Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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SOS TATO, IL MASCHILE, IL FEMMINILE, INVENZIONE VIRILITA', IDENTITA' NASCOSTE, OSTETRICO, MUTAMENTI COMPLESSI

Post n°8009 pubblicato il 04 Settembre 2014 da psicologiaforense

Maestri di scuola dell'infanzia, infermieri, badanti, ostetrici, per non parlare di baby sitter.... molte delle professioni che un tempo erano considerate tipicamente femminili vedono impegnati sempre più uomini. SONO GLI EFFETTI DELLA CRISI O IL SEGNO DI UNA SOCIETA' CHE STA CAMBIANDO? 

LAVORO: TENDENZE EMERGENTI E NUOVE SFIDE

In America li chiamano pink collar, col­letti rosa ad indicare lavori tipicamente femmini­li che oggi, sempre più spesso,  fanno gli uomini pur  in un contesto tradizionale, familista come quello italiano. Infatti, anche qui da noi, alcuni maschi stanno re­cuperando quella parte della loro identità legata alla cura, all'affettività, che esiste da sempre ma che è culturalmente occultata e si sperimentano  come baby sitter, maestri di scuola materna, infermieri, badanti, ecc...  Senza contare i lavorato­ri extracomunitari che rivestono ruoli profes­sionali tipicamente femminili. In questo ca­so ogni gruppo etnico segue percorsi diversi.  Perché il lavoro ha un ruolo essenziale nel­la costruzione dell'identità, soprattutto ma­schile. E nel nostro immaginario l'identità maschile è legata alla forza, all'aggressività, a un certo mo­do di muoversi, perfino ai vestiti da lavoro.  Senza dimenticare che tradizionalmen­te gli uomini sono socializzati a usare il cor­po come arma, perfino nelle interazioni ami­chevoli, che spesso prendono la forma di una scherzosa aggressione.  In conclusione, il problema non si lega tanto ai generi ma­schile o femminile in quanto tali, quanto al­le caratteristiche stereotipate che attribuiamo a un determinato lavoro. In genere la mascolinità si esprime in un lavoro al di fuori delle mura domestiche, e spesso in un lavoro che comporta fatica fisica, mentre le donne sono considerate più adat­te a sopportare stress emotivi, legati, per esem­pio, al coinvolgimento con anziani, bambini o malati. Si spiega così, per esempio, come il lavoro di operatore ecologico, co­munque legato alla pulizia, sia considera­to socialmente più accettabile per un uomo rispetto a un ruolo di cameriera o badante.

 
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Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 04/09/14 alle 19:29 via WEB
E' ciò che sostengo da tempo: è ora di spazzar via stereotipi, luoghi comuni e leggende metropolitane. I segnali ci sono stati, ci sono e saranno sempre più insistenti. Come al solito, sarà pigrizia, sarà paura del nuovo che avanza, li abbiamo elusi volutamente per non affrontare immediatamente il problema. E' un classico per noi italiani: mai stati tempestivi a cogliere le occasioni e le novità che contano per il futuro mutabile della società. Società che non guarda in faccia nessuno, nè tanto meno quelli con la puzzetta sotto il naso che a tempo debito, hanno subito detto: "Badante? Ekkevvordì??????". Ne sono arrivate a migliaia da tutta Europa e noi ancora a porci domande sul lavoro che manca. OK, ora finlamente, spinti anche dalla situazione sempre più grave, ci sono i mutamenti che contano, le occupazioni alternative e la "voglia" di compiere lavori che fino a ieri erano ritenuti, a torto, prettamente femminili. Cambia, cambia sì la società, più velcoe della luce e noi siamo sempre più lenti a recepire. Buona sera Giuliana.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 19:32 via WEB
Grazie Carlè:-)))
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 19:36 via WEB
Tradizionalmente il lavoro femminile, e non solo nelle società agricole, era legato al focolare domestico o comunque agli spazi vicini, come l'orto, il cortile.... Pensiamo anche alla classica dicotomia operaio/ casalinga, negli anni cinquanta/sessanta, in cui il ruolo della moglie del dipendente che si dedica al marito e ai figli è in qualche modo integrato e speculare a quello dell'uomo.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 19:38 via WEB
SONO MUTAMENTI COMPLESSI. È facile osservare che buona parte del conflitto emerge quando si parla di lavori socialmente poco rappresentativi. Non perché il problema non si ponga nelle professioni più qualificate o gratificanti, dove comunque c'è ancora molta segregazione ma perché la difficoltà per gli uomini di accettare mansioni etichettate come femminili nasce in gran parte da conflitti legati alla gestione del potere. Come dimostra il fatto che spesso le donne entrano in massa in una professione quando i salari scendono e le prospettive diventano meno gratificanti. Mentre l'ingresso degli uomini in una categoria professionale tende a valorizzarla e a renderla più forte anche sul piano delle rivendicazioni.
(Rispondi)
 
villari1980
villari1980 il 04/09/14 alle 19:44 via WEB
MAESTRO DI SCUOLA MATERNA. Un esempio tra tanti di come gli uomini accedano sempre più spesso a professioni considerate femminili. Cambiando, e cambiandole.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:12 via WEB
Ecco hai colto nel segno: cambiando (loro), e cambiando (le professioni). Infatti, se ci fosse stato un 50% di maestri maschi e un 50% di maestre femmine la scuola dell'infanzia e quella primaria sarebbero state diverse e non avremmo oggi gli insegnanti peggio pagati d'Europa.
(Rispondi)
 
job1111
job1111 il 04/09/14 alle 19:48 via WEB
Dagli anni settanta, molte donne sono entrate nel mercato del lavoro indirizzandosi, oltre che alle professioni più vicine ai loro ruoli tradizionali, a professioni liberali fino ad allora quasi esclusivamente maschili o a settori in cui erano poco presenti come l'insegnamento nelle università, la dirigenza di aziende, la politica, i ruoli di governo, ecc.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:15 via WEB
D'altro canto, professioni che oggi sono femminili hanno visto a lungo una consistente presenza maschile. Lo stesso lavoro "servile" è stato, fino all'Ottocento un lavoro anche maschile. Ma è un uomo anche il maestro del libro Cuore, e in maggioranza uomini sono stati, a lungo, i presidi o gli insegnanti delle scuole superiori. Del resto, i ragazzi che si iscrivono a facoltà come lettere, filosofia, ecc... sono una minoranza, ma coscienti che la loro collocazione professionale futura sarà soprattutto nell'insegnamento.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:18 via WEB
Un altro esempio è il lavoro infermieristico. Nell'immaginario collettivo si tratta di un lavoro di cura tipicamente femminile, in cui le competenze richieste passano in secondo piano. Quando gli uomini sono entrati nella professione infermieristica hanno contribuito a connotarla diversamente. E anche sugli aspetti più avventurosi o cruenti che potrebbero farne un lavoro da «veri uomini». Tanto che l'American Assembly of Men in Nursing (AAMN), l'associazione statunitense degli infermieri, ha puntato su questo tipo di immagine con una serie di campagne promozionali che hanno scatenato un vivace dibattito
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maraciccia
maraciccia il 04/09/14 alle 19:49 via WEB
dolcissima immagine..viva i mutamenti di questo tipo
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:22 via WEB
E FORSE NON È UN CASO, MARA, CHE MIRCO RIZZI, UNO DEI POCHISSIMI UOMINI A ESERCITARE IN ITALIA LA PROFESSIONE DELL'OSTETRICO, MENO DEL 2 PER CENTO SUL TOTALE, SIA VICEPRESIDENTE DEL COLLEGIO DELLE OSTETRICHE DI BOLZANO.
(Rispondi)
 
 
 
maraciccia
maraciccia il 05/09/14 alle 11:51 via WEB
in fondo ognuno di noi ha le sue qualità e tende a fare nella vità ciò per cui è portato, ma non ha tutti è dato trovare un lavoro secondo la propria indole..se fosse così la società sarebbe molto più felice
(Rispondi)
 
 
 
 
maraciccia
maraciccia il 05/09/14 alle 22:24 via WEB
ossignor..ho scritto a tutti con l'h!!
(Rispondi)
 
claude888
claude888 il 04/09/14 alle 19:50 via WEB
E' una identità maschile in via di ridefinizione. Tu chiedi: " SONO GLI EFFETTI DELLA CRISI O IL SEGNO DI UNA SOCIETA' CHE STA CAMBIANDO? " Io penso ad entrambi.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:25 via WEB
Capisco cosa intendi. Se infermiera e ostetrica sono viste come professioni femminili, la situazione dell'insegnamento è diversa, perché è legata all'età degli studenti. Più sono piccoli, più il lavoro è considerato «femminile». La scuola dell'infanzia (3/5 anni) non è vista come un luogo dove si sviluppano processi pedagogici importanti (SIC!SIC!SIC!) per questo la maestra è semplicemente qualcuno che si deve prendere cura dei bambini.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:27 via WEB
Spesso sono proprio le mamme stesse, soprattutto in Italia, ad aspettarsi di affidare i bambini a una donna. Noi italiani siamo poco abituati a vedere figure maschili in questi ruoli, anche se in altri paesi è una realtà ancora minoritaria, ma in costante crescita!
(Rispondi)
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:30 via WEB
Un atteggiamento di segregazione sessuale - i bambini sono «cosa da donne» - che va oltre il rischio, del tutto teorico, che dietro l'insegnante uomo si nasconda un possibile PEDOFILO: nello stereotipo il fatto che un uomo tocchi il corpo di un bambino è visto come un comportamento sessuale non corretto... A meno che non si tratti di circostanze particolari, come un intervento medico: in questo caso la dimensione dell'autorevolezza che deriva dalla competenza scientifica prevale su quella della cura.
(Rispondi)
 
claude888
claude888 il 04/09/14 alle 19:53 via WEB
..cioè alla crisi che ti costringere obtorto collo a fare "la badante" cosa che forse ti ripugna e la società che cambia attenuando il divario di genere
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:30 via WEB
scusa i commenti cascano un po' a casaccio....
(Rispondi)
 
donadam68
donadam68 il 04/09/14 alle 20:36 via WEB
I veri stereotipi fortunatamente non esistono più, quelle visioni semplificate e condivise dalla massa sul modo di fare ed essere ,tipicamente riservate alla nostra cultura in senso negativo che creavano pregiudizi e false aspettative non sono più la base di una società che procede in avanti con il variare di opinioni basate su sesso, etnia, ... la società con l'avanzare dei tempi non resta più rigida in strutture ed identità, cosicchè non esistano ruoli profes­sionali confezionati di rosa tipicamente femminili o quelli di blu per quei lavori maschili e ben venga tale cambiamento in modo da evitare atteggiamenti pregiudizievoli e poco fiduciosi nei confronti di uomini maestri d'asilo e donne meccanico ; interessante il post , ti auguro una buona serata :)D
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:50 via WEB
CIAO!! Anche se oggi qualcosa sta cominciando a cambiare: maestri ed educatori sono ancora una sparuta minoranza, ma c'è chi comincia a prendere in considerazione baby sitter di sesso maschile, a volte proprio per affiancare al bambino una figura maschile o per offrirgli esperienze legate al gioco o allo sport che una mamma single o separata non sempre è in grado di proporre.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 20:52 via WEB
..... Un sondaggio realizzato da un'agenzia inglese di baby sitting mostra che oltre il 90 per cento delle famiglie sarebbe disponibile ad affidare il proprio figlio a un ragazzo. I bambini hanno bisogno di avere accanto figure maschili e femminili, perché solo così possono acquisire naturalmente un modello di parità. Non possiamo pensare che assorbano l'eguaglianza di genere se non gliela mostriamo in concreto. E all'atto pratico quelli che in genere non sono chiamati baby sitter ma baby tutor, o manny (dalla fusione di male e nanny) tendono a loro volta a proporre la professione in modo più dinamico, e «maschile».
(Rispondi)
 
Nuvola_vola
Nuvola_vola il 04/09/14 alle 20:54 via WEB
si adeguano alla fine.serve un lavoro e pur di lavorare si adeguano..meglio cosi che non aver voglia di lavorare...tutti i lavori sono umili...buona serata!
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 21:04 via WEB
Oggi capita spesso anche questo però ci sono situazioni particolari. Penso ad esempio alle ASSISTENTI SOCIALI...
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 21:06 via WEB
..... una professione che, in Italia, nasce durante il periodo fascista anche per valorizzare le "naturali" doti femminili. E questo emerge anche dal fatto che, fino all'inserimento di questa formazione in ambito universitario, le scuole fossero rivolte a formare "le" assistenti sociali E anche dal termine usato: «assistente sociale» conferisce al lavoro un'immagine diversa da quella evocata dai termini social worklsocial worker o travail/travailleur social usati nei paesi anglosassoni o francofoni.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 21:08 via WEB
....d'altro canto ancora oggi oltre il 90 per cento degli assistenti sociali sono donne. Ma è più interessante rimarcare che, anche se le ricerche mostrano che le motivazioni con cui uomini e donne scelgono questa professione non sono molto diverse, è più probabile che siano gli uomini ad accedere a posizioni di prestigio. In genere le donne, quando parlano delle loro scelte professionali, sono meno interessate alla carriera, mentre molti uomini, in questo tipo di professioni, vivono l'inizio "dal basso" come una sorta di apprendistato che li porterà in futuro a svolgere mansioni direttive. Cosa che puntualmente avviene!
(Rispondi)
 
mark_marchi
mark_marchi il 04/09/14 alle 21:17 via WEB
Il lavoro che fa il maschio può benissimo farlo anche la femmina e viceversa. Quando sono stato in Russia per la prima volta 40 anni fa guardavo stupito le donne guidare gli autobus, fare gli spazzini, i muratori, i facchini, ecc. Oggi succede ovunque o quasi.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 21:19 via WEB
In Italia e non solo... storicamente gli uomini, in quanto principali produttori di reddito della famiglia, mettono al primo posto le opportunità di reddito e carriera, e solo in una seconda fase la realizzazione personale. Mentre le donne, che hanno visto a lungo il loro reddito come secondario e la partecipazione al mercato del lavoro come non scontata, si sentono più libere di scegliere un'occupazione che le realizzi dal punto di vista personale.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 21:20 via WEB
Adesso però le cose stanno cambiando. Le donne cominciano a prestare maggiore attenzione all'aspetto economico e gli uomini a cercare anche un lavoro che dia senso alla loro vita.
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g1b9
g1b9 il 04/09/14 alle 22:37 via WEB
Per fortuna che succedono queste cose, finalmente si è compreso che certi lavori non sono solo femminili, ma erano considerati tali per cultura. E' uno dei vantaggi che il femminismo ha portato alla società e soprattutto alla famiglia. Sarebbe inimmaginabile oggi che quasi tutte le donne lavorano, e non per hobby soltanto, se dovessero sobbarcarsi anche i lavori femminili. Inoltre gli uomini sono bravissimi in questi lavori e la crisi economica ha contribuito ad invogliarli per questo genere di lavoro. Buona serata Giuliana, un sorriso:)
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 23:40 via WEB
CIAO GIOVANNA:-))) Grazie per visita e commento.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 23:42 via WEB
È una situazione complessa, che dipende da vari elementi: molte difficoltà emergono dal contrasto tra le aspettative che fanno riferimento a un ruolo tradizionale, più statico, quello che avevamo in mente quando siamo cresciuti, e le esigenze di una società più dinamica e duttile che ci vuole diversi. Ed è una difficoltà che può tradursi in disagio psicologico, che tipicamente si esprime nella sfera sessuale. E a confermare che il nodo del problema sta nella gestione di potere, spesso questi disagi emergono quando, all'interno della coppia, è la donna a rivestire un ruolo professionale tradizionalmente considerato maschile.
(Rispondi)
 
Yaris167
Yaris167 il 04/09/14 alle 23:27 via WEB
A proposito di sfide.. Che diresti di una ricerca che vede le donne ancora in minoranza nelle lauree scientifiche? La cosa mi ha sorpreso non poco ma sembrerebbe ancora confermare la presenza femminile in professioni sociali e di assistenza medica, tanto che alcune università si sono ingegnate in un " orientamento al femminile" per promuovere le lauree scientifiche nel campo dell' Ingegneria, Robotica e Meccatronica per uno Start up al femminile.. :-))
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Yaris167
Yaris167 il 04/09/14 alle 23:29 via WEB
...BUONANOTTE CARISSIMA!!! :-)
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 23:43 via WEB
Purtroppo è proprio così...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/09/14 alle 23:46 via WEB
Su altro versante, Un'indagine realizzata dal dipartimento di sociologia di questa università su uomini che fanno lavori domestici mostra un'ampia gamma di atteggiamenti, classificati come «rassegnati», «indifferenti», «adattati» e «innovatori». C'è chi esprime vergogna all'idea di fare lo stesso lavoro che faceva la propria madre, «un lavoro da femmina, uno schifo», e chi afferma di trovarsi bene e riconosce le proprie competenze - «sono diventato bravo» - o la scelta fatta.
(Rispondi)
 
job1111
job1111 il 04/09/14 alle 23:57 via WEB
Però per gli extracomunitari è tutto un altro discorso
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 05/09/14 alle 00:01 via WEB
La situazione è diversa per le diverse etnie: i filippini per esempio hanno un'immagine diversa rispetto a chi arriva dall'Europa dell'est, legata anche all'aspetto fisico e al tono di voce, che li rende più integrabili nei lavori domestici. E anche alcuni di loro ammettono di non avere difficoltà ad accettare questo genere di incombenze, anche se spesso mettono l'accento su competenze tipicamente maschili: «Non mi occupo solo di assistenza; faccio lavoretti, aggiusto le cose».
(Rispondi)
 
Marion20
Marion20 il 05/09/14 alle 00:11 via WEB
Il lavoro è in generale collegato in modo molto stretto all'identità di una persona, e poi, ovviamente, anche all'identità di genere, secondo gli stereotipi culturali della società in cui si vive. L'uomo è in effetti collegato all'idea del lavoro fuori di casa, alla fatica fisica, o all'idea del dover dirigere, assumersi compiti di responsabilità. Ecco perché nella nostra società si fa fatica a trovar donne manager, così come si fa fatica a trovare uomini che si dedicano ai lavori di casa. La crisi occupazionale ha creato in generale una pericolosa crisi di identità, che poi investe in pieno la famiglia, oltre alla preoccupazione economica. E questo genera fenomeni preoccupanti di depressione e di suicidi, anche perchè gli uomini si "ricicano" più difficilmente delle donne... Un problema complesso! Buonanotte Marion
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 05/09/14 alle 04:21 via WEB
Buongiorno! Condivido il tuo dire. Ed è un peccato che si faccia poco per promuovere un'immagine di mascolinità diversa, in grado di integrare valori come empatia, cura e sostegno. Mentre sappiamo che molti uomini vivono tutto questo come una vocazione e «un'opportunità per fare la differenza».
(Rispondi)
 
 
Marion20
Marion20 il 08/09/14 alle 14:40 via WEB
Una volta nel commento ad un mio post hai scritto una cosa che mi è piaciuta tantissimo: l'uomo "dolcemente virile". Ecco è questo tipo di uomo che senza perdere le sue caratteristiche virili, mette in gioco di più i sentimenti e le emozioni, e riesce a fare lavori ai quali si sono sempre storicamente dedicate le donne. E' una rivoluzione concretad intelligente, e spero che col tempo si possa attuare in maniera più profonda e radicale rispetto a quanto non lo sia adesso! Ciao buon pomeriggio Marion
(Rispondi)
 
coloridivita
coloridivita il 05/09/14 alle 08:24 via WEB
Buongiorno Giuly ^__*...Una vera e propria rivoluzione culturale, credo e ti dirò, mi piace! Perchè mai dobbiamo vivere sempre in determinati schemi con stereotipi che ci hanno inculcato da anni? Il lavoro è lavoro e non importa che a svolgerlo sia un uomo o una donna, ciò che conta è avere le capacità e la giusta preparazione. Buona giornata cara, è bellissima la foto che hai postato, io trovo che un uomo che accudisce un bimbo così piccolo sia di una tenerezza e di una dolcezza infinita.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 05/09/14 alle 15:12 via WEB
Ciao Carissima:-))) Sono in perfetto accordo con te. Inoltre, resta il fatto che oggi alcuni uomini si riconoscono come "casalinghi" con tutto quello che comporta anche per quanto riguarda la distribuzione del potere all'interno della coppia. Buona fine settimana!
(Rispondi)
 
bahkty
bahkty il 08/09/14 alle 08:03 via WEB
Ottima osservazione, un uomo moderno potrebbe anche cambiare atteggiamento alla vita, dismettere gli abiti da cavernicolo aggressivo, e rivestirsi di nuovi abiti più efficaci ed efficenti di costruzione di rapporti umani d'amore. Buona settimana ^_^
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/09/14 alle 10:50 via WEB
ESATTAMENTE. Ma come ho scritto sopra: un'indagine realizzata dal dipartimento di sociologia di questa università su uomini che fanno lavori domestici mostra un'ampia gamma di atteggiamenti, classificati come «rassegnati», «indifferenti», «adattati» e «innovatori». C'è chi esprime vergogna all'idea di fare lo stesso lavoro che faceva la propria madre, «un lavoro da femmina, uno schifo», e chi afferma di trovarsi bene e riconosce le proprie competenze - «sono diventato bravo» - o la scelta fatta.
(Rispondi)
 
 
 
bahkty
bahkty il 08/09/14 alle 18:02 via WEB
Faccio parte della seconda categoria, anche perchè vivo solo. ^_^
(Rispondi)
 
giovannid500
giovannid500 il 08/09/14 alle 08:17 via WEB
Premesso che poche persone riescono a fare il lavoro che desidererebbero, ma si devono adattare al lavoro che permette di vivere, premesso che qualsiasi lavoro è lecito per uomini e donne, direi che per certe mansioni non sia una questione di diritti ma di opportunità. Che una donna faccia il facchino e un uomo l'insegnante dell'infanzia è sicuramente legittimo ma è opportuno? Non vorrei entrare nel settore delle "assistenti sociali", spesso impreparate,fanatiche, assunte per raccomandazioni di certi partiti, e delle quali si vedono ogni giorno i disastri, specialmente togliendo figli ai rispettivi genitori gravati da difficoltà familiari o economiche.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/09/14 alle 10:56 via WEB
Il problema non si lega tanto ai generi ma­schile o femminile in quanto tali, quanto al­le caratteristiche stereotipate che attribuiamo a un determinato lavoro.
(Rispondi)
 
giancos55
giancos55 il 08/09/14 alle 09:07 via WEB
MEGLIO MANTENERE LE DISTANZE LE DONNE DEVONO FARE LE DONNE E I MASCHIETTI I MASCHIETTI IN PAROLE POVERE LE DONNE DEVONO SERVIRE GLI UOMINI IN TUTTO PER TUTTO,SONO SEMPRE UN GRADINO SOTTO DI NOI.......
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/09/14 alle 10:57 via WEB
Una fila di uomini in tenuta sportiva e atteggiamento da duro, e uno slogan: Are You Man Enough to Be a Nurse? Sono i poster della campagna organizzata dalla American Assembly for Men in Nursing allo scopo di incrementare la presenza degli uomini negli ospedali. Giocando sul termine nurse - infermiere - che molti dizionari inglesi registrano come femminile ma si usa anche per gli uomini. La campagna sembra aver colpito nel segno, aumentando le iscrizioni maschili ai corsi per infermieri.
(Rispondi)
 
alex0773
alex0773 il 08/09/14 alle 10:05 via WEB
Credo che al giorno d'oggi, dove il lavorare in 2 per mantenere la famiglia è diventato abbastanza un obbligo e che il tempo da dedicare alla casa diventa sempre più risicato, non vedo cosa c'è di strano l'aiutare la partner nel mantenere la casa in ordine...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/09/14 alle 10:55 via WEB
Nell'occhiello del post ho scritto: Maestri di scuola dell'infanzia, infermieri, badanti, ostetrici, per non parlare di baby sitter.... molte delle professioni che un tempo erano considerate tipicamente femminili vedono impegnati sempre più uomini. SONO GLI EFFETTI DELLA CRISI O IL SEGNO DI UNA SOCIETA' CHE STA CAMBIANDO?
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