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G8, identificati due dei poliziotti

Post n°384 pubblicato il 26 Novembre 2007 da psicologiaforense
 

autori delle telefonate choc...
Si tratta di una agente donna in servizio alla questura di Genova e di un agente toscano, che faceva parte dei rinforzi inviati alla questura.

Sono stati identificati due dei poliziotti autori delle telefonate 'choc' registrate nela notte dell'irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. Si tratta di una poliziotta in servizio alla questura di Genova e un agente toscano gli autori di una delle telefonate choc (tra la sala operativa e gli agenti in strada) che hanno segnato la notte. I due poliziotti sono stati individuati nel corso dell'indagine interna all'amministrazione scattata per decisione del capo della polizia, Antonio Manganelli.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, l'agente ha detto: "Speriamo che muoiano tutte, quelle zecche". "Tanto è già uno a zero per noi" è stata la risposta. L'agente donna è in servizio a Genova e in questo momento è in congedo per motivi personali, mentre il poliziotto toscano faceva parte dei rinforzi inviati alla questura del capoluogo ligure.
LA STORIA:
Durante una delle feroci cariche effettuate nelle strade di Genova dalle forze dell'ordine (e qui siamo peraltro molto lontano dalla "zona rossa" intedetta), un gruppo di manifestanti reagisce, inverte la direzione di fuga e corre a viso aperto verso lo schieramento di uomini in divisa. Due jeep dei carabinieri a questo punto si muovono per abbandonare la piazza. La prima scende per la strada contigua e si ferma ad alcune decine di metri, nel punto dove stazionano in massa altri reparti di forze dell'ordine, con uomini e blindati. La seconda jeep urta contro un cassonetto rovesciato e si arresta. Ma il mezzo NON è incastrato in uno spazio stretto, come si vuole far credere. Potrebbe forzare la marcia contro l'ostacolo per aprirsi un varco (un cassonetto parzialmente pieno di immondizia non è un peso che possa bloccare un defender), oppure tentare una retromarcia. Ma l'autista non compie nessuna di queste manovre (che, come sarà chiarito più oltre in questa pagina, avrebbero richiesto pochi secondi). La jeep viene allora circondata da un gruppo di manifestanti. Il finestrino posteriore non esiste più, perché è stato sfondato a colpi di anfibio da uno dei militari presenti all'interno del mezzo per aprire un varco utile a colpire i manifestanti: contro questi ultimi viene lanciato un estintore dall'interno del mezzo. In questa foto, sulla sinistra, è possibile vedere due carabinieri chiamare rinforzi, che da immagini a campo largo si vedono essere massicciamente presenti a meno di 30 metri. Quindi è una menzogna anche quella secondo cui i manifestanti avrebbero assaltato una jeep isolata. Ma inspiegabilmente gli uomini della Celere stanno fermi, non intervengono. 

 

 
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