidono l’amata, figli che uccidono genitori. Quale malessere sociale, quale segreta angoscia può renderci comprensibile questo oceano di dolore e di follia? La psichiatria colloca nella categoria della psicopatia i protagonisti di queste tragedie. Si definiscono "psicopatiche" personalità immature, emotivamente indifferenti agli altri, alle loro gioie e alle loro sofferenze. Questi soggetti non sviluppano sentimenti empatici, non entrano cioè in risonanza emotiva con il loro prossimo, non sanno percepirne i moti dell’anima. Non sono capaci di sviluppare sentimenti positivi come riconoscenza, affetto, rispetto e sono poco propensi ad amare, affamati spesso delle emozioni che non sanno provare, immaturi anche sul piano morale e sostanzialmente incapaci di sentire rimorso o sviluppare senso di colpa. Tutto ciò produce personalità irresponsabili, atte a mentire spudoratamente, con condotte antisociali e scarsi freni morali che possono sfociare, con una certa frequenza, in atti violenti e delittuosi. E’ possibile che vi sia qualche evento sociale, qualche stile di vita che giustifica e rende intelligibile una così larga diffusione di questa grave anomalia psichica?
(Rispondi)
 
 
gvgiusti
gvgiusti il 02/07/07 alle 23:43 via WEB
mmmhhh, vai sul DSM IV a controllare le definizioni.
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:07 via WEB
PSICO SE PERMETTI PRO A RISPONDERE AD ARZA. Quali sono gli eventi che ci costituiscono come soggetti umani e che contribuiscono a plasmare la nostra sensibilità profonda? Io credo che nasca proprio sulla base delle prime relazioni affettive la nostra capacità di percepire l’altro, di sentirne le ragioni profonde, di parteciparne il dolore e la gioia. La potremmo chiamare educazione dei sentimenti. Quello a cui assistiamo, oggi, è un clamoroso vuoto di comunicazione, particolarmente grave e pericoloso nelle relazioni primarie destinate a formare la personalità dell’individuo. Una educazione sempre più impersonale, affidata sovente alla televisione, rapporti frettolosi all’interno delle mura domestiche, valori centrati solo sulla competizione con il collega di lavoro o con il compagno di banco, e, parallelamente, rari esempi di solidarietà, rarissimi sforzi per capire l’altro e la sua diversità, unicità, sono tutti elementi favorenti una psiche immatura, fredda ed impersonale. Spesso la stessa malattia e vecchiaia vengono vissute e fatte vivere come fardelli insopportabili, quasi delle colpe che ostacolano la vita dei giovani e sani. Il rischio è quello che non si guardi più un film immaginandolo e sentendolo vita, ma al contrario che si osservi la vita come fosse un film; e molti degli sconvolgenti eventi di questi giorni sembrano confermare questo assurdo emotivo ed esistenziale. In molti rapporti, e purtroppo anche in quelli genitori-figli, le cose, gli oggetti ed il loro possesso finiscono per avere un ruolo surrogatorio rispetto ad una carenza relazionale oscuramente sentita ma non affrontata e risolta. Insomma risulta più facile comprare e aspettarsi da ciò gratitudine e felicità, piuttosto che rapportarsi realmente, fornendo quegli insostituibili strumenti alla sensibilità nostra e altrui che soli possono renderci, a pieno titolo, umani. E così l’insana, cieca, stupida abitudine di fornire l’oggetto, la cosa prima ancora che venga desiderata, che venga sognata, che venga in qualche modo conquistata, senza nemmeno far sorgere quella dimensione desiderante di attesa, di aspettativa, ammala fin dall’inizio la nostra anima, la rende anemica, fragile, incapace di attendere, di provare piacere nel conquistare, magari anche lentamente, le cose e la precipita nel baratro del “tutto è dovuto” ma anche del “tutto è scontato” che allontana inesorabilmente dalla realtà e dalla ragione.
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:07 via WEB
ARZA ED EDUCATRICE2 SIETE D'ACCORDO?
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 02/07/07 alle 18:11 via WEB
Deontologia tu parli di affetti , di educazione, di formazione delle capacità relazionali.... ma credi davvero che tutto questo sia sufficiente per prevenire la malattia mentale?
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 02/07/07 alle 18:12 via WEB
IL CERVELLO E' UN VISCERE COME GLI ALTRI (fegato, milza, cuore, ecc...) e si disfunziona!!! HAI VOGLIA DI EDUCARE!!!
(Rispondi)
 
 
gvgiusti
gvgiusti il 02/07/07 alle 20:26 via WEB
summainiuria, ancorchè avvocato, ha capito benissimo: servono farmaci più efficaci ed una migliore comprensione dei meccanismi BIOCHIMICI della depressione. Freud e Jung appartengono alla preistoria della psichiatria, ancorchè genialissimi. Mi spiace per psico, ma le neuroscienze, e non la psicologia, guariranno le malattie del cervello e della mente.
(Rispondi)
 
 
 
luigiarusso
luigiarusso il 02/07/07 alle 20:38 via WEB
GVGIUSTI COME SI FA A NON ESSERE D'ACCORDO CON TE?La cosiddetta "depressione" è una malattia coesistente con un alterato biochimismo cerebrale, non diversamente dal diabete, ma più complessa; può essere intesa come un’abnorme esaltazione delle normali oscillazioni dell’umore esistenti in tutti quanti gli individui oppure come un’alterazione patologica dell’umore, diversa dalla normale tristezza. Ciò ovviamente non significa che un trauma psichico o stress prolungati, oppure particolari eventi psico-sociali (perdita, pensionamento, precedenti esperienze di separazione nell’infanzia) o malattie determinate o particolari trattamenti farmacologici non possano provocarla (le cosiddette depressioni "psicoreattive" e iatrogene). Tuttavia, perché il lutto, le frustrazioni, gli insuccessi, eccetera, possano determinare la depressione, occorre ammettere l’esistenza di una labilità dell’omeostasi timica, ovviamente diversa da caso a caso. Infatti, come nel soggetto non predisposto al diabete gli eccessi alimentari provocano obesità, ma mai il diabete, nel soggetto non predisposto alla depressione i vari stress esistenziali non determinano la depressione, vengono vissuti e gestiti entro i confini della tristezza. Ovvio è il discorso nel caso delle depressioni dette endogene, non motivate da cause esistenziali determinate, dove la malattia è chiaramente indotta da un alterato biochimismo cerebrale. Infatti non va dimenticato che il cervello è sede anche dei nostri processi psichici; quando disfunziona, sia per cause endogene sia per cause che gli provengono per via sensoriale dagli accadimenti negativi dell’esistenza, esso altera le funzioni che gli sono proprie, ideative, timiche, eccetera, non diversamente dagli altri visceri. La depressione è una malattia polisintomatica e può esprimersi con netta prevalenza psichica oppure somatica, condizione che dà luogo a sindromi depressive talora veramente complesse e di difficile diagnosi (vedi, per esempio, le depressioni mascherate). Sul versante somatico vanno segnalati: stipsi, più raramente diarrea, meteorismo, turbe del sonno con un prevalere dell’insonnia, intolleranza al freddo e al caldo, secchezza alle fauci (evidente soprattutto alle labbra: da riduzione della salivazione sino ad un terzo), perdita dell’appetito senza cause evidenti con calo di peso corporeo, ridotta potenza sessuale sino all’impotenza e alla frigidità, amenorrea, astenia muscolare, dolori saltuari di tipo artrosico diffusi a tutte le articolazioni soprattutto alla colonna vertebrale, cefalea, crisi lipotimiche, sensazioni vertiginose, nausea con conati di vomito specie al mattino, dolori pseudoanginosi, difficoltà respiratorie a tipo "inspiratio sospirosa", senso di bolo pseudoisterico, numerose altre sensazioni di difficile definizione interessanti varie parti del corpo (psichestesie) e altri disturbi neurovegetativi.
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 02/07/07 alle 18:12 via WEB
PSICO IN BASE A QUELLO CHE SAI E DICI QUESTA MAMMA
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 02/07/07 alle 18:13 via WEB
QUESTA MAMMA-ASSASSINA ANDRA' IN CARCERE? Chi la difenderà potrà usare la perizia psichiatrica.....
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 02/07/07 alle 18:14 via WEB
TROPPO COMODO.
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 02/07/07 alle 18:18 via WEB
Delitti, crimini, misfatti orribili poi arriva un signorina tutto azzimato e dice: "Fermi tutti, io figlio di S. FREUD e di Carl Gustav Jung ( coppia di fatto), sono lo psichiatra. Questo infame delinquente è pazzo. LIBERATELO SUBITO!!! " E addio....
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 02/07/07 alle 18:20 via WEB
IHIHIHIHIHIH "Io figlio di S. FREUD e di Carl Gustav Jung ( coppia di fatto)". Aurora mi fai morir dal ridere. Ma sono rientrati nei DIco? E tu sei stata adottata????
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 02/07/07 alle 18:21 via WEB
Ridevo con Aurora che scherzava. Forse anche questo è unj modo per far fronte a queste tragedie. Non per mancaqnza di rispetto. Ma per AUTODIFESA!!!
(Rispondi)
 
dottoresottile
dottoresottile il 02/07/07 alle 18:24 via WEB
Parlando di Jung è sempre necessario dissipare dei dubbi o equivoci. Per esempio, direi che Jung non è mai stato allievo di Freud, e, da un certo punto di vista, credo che non sia stato neanche un suo rivale. Jung cominciò molto presto a leggere una delle opere fondamentali di Freud, L'interpretazione dei sogni, e ne rimase molto colpito. Scrisse a Freud della grande impressione che quest'opera gli aveva prodotto. D'altra parte, Jung a differenza di Freud, aveva cominciato a lavorare, già da molto tempo, in un ospedale psichiatrico, ed aveva avuto grande esperienza con i malati gravi, quei malati che noi oggi chiamiamo schizofrenici. Egli rimase colpito dal contributo di Freud, il quale cercava di andare alla radice dei comportamenti umani. Jung aveva già realizzato un'esperienza, attraverso il "test di associazione": contando il tempo con il quale una persona rispondeva a una parola, aveva intuito un rapporto tra il tempo impiegato per rispondere e una difficoltà della persona stessa. Jung chiamò "complesso" questo rapporto. Quello che Jung scopriva attraverso il test associativo era abbastanza coerente con quello che andava dicendo Freud. Quindi direi che Jung sia stato, più che un allievo, un collaboratore di Freud. Ovviamente, nella nostra cultura Freud, non solo per il fatto di essere venuto prima, ma per la grandissima dimensione della sua scoperta, ha un importanza del tutto particolare, anche se in fondo alcuni risultati della sua ricerca erano stati già preceduti da alcuni grandi personaggi del Settecento - mi riferisco, per esempio, alla scoperta dell'ipnosi - che avevano intuito l'esistenza di un mondo nascosto e naturalmente avevano dato delle spiegazioni molto diverse rispetto a Freud e a Jung. Freud capisce che è possibile delineare una nuova disposizione dell'animo umano, una disposizione che tenga conto non soltanto della coscienza, ma anche e soprattutto di altri aspetti della vita psichica non facilmente conoscibili e non conosciuti, a cui dette il nome di "inconscio". Io preferisco usare il termine "inconscio" sempre come aggettivo, perché di per sé l' "inconscio" non esiste. Noi con questo termine ovviamente ci riferiamo a una dimensione psicologica, attraverso la quale capiamo che non solo agiamo con una certa consapevolezza, ma che nel momento stesso in cui agiamo probabilmente una dimensione inconsapevole della nostra coscienza ci guida. Come in questo momento abbiamo un cuore che batte, ma non ne siamo consapevoli, così la nostra vita psichica si muove non solo sotto la spinta di una certa intenzionalità, ma si muove anche sotto la spinta di forze che Freud ha voluto denominare "forze inconsce". Sarà poi tutto il successivo lavoro di Freud e di Jung che darà a queste forze un loro nome e una loro collocazione all'interno di quella splendida dimensione che è la dimensione psicologica.
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:25 via WEB
ANALISI ACUTA DOTTERESOTTILE , MA CHE NON CONDIVIDO
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:26 via WEB
Spaccando il capello in 4 a volte non ti resta nulla in mano....
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:28 via WEB
SU JUNG MI PERMETTO DI RICORDARTI: Carl Gustav Jung fu uno dei più noti e influenti seguaci di Freud. Nato nel 1875 a Kesswil, in Svizzera, figlio di un pastore protestante,Jung si laurea in Medicina e nel 1900 entra a lavorare nell' ospedale psichiatrico di Zurigo, diretto da Eugen Bleuler (1857-1939). Venuto a conoscenza delle teorie di Freud, intrattiene con lui scambi epistolari ed entra a far parte del movimento psicoanalitico, ma con la pubblicazione del suo volume Trasformazioni e simboli della libido (1912) vengono alla luce i suoi dissensi teorici con Freud e nel 1913 il loro rapporto si interrompe. Nel 1920, Jung intraprende viaggi in vari continenti per studiare le culture primitive e, nel 1921, pubblica il libro Tipi psicologici . Nominato nel 1930 presidente onorario della Società tedesca di psicoterapia, dopo l' avvento del nazismo, nel 1933, non dà le dimissioni, ma collabora con Herman Goring, sino al 1940, alla riorganizzazione della Società. Nel 1948 viene fondato il Carl Gustav Jung Institut per l' insegnamento della teoria e dei metodi di quella che è ormai denominata psicologia analitica , per distinguerla dalla psicoanalisi freudiana. Jung muore nel 1961. Jung condivide inizialmente con Freud l' ipotesi che le manifestazioni delle malattie mentali, per essere comprese, richiedono il riferimento alla storia individuale del paziente e ai processi di rimozione che che l' accompagnano. Successivamente, però, egli comincia a dubitare che i contenuti rimossi siano di natura esclusivamente sessuale e arriva a formulare l' idea che i fenomeni psichici siano manifestazioni di un' unica energia presente nella natura e non riducibili alla sola sessualità: la libido . Alla nozione di libido Jung attribuisce caratteristiche che richiamano lo slancio vitale di Bergson: essa è una pulsione dinamica della vita, che garantisce la conservazione degli individui e delle specie. Secondo Jung, Freud privilegiava eccessivamente la componente biologica di essa a scapito di quella spirituale e ne dava una rappresentazione intrisa di pessimismo: si trattava invece, di una forza essenzialmente sana, protesa verso il futuro, dalla quale dipendono le realizzazioni più alte della cultura occidentale. La libido, infatti, è suscettibile di evoluzione, e può essere spostata su oggetti immateriali ed è, dunque, spiritualizzabile; solo quando tale evoluzione è bloccata e avvengono regressioni, si originano le nevrosi . La nevrosi, infatti, è prodotta non tanto da avvenimenti risalenti alla prima infanzia, quanto da un conflitto presente, ovvero dall' incapacità di adattarsi alle richieste dell' ambiente o di trasformarlo: in questa situazione vince l' inerzia, particolarmente forte nei bambini e nei primitivi, e si regredisce a forme più arcaiche di funzionamento della libido . Grazie all' attività di produzione dei simboli , l' uomo primitivo riuscì a trasferire l' energia psichica da manifestazioni pulsionali immediate, a manifestazioni mediate, orientate verso fini creativi e, in tal modo, effettuò la transizione dal piano della natura a quello della cultura. I simboli della libido manifestano contenuti che trascendono la coscienza e aprono, dunque, al mondo dei valori religiosi; la religione , a sua volta, attraverso i suoi simboli, sposta la libido fuori dall' ambito strettamente familiare, a cui Freud la restringeva, e la rende disponibile agli usi sociali. In tal modo, Jung veniva ad attribuire alla religione una funzione decisiva nello sviluppo della civiltà. Nell' ultima fase della sua attività, egli condannerà la massificazione e la perdita di spiritualità del mondo moderno, nonchè il predominio incontrastato della scienza, e guarderà con crescente interesse alle culture e alle religioni orientali e all' esegesi delle simbologie presenti in esse. Il simbolo, svolgendo una funzione mediatrice fra l' inconscio e la coscienza può operare come agente trasformatore della natura stessa dell' uomo, conducendolo ad individuarsi sempre più articolatamente come un Io. Ogni cosa può essere impiegata e funzionare da simbolo, ma alcuni simboli hanno una ricorrenza universale, che rimanda all' esistenza di quelli che Jung chiama archetipi , cioè letteralmente modelli: i simboli non sono altro che trasformazioni della libido, nelle quali si esprimono gli archetipi. Gli archetipi non sono idee, ma possibilità di rappresentazioni, ossia disposizioni a riprodurre forme e immagini virtuali, tipiche del mondo e della vita, le quali corrispondono alle esperienze compiute dall' umanità nello sviluppo della coscienza. Essi si trasmettono ereditariamente e rappresentano una sorta di memoria dell' umanità, sedimentata in un inconscio collettivo , non puramente individuale, ma presente in tutti i popoli, senza alcuna distinzione di luogo e di tempo: la mia vita è la storia di un' autorealizzazione dell'inconscio , afferma Jung . Gli archetipi lasciano le loro tracce nei miti, nelle favole e nei sogni, che contrariamente a quanto pensava Freud, non sono appagamento di desideri puramente individuali legati alla sessualità infantile, ma espressioni dell' inconscio collettivo. Un' analisi comparata di questi materiali è in grado di portarli alla luce: Jung menziona tra gli archetipi più importanti quello del vecchio, della grande madre, della ruota, delle stelle e così via. Essi, però, non si presentano mai all' analisi allo stato puro, ma attraverso loro manifestazioni in simboli: ogni individuo li avverte come bisogni e li può esprimere in modo storicamente variabile, secondo le diverse situazioni etniche, nazionali o familiari. In tal modo, l' inconscio collettivo, attraverso gli archetipi, può condizionare e dirigere la condotta dell' individuo nei suoi rapporti col mondo, inducendolo a ripetere esperienze collettive e, quindi ostacolandolo nel suo ulteriore sviluppo, oppure guidandolo nei suoi progetti. A proposito dell'inconscio collettivo, dice Jung in una conferenza tenuta nel 1936: L'inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall'inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all'esperienza personale e non è perciò un'acquisizione personale. [...] l'inconscio personale consiste soprattutto in "complessi"; il contenuto dell'inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da "archetipi". Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque. La ricerca mitologica la chiama "motivi"; nella psicologia dei primitivi esse corrispondono al concetto di raprésentations colletives di Lévy-Bruhl; nel campo della religione comparata sono state definite da Hubert e Mauss "categorie dell'immaginazione. I complessi di rappresentazioni che mediano questa interazione fra coscienza e inconscio e fra inconscio individuale e inconscio collettivo sono strutturati secondo coppie di opposti. Una di queste coppie è costituita dall' Io , inteso come il complesso di rappresentazioni coscienti e permanenti, in cui è riposta la propria identità, con tutti i principi e valori accolti e riconosciuti, e dall' Ombra , intesa come l' insieme delle possibilità di esistenza respinte dal soggetto come non proprie in quanto considerate negative. Sul piano dell' inconscio collettivo, una variante dell' archetipo Ombra è rappresentata dal diavolo. L' inconscio collettivo è il punto di arrivo dell' analisi, secondo Jung: questa, infatti, risale dal sintomo al complesso e da questo simbolo all' archetipo. Obiettivo della terapia è la realizzazione dinamica del Sé , come espressione individuale di quel che è universalmente umano e, quindi, come superamento continuo del conflitto tra la coscienza e l' inconscio. A tale scopo è necessario che sia superata una fusione e identificazione immediata con gli archetipi e sia, invece, effettuata una integrazione di essi nella coscienza, in modo che questa possa allargare i propri confini e diventare capace di operare scelte che portino all' attuazione del Sè. La terapia non mira, dunque, a recuperare il rimosso, come voleva Freud, ma a recuperare gli archetipi, in modo che nella psiche possano coesistere i contrari senza produrre conflitti e scissioni: la razionalità e l' irrazionalità, il maschile e il femminile, l' estroversione e l' introversione, il pensiero e la sensazione. L' obiettivo non è l' eliminazione di uno di questi contrari, perchè ciò condurrebbe a un impoverimento del Sè, che diventerebbe unilaterale: si tratta, invece, di integrare armonicamente ciascun contrario con l' altro, assecondando le tendenze vitali del paziente all' autorealizzazione. Su questi presupposti, Jung costruì una tipologia di caratteri, ossia di forme individuali stabili, la quale fondata prevalentemente sulla distinzione fra estroversione e introversione : nel primo caso, l' energia libidica è orientata all' esterno, mentre nel secondo, è distolta dagli oggetti esterni per concentrarsi sul mondo interno del soggetto. Però, anche quando predomina uno di questi tratti caratteristici, ciò non significa, secondo Jung , che l' opposto sia del tutto scomparso e inoperante. Jung concepisce il Sé come la totalità psichica rispetto a cui l'Io, la nostra parte cosciente, è solo una piccola parte. Va ricordato che Jung è stato buon lettore di Kant, che a sua volta aveva paragonato la ragione a un'isola nell'oceano dell'irrazionale. Diventar se stessi, o come dice Jung " individuarsi ", significa non arroccarsi nella propria identità egoica, ma aprirsi al Sé, ossia a quell'altro da noi che è dentro di noi, senza il quale non c'è sviluppo psichico. La dinamica Io e Sé ha in Jung un'accentuazione intrapsichica, è pensata cioè come una dinamica interna all'individuo, mentre le odierne psicologie del Sé hanno un'accentuazione interpsichica, pensano cioè a una relazione tra due individui (madrebambino). Per quel che riguarda il sentimento , Jung dice: Quando io uso la parola "sentimento" in contrasto con "pensiero", mi riferisco a un giudizio di valore, per esempio: piacevole o spiacevole, buono o cattivo, e via dicendo. Secondo questa definizione il sentimento non è un'emozione (che, come dice la parola, è involontaria). Il sentimento, come l'intendo io, è (come il pensiero) una funzione razionale (cioè imperativa), mentre l'intuizione è una funzione irrazionale (cioè percettiva).
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dottoresottile
dottoresottile il 02/07/07 alle 18:29 via WEB
MAMMA MIA C'E' TROPPO DA LEGGERE!!!
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dottoresottile
dottoresottile il 02/07/07 alle 18:29 via WEB
DEONTOLOGIA TI SPIACE SE TI RISPONDO DOPO CENA......
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deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 18:30 via WEB
SE proprio ha bisogno di tempo per documentarti....
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elvia4
elvia4 il 02/07/07 alle 18:35 via WEB
A ME PIACCIONO I DATI CONCRETI...
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elvia4
elvia4 il 02/07/07 alle 18:35 via WEB
SOLO ATTRAVERSO I DATI SI LEGGE LA REALTA'
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elvia4
elvia4 il 02/07/07 alle 18:36 via WEB
ECCO GLI ULTIMI DATI SU OMICIDI IN FAMIGLIA: Ogni due giorni un omicidio in famiglia. In sette casi su 10 la vittima è una donna. Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel Nord Italia. Delitti che hanno più a che fare con il male di vivere che con la malavita: in Italia c'è un omicidio in famiglia ogni due giorni: sono stati 187 i delitti maturati in ambito domestico nel 2004, in leggero calo rispetto al 2003, quando furono 201. In 7 casi su 10, la vittima è una donna ed in 8 su 10 l'autore è un uomo. Il contesto relazionale nel quale si consumano la maggior parte degli omicidi è quello della coppia (100 delitti, pari al 53,5%). I dati sono contenuti nel rapporto 2005 «L' omicidio volontario in Italia», curato da Eures ed Ansa. AL NORD PRIMATO VITTIME - Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel Nord Italia (83, pari al 44,4%) contro i 64 del Sud (34,2%) ed i 40 del Centro (21,4%). La Lombardia si conferma la regione a più alto rischio con 26 vittime (13,9%), seguita da Lazio (19), Toscana (16), Veneto, Campania e Sicilia (15) e Piemonte (14). Ma è Roma la provincia più colpita, con 13 morti, seguita da Milano (11), Torino (8) e Napoli (7). DONNA VITTIMA IN 7 CASI SU 10 - Nel 68,4% dei casi (128 in termini assoluti) le vittime di omicidio in famiglia sono donne, più numerose nelle regioni del Centro (75%), seguite da Sud (68,8%) e Nord (65,1%). L' indice di rischio (vittime per 100 mila abitanti) risulta significativamente più alto tra le donne (0,43 vittime per 100 mila abitanti), in particolare nella fascia 35-54 anni (0,49) a fronte di un dato maschile pari a 0,21. Un più elevato rischio risulta peraltro già presente tra le minori, con 16 vittime di sesso femminile rispetto alle 8 di sesso maschile. PIÙ VITTIME TRA OVER 64 - Il numero più alto di vittime si registra tra gli over 64 (39, pari al 20,9%) e nella fascia 35-44 anni (32, pari al 17,1%), cui seguono le fasce 25-34 anni e 45-54 anni (29 vittime, pari al 15,5%) e quella 55-64 anni (19, pari al 10,2%). Le fasce 14-18 anni e 19-24 anni contano entrambe 8 vittime (pari al 4,3%), mentre gli omicidi di figli in età prescolare registrano 13 vittime (6,9%). Nel 69,5% dei casi, vittima e autore risultano conviventi al momento dell' omicidio. CONIUGI O CONVIVENTI PIÙ A RISCHIO - Nella maggior parte dei casi la vittima è coniuge o convivente (72 vittime nel 2004, pari al 38,5%, prevalentemente donne); seguono i genitori (33 vittime, pari al 17,6%), i figli (25, pari al 13,4%) e gli ex coniugi/ex partner (20 vittime, pari al 10,7%). Inferiore il numero delle vittime tra partner/amanti (7 casi, pari al 3,7%), così come tra fratelli e con altri familiari (entrambi con 5 vittime pari al 2,7%). DISAGIO FISICO E MENTALE, LITI E PASSIONE LE CAUSE - Accanto al movente di natura passionale ed a quello derivante da liti e dissapori (entrambi con 43 vittime, pari al 23%), tra le altre cause dell' omicidio in famiglia emerge il disagio della vittima o dell' autore: il 12,8% è attribuito a disturbi psichici dell' autore, il 9,6% a futili motivi, l' 8,6% ad un raptus ed il 6,4% ad una situazione di forte disagio della vittima stessa. UOMO ASSASSINO IN 8 CASI SU 10 - Sono soprattutto uomini gli autori di omicidi in famiglia (144, pari all' 80,4%). Le fasce con la più alta concentrazione sono quelle comprese tra i 25 e i 44 anni: tra i 35-44enni gli autori di omicidio arrivano a 37 (pari al 20,7%), superando di un solo caso la fascia 25-34 anni (36, pari al 20,1%).
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doctorlegum
doctorlegum il 02/07/07 alle 18:48 via WEB
SONO DATI ESTREMAMENTE INTERESSANTI, DA ANALIZZARE CON CURA...
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doctorlegum
doctorlegum il 02/07/07 alle 18:48 via WEB
Se non ricordo male il primo omicidio in famiglia si perde nella notte dei tempi....
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doctorlegum
doctorlegum il 02/07/07 alle 18:49 via WEB
PARLAVO DI CAINO E ABELE. Le passioni nascono in famiglia, anche la follia nasce in famiglia ed entrambe possono uccidere!
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doctorlegum
doctorlegum il 02/07/07 alle 18:54 via WEB
Ma viene un dubbio ( per meglio dire TANTI DUBBI) su questo delitto che tu racconti così bene: TUTTI SAPEVANO CHE TERESA ERA DEPRESSA ma che il male sarebbe arrivato al punto di mangiarle il cervello e spingerla verso la strage???????????????? Teresita si è scagliata sui familiari come una furia. Ha aggredito con un coltellaccio il marito, l’uomo ha tentato di fermarla, lo testimoniano le ferite da difesa alle braccia e alle mani, poi il colpo alla gola. Quindi è toccato a Brian, anche lui ferito al collo, come la figlia Babhy. SI POTEVA PREVEDERE???
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luiginoluigina
luiginoluigina il 02/07/07 alle 18:55 via WEB
SCRIVETE COSI' TANTO CHE CI VUOLE MOLTO TEMPO PER LEGGERBVI E CAPIRVI TUTTI!!!
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deontologiaetica
deontologiaetica il 02/07/07 alle 19:35 via WEB
DOTTSOTTILE TI AIUTO . QUESTE ALCUNE (POCHE) FRASI DI JUNG CHE MI HANNO FATTO PIU' RIFLETTERE: Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri. Di regola, le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti e altri misteriosi fattori inconsci che con la volontà cosciente, le buone intenzioni, la ragionevolezza. Il vero capo è sempre guidato La parola credere è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci. Il cervello è visto come un'appendice dei genitali. La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta. Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole Mostratemi un uomo sano di mente e lo curerò per voi. Questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'autore, il pubblico e il critico. Se c'è un qualche cosa che vogliamo cambiare nel bambino, prima dovremmo esaminarlo bene e vedere se non è un qualche cosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Se' o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo. La mia vita è la storia di un' autorealizzazione dell'inconscio.
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lasuocera0
lasuocera0 il 02/07/07 alle 19:36 via WEB
DOvevi dividere queste frasi. Messe così sembrano un discorso di un pazzo dissociato..........
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lasuocera0
lasuocera0 il 02/07/07 alle 19:39 via WEB
DIVIDERLE COSIì : La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta.||||||||||||||||| Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole||||||||||||||||| Mostratemi un uomo sano di mente e lo curerò per voi||||||||||||||||| ecc.....
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servoarbitrio
servoarbitrio il 02/07/07 alle 19:42 via WEB
Non passa, ormai, quasi giorno in cui i media non ci comunichino delitti atroci, aberranti. Genitori che uccidono figli, figli che massacrano genitori, delitti "di branco", omicidi a sfondo sessuale, uccisioni nate da cause futili e inesistenti... È stato scritto che anche un tempo certi fatti avvenivano, ma se allora la condanna era unanime e generale, ai nostri giorni, dopo un primo sdegno e alcuni giorni di primo piano televisivo, tutto viene per così dire "digerito", quasi si accettasse la normalità del male o si liquidasse quest'ultimo sotto il termine generico di "follia".
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servoarbitrio
servoarbitrio il 02/07/07 alle 19:42 via WEB
TU PSICO CI STAI FACENDO VEDERE UNA REALTA' DIVERSA.............
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agostino88
agostino88 il 02/07/07 alle 19:49 via WEB
mezzi di comunicazione di massa dovrebbero quindi trovare il modo di raggiungere la maggior parte dell'audience con chiare ed esaustive trasmissioni che spiegassero i rischi cui vanno incontro le innocenti vittime delle dirompenti decisioni dei loro genitori. Pertanto quello che io rimprovero, soprattutto alla televisione è l'atteggiamento di tacita approvazione nei confronti di tutti quei personaggi che narrano i loro plurimi amori e il disinvolto cambio di partner, mentre mostrano la loro superficialità nell'osservare le reazioni dei figli di fronte a tali sconvolgimenti. Questo implicito suggerimento che è possibile e lecito vivere più vite nell'arco di una esistenza, questo ammiccamento complice con l'accompagnamento di liete musichette mi ricorda molto il serpente tentatore del lontano Paradiso Terrestre. E i serpenti, come ognuno sa , sono infidi e vanno schiacciati.
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agostino88
agostino88 il 02/07/07 alle 19:49 via WEB
FORTUNATAMENTE CI SONO 1 o 2 BLOG COME IL TUO.
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agostino88
agostino88 il 02/07/07 alle 19:50 via WEB
GRAZIE DI ESISTERE
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luigiarusso
luigiarusso il 02/07/07 alle 20:44 via WEB
GVGIUSTI però questa povera donna , dice Psico, era addirittura in chemioterapia psichiatrica seguita, sotto il profilo farmacologico-clinico da uno specialista neuropsichiatra. TU NON PENSI CHE UNO PSICOTERAPEUTA AVREBBE POTUTO CAPIRE I "RISCHI" E PREVENIRLI. Questi sono pazienti che non si possono lasciare soli nè in "entrata"..nè in "uscita" che sono i due momenti più rischiosi. Ti dico questo perchè mio fratello esce ed entra dalle case di cura. E' un ING. ma quando è depresso batte la testa contro il muro , ecc.. e due en da 2 mg gli fanno l'effetto di una camomilla........... CIAO . SCUSA LO SFOGO!
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luigiarusso
luigiarusso il 02/07/07 alle 20:46 via WEB
Entrata ed Uscita mi riferivo alla malattia ( inizio cura) ( fine cura , nel senso di primi miglioramenti apparenti) non certo ai ricoveri ripetuti. L'ho precisato per chi legge non certo per te GVGIUSTI!
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monnalisa100
monnalisa100 il 02/07/07 alle 21:50 via WEB
queste sono persone malate gia dalla nascita ,questi omicidi terribili non possono essere frutti di mente depressa ..sono atti terribili che solo una mente ,depravata puo pensare ,io credo che queste persone abbiano subito a loro volta atroci violenze ,e sono portatori di silenzi che nascondono ,chissa cosa ,nessuna mente se non malata puo arrivare a tanto ,chissa cosa scatta dentro di loro ...forse violenze subite ,,,nessuno puo sapere ,solo una certezza ,dementi...e sotto chissa cosa ...felice serata amica mia
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agm28169
agm28169 il 02/07/07 alle 23:59 via WEB
sentendo spesso di questi omicidi suicidi mi torna alla mente la novela del pirandello in cui zii dima vicino alla morte decideva di uccidere tutti i suoi animali per portarseli con se. la paura sempre piu maggiore di poter vivere con i propi beni o i propi cari in serenita fa "sbroccare" le persone che pensano di portarsele in un altro mondo e fuggire da questo. le teorie possono essere molte ma purtroppo la realta è sempre drammatica
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UomoLeggero
UomoLeggero il 03/07/07 alle 09:31 via WEB
Credo anch'io che si sarebbe potuto prevenire, credo che molti fattori possano portare a questi gesti, curare ma anche prevenire... Lo stress e anche le frustrazioni credo siano uno dei fattori che possano interessare maggiormente. Anche la società stessa a mio parere potrebbe contribuire ad evitare depressioni ed esaurimenti nervosi, senza adoperare la repressione per controllare l'aspetto sociologico, specie se questo va ad influenzare un comportamento familiare o di nucleo familiare. Oltre che la criminologia, può anche interessare che frustrazioni, stress, depressioni anche nell'ambito maschile incrementano incidenti lavorativi e anche mortali. Credo fortemente che la qualità del tenore di vita, materiale e psicologica possa servire per evitare che diverse situazioni possano protrarsi e finire in modo tragico... Credo che vivere a lungo con una condizione che va comunque stretta in un contesto psicologico possa fare vivere visioni non realiste, anche quando sarebbe il momento di dire anche basta... credo che prima o poi, quel basta possa essere espresso in forme come questa... la facciata di molte famiglie credo sia molto diversa dal contenuto, ma forse credo sia quella facciata che sia da ostacolo a comunque i diversi interventi che potevano essere fatti... anche nel passato c'erano queste vicende di violenze o comunque repressioni, nervosismi che finivano poi in violenze e fatti assurdi...
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niki0000
niki0000 il 03/07/07 alle 10:15 via WEB
mi chiedo ....se si sa che la depressione nelle sue svariate forme puo' portare a determinate situazioni perchè non si agisce in modo diverso? se si puo' prevenire perchè non farlo invece di attendere la tragedia? si sottovaluta sempre tutto ..........
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psicologiaforense
psicologiaforense il 03/07/07 alle 15:12 via WEB
L'uomo depresso di solito uccide i figli a scopo punitivo nei confronti della moglie. La donna invece uccide il figlio o le persone che ama e che vede come deboli e indifese, per poi uccidersi, per proteggerli da un mondo ostile. E' un atto delirante di protezione. E la morte viene vista come l'unica via di fuga dalla rovina
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pippo_217
pippo_217 il 04/07/07 alle 00:17 via WEB
Tutto questo, come sempre, è terribile. Ma ancor di più, lo è l'asettica, analisi, dell'esperto,che analizza ogni sfumatura caratteriale, psicologica, del comportamento, trovandone riscontro in qualche tabella, senza farsi coinvolgere. Ma un esperto psicologo, come vede la gente ? "Sente", con la professionalità e l'esperienza, l'indirizzo psicologico, dato dal comportamento altrui ? Un poeta crepuscolare, diventa un depresso, un kamikaze, diventa un isterico. Sono esempi stupidi certo ! Ciò che io valuto positivo in una persona, non può essere lo stesso parametro tuo, proprio perche tu hai mezzi d'analisi, più fini, dei miei ! Mi piacerebbe molto infilare i tuoi occhiali, per vedere ciò che vedi tu ! Ciao Psi.
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