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L'EDITORIALE DEL MATTINO, PSICOLOGIA, PSICHIATRIA, SOCIOLOGIA, GIOVANI, AGGRESSIVITA', BRANCO, NOIA ESISTENZIALE

Post n°3941 pubblicato il 31 Marzo 2010 da psicologiaforense

L'EDITORIALE DEL MATTINO . "SCHERZI" ESIZIALI


DIETRO C'E' SEMPRE IL BRANCO

 

Al di là di varie forme di bullismo, di vandalismo e di teppismo, torna a ripetersi il folle lancio di sassi o bottiglie contro treni e auto in transito e sorgono interrogativi pressanti sulle motivazioni che spingono alcuni giovani comportarsi da irresponsabili e a compiere gesti così sciagurati e criminali. Un primo fattore psicologico causale è individuabile nello scarico dell'aggressività repressa che molti giovani hanno dentro e che non riesce a incanalarsi in forme corrette e pacifiche. Per cui, in soggetti più predisposti, l'azione di un'educazione improntata alla violenza e alla repressione può innescare atteggiamenti di aggressività proditoria: quella che tende a colpire alle spalle, nascostamente. Un altro fattore della dinamica psicologica che porta a comportamenti abnormi è qualcosa da riferire al gioco. La tendenza inconscia che spinge l'essere umano a realizzare l'attività ludica è una pulsione naturale fortemente avvertita. È dal gioco, infatti – sia nella sua forma libera individuale sia in quella organizzata sociale – che la personalità, nelle sue fasi evolutive, trae gli elementi di elaborazione e interiorizzazione che servono ad approntare gli schemi di comportamento della vita comunitaria. Questi sono modelli di interazione sociale che, come si sa, possono subire alterazioni a seguito di esperienze negative vissute in età infantile, allorquando la psiche è più sensibile alle influenze disturbanti.
S e dunque una forte carica di aggressività inespressa si associa con una tendenza al gioco più o meno deformata da una socializzazione male impostata, ne viene fuori una risultante che spinge la persona verso forme di gioco violento. Ne derivano comportamenti rivolti ad anomale forme di divertimento, caratterizzate da azioni pericolose e dannose per sé e per gli altri, svolte in modo innovativo e deformato per l'apporto di fantasie ludiche particolarmente orientate alla deviazione. Pertanto, il protagonista di tali azioni tende a ricercare un effetto emozionante assai simile a quello che può provarsi nel gioco d'azzardo, oppure in un'altra forma di esperienza che procuri eccitazione per il rischio che comporta e per la difficoltà della sfida attraverso cui dimostrare la propria abilità. Ciò può essere inconsciamente richiesto al fine di riattivare il tono dell'umore, spesso troppo ridotto a causa di stati depressivi, molto diffusi nei giovani di oggi. O anche per superare momenti di noia insopportabile. L'azione svolta nascostamente, a distanza dall'oggetto da colpire, è indicativa di personalità tese a non affrontare direttamente il pericolo, ma a tenersene distanti per paura di essere scoperte: il che rivela un certo freno emotivo a esporsi, ma anche una forte carica di perfida violenza e viltà. Si tratta, dunque, di persone aggressive ma paurose.
M a in tali soggetti, perché si determini il momento scatenante dell'azione criminosa, coagisce un fattore aggiunto di carattere sociale. In questi casi infatti la temerarietà, per riuscire a far compiere atti criminosi, ha bisogno di un sostegno psicologico che è dato dal concorso di altre persone che si uniscano all'azione con lo stesso intento, creando così le condizioni di sinergismo di gruppo – come accade per l'animale di branco – per mettere in atto ciò che singolarmente non si sentirebbero capaci di fare. Così come, per darsi coraggio nell'azione, può servire anche l'uso dell'alcol o della droga. Il carico della responsabilità morale per l'atto offensivo contro il bersaglio del «gioco» delittuoso è in gran parte alleggerito dalla distanza della vittima, che non comporta il diretto coinvolgimento emotivo del contatto con la sofferenza del colpito. Se, dunque, un certo numero di giovani tende a provare il brivido di un'“esperienza forte ” di questo tipo (secondo un sondaggio sono più del 9% quelli propensi a una simile esperienza), la minaccia è in agguato per chiunque, non solo per chi viaggia in treno o in  auto.

 

 
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