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L'EDITORIALE, CRIMINOLOGIA, PSICOLOGIA FORENSE, DELITTI PASSIONALI, OMICIDI IN FAMIGLIA, DELITTI A GRAPPOLO,

Post n°3919 pubblicato il 27 Marzo 2010 da psicologiaforense

L'EDITORIALE

 

Storie maledette:
delitti a sfondo passionale

 

 

Calma. Non è, come molti scrivono, una "epidemia" di delitti "per amore".  Uno, due, tre…otto casi, anche se in sequenza ravvicinata, rappresentano una costante dell'omicidio “a grappolo”. Non stiamo, quindi, assistendo ad un revival del delitto passionale ma, forse più semplicemente, all'arrivo del caldo e del conseguente aumento dell'instabilità psichica, anche di quanti uccidono per «amore». Otto delitti  in  due giorni, molti uomini che uccidono le compagne e altri delitti in famiglia. Tutto da “manuale”: niente di nuovo. Gelosia patologica e incapacità di elaborare una separazione imposta dall'altro. Questi i motivi scatenanti di un tipo di delitto che mai, o quasi mai, se si escludono i casi di omicidio-suicidio di coppie anziane, è “per amore”: è solo per passione e quasi tutti  finiscono con il suicidio dell'autore, che se non è immediato, difficilmente viene messo in atto. Io ti uccido perchè “non sopporto che tu possa appartenere ad altri” e mi uccido “perchè senza te la mia vita è finita”: narcisismo esasperato nella prima motivazione, difficoltà a staccarsi dalla figura materna nel secondo. Conclusione “logica”: sono io, non tu che mi lasci o non mi vuoi, “a determinare il tuo e il mio destino”. Omicidio passionale: nove volte su dieci lo commettono uomini (ma è anche la causa della maggior parte di omicidi compiuti da donne) e sono quasi sempre di età compresa tra i venti e i quarantacinque anni. Ma quale percorso introspettivo si delinea nell'omicida passionale che non si ammazza a sua volta? La prima spiegazione a caldo è quasi sempre:  “è successo per colpa sua”, della vittima. Poi si arriva al fatidico “è colpa mia” cui si aggiunge, quasi automaticamente la rimozione totale del fatto. Una rimozione che porta il soggetto «a poterlo rifare» in futuro.

 
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