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VALERIA E IL CAFFE' AL BAR miniracconto 17 di Dino Secondo Barili

Post n°26250 pubblicato il 23 Ottobre 2016 da dinobarili
 

Miniracconto 17

VALERIA E IL CAFFE’ AL BAR

A volte un buon caffè al Bar è quello che ci vuole, “quello che Dio fece”come si diceva una volta. Giovedì della settimana scorsa ne sapeva qualcosa l’impiegataValeria, trent’anni, bellissima, alta, bionda, occhio azzurri e gambe da finedel mondo. Nonostante i suoi trent’anni (di cui sei passati in ufficio) dallavita aveva imparato molte cose. Per esempio. Non dare mai nulla per scontato … enon credere a tutto quello che dicono. Molte verità vengono volutamentenascoste e solo l’acume delle persone riesce a svelarle. Questo, però, non erail problema. Negli uffici, oggi, è complicato vivere. Basta un niente perscatenare ripicche di ogni genere. Ognuno si sente in diritto di far girare laruota come meglio crede, secondo i propri desideri. Vuoi per un verso, vuoi perun altro, giovedì della settimana scorsa, Valeria aveva la mente incasinata edaveva bisogno di un buon caffè. Decise di gustare il caffè nel solito Bar diPiazza della Vittoria a Pavia, ma non si immaginava di incontrarvi la propriaCapo Ufficio, la Dott. Elena. Quando ci si incontra al Bar i ruoli rivestitinel campo del lavoro contano … e come. Valeria pensò bene di offrire il caffèalla sua Capo Ufficio. La Dott. Elena non solo l’accettò, ma volle presentarlesuo fratello, il Dott. Amleto, un fusto da fine del mondo. Da come si sonosvolti i fatti sembrava fosse opera del Destino. Il Dott. Amleto, appena videValeria se ne innamorò. Non perse tempo. Le chiese subito se era disposta aseguirlo (come Segretaria … ma era una scusa) per un settimana a Vienna dovedoveva partecipare ad un Congresso Scientifico. Cosa poteva fare la bellissimaValeria se non chiedere il permesso alla sua Capo Ufficio, la Dott. Elena? Concesso.… al Bar, nel giro di pochi minuti … per gustare un buon caffè. Miniracconto 17di Dino Secondo Barili 

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Commenti al Post:
licsi35pe
licsi35pe il 23/10/16 alle 17:03 via WEB
Scusami, Dino, ma proprio non ce la faccio. Ti augueo una buona continuazione di questa uggiosa domenica e ti lascio un sorriso..licia
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 06:51 via WEB
Ciao Licia. A volte sembra tutto inutile. Invece no. Non c'è nulla di inutile nella vita. I protagonisti del racconto non sono messi a caso. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 06:52 via WEB
I protagonisti del racconto sono le stesse persone che incontri tu quando al mattino vai al Bar a bene il caffè. Non quelle che vedi con i tuoi occhi, ma quelle che le persone che incontri pensano di essere. Dino
(Rispondi)
 
 
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 06:55 via WEB
Il blog è bello per questo motivo. Apre scenari nuovi nella vita di tutti i giorni. Non si diventa scrittori perché si è scritto un libro. Si diventa scrittori perché si vive la vita di ogni giorno con occhi particolari. Dino
(Rispondi)
e_d_e_l_w_e_i_s_s
e_d_e_l_w_e_i_s_s il 23/10/16 alle 19:02 via WEB
ma guarda Dino, sono assolutamente convinta che in moltissimi casi della vita basta un secondo, addirittura meno del tempo di un caffè, perchè le cose si capovolgano. e spesso si capovolgono in positivo. buona serata, buona domenica e buon inizio settimana, ciao :-)
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 06:59 via WEB
Ciao Elena. Hai ragione. I grandi fatti della storia sono accaduti in una frazione di secondo ... poi ci hanno scritto libri e romanzi a non finire. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 07:01 via WEB
Scrivere analisi è facilissimo ... cogliere l'attimo in cui "il capovolgimento della situazione" è avvenuto è tutta un'altra cosa. Dino
(Rispondi)
 
 
 
dinobarili
dinobarili il 24/10/16 alle 07:01 via WEB
Il bello del Blog è ... l'emozione che produce. Dino
(Rispondi)
PICCOLAVIOLETTA6
PICCOLAVIOLETTA6 il 23/10/16 alle 23:32 via WEB
Salve, buona serata, ti auguro uno splendido inizio di settimana, un sorriso. Sia lode al Signore. Un pensiero… Voglio richiamare l’attenzione su questo brano del Vangelo “Il fariseo e il pubblicano.”… Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14) In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore. *** RIFLESSIONI La differenza sostanziale tra il fariseo e il pubblicano si trova nella preghiera di ringraziamento che fanno. Il fariseo anche se nomina Dio, in realtà ringrazia se stesso, loda la sua bravura nel pagare le decime ma dimentica che i soldi li aveva rubati ai cittadini onesti. Il fariseo presenta i suoi meriti e glorifica se stesso più che Dio, ripete parole ricolme di superbia e si mette al posto di Dio. In questo comportamento emerge la superbia della vita, una delle tre concupiscenze, e concupiscenza indica intemperanza e frenesia impulsiva, un atteggiamento insito nella persona e che rimane attivo in ogni circostanza. La superbia come l’orgoglio è un danno gravissimo per ognuno. La superbia equivale ad amor proprio, arroganza, sdegno, vanagloria, altezzosità, presunzione, fierezza, autosufficienza, fatuità, vanità. La superbia avvelena l'anima fin dal profondo e rende perennemente infelici, vuoti e scontenti della vita. Tra i sette vizi capitali, la superbia è l’unico che rende inconsapevoli della propria arroganza, anzi nemmeno si considera un vizio. Occorre umiltà per ammettere che non siamo i migliori di tutti, basta comunque un po’ di buon senso. Anche le persone più buone possono cadere nei pensieri di vanagloria, non bisogna sorprendersi e semmai occorre vigilare. Se il fariseo glorificò se stesso, posizionandosi anche più vicino al Santo dei Santi o Sancta Sanctorum, ed era l’area più sacra del tabernacolo prima e del Tempio di Salomone dopo, nei quali era custodita l’Arca dell’Alleanza; il pubblicano non ebbe la presunzione di avvicinarsi, infatti la Parola afferma: “…fermatosi a distanza”. Questo atteggiamento del fariseo indica tanto nell’uomo di oggi, oltre la presunzione di considerarsi giusto mentre si vive come un disonesto immorale, è anche l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati, quelli che si atteggiano a buoni e puri solo perché occupano determinati incarichi ma conducono una vita maledetta. Questo comportamento non riguarda i buoni cristiani che pregano e si sforzano di osservare il Vangelo e i Comandamenti. Il pubblicano, invece, rimane in fondo al Tempio, riconosce i suoi errori e ringrazia Dio, rende onore e giustizia alla bontà di Dio. Questo è l’atteggiamento che piace a Gesù e nella parabola esalta la figura del pubblicano, che tutti riconoscevano come uno cattivo, perché esattore delle tasse. «Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”». Non è solo il punto di partenza della loro preghiera a distinguere la spiritualità, è anche il fine verso cui rivolgono le preghiere. Gli atteggiamenti dei due uomini quando pregano e si rivolgono a Dio, spiegano in modo incontrovertibile che non è tanto la vicinanza fisica a renderci spirituali e buoni. È invece la nostra vita, ciò che adora il cuore, se Dio o gli idoli. Non è tanto la recita di moltissime preghiere a rendere automaticamente migliori i credenti, deve esserci la volontà di voler cambiare e abbandonare la mentalità vecchia per rinascere in Gesù Cristo. La posizione occupata nel Tempio dal fariseo e dal pubblicano, dicono che non è sufficiente trovarsi fisicamente in un posto migliore o di comando per essere già perfetti e modelli di santità. Oltre alla posizione occupata all’interno del luogo di preghiera, deve unirsi una vita irreprensibile, virtuosa, coerente, devota, umile. Di sicuro ci sono tantissime persone che non vanno a Messa per varie ragioni, e molto spesso pregano con dolore per la lontananza e l’incapacità di cambiare vita. Proprio come il pubblicano ognuno ripete con amarezza: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Di questi due chi si salverà eternamente? Lo sa solo Dio, noi limitiamoci ad annotare questi comportamenti e impegniamoci nella preghiera umile, costante e fervorosa, chiedendo la conversione di tutti i peccatori. La Madre di Dio ci proteggerà sempre dagli sbandamenti e dai molti pericoli presenti ovunque. Pregare non è un’imposizione, è un dono. Non è una costrizione, è una possibilità. Non è un peso, è una gioia. (San Giovanni Paolo II)
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