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IL NAVIGLIO DI BEREGUARDO di Teresa Ramaioli

Post n°25242 pubblicato il 18 Agosto 2016 da dinobarili
 

IL NAVIGLIO DI BEREGUARDO  di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 17/08/16 alle 13:59 via WEB
NAVIGLIO BEREGUARDO---Per permettere la navigazione sul Naviglio , era necessario interrompere frequentemente l’irrigazione oltre a dover inattivare ogni volta le chiuse appena costruite. Se ne lamentavano gli utenti cui l’acqua del Naviglio serviva per i loro campi. Il sistema era troppo lento e l’uso dell’acqua per altri fini che non fossero la navigazione, subiva pesanti e ricorrenti interruzioni. Proprio quest’inconveniente portò a una di quelle invenzioni, che, nella storia della tecnica, costituiscono le svolte decisive fra un periodo e l’altro. Si pensò di limitare la variazione di livello dell’acqua solo a quel tratto del canale che conteneva la barca in transito, mediante l’impiego di due chiuse. Nacque così la «conca», invenzione grandissima, vanto dell’ingegneria italiana, che è attribuita agli architetti ducali Filippo da Modena e Fioravante da Bologna. La Conca di Viarenna a Milano, situata dove oggi sorge la Via Conca del Naviglio, venne costruita ai tempi di Filippo Maria Visconti, intorno al 1439. Qualche decennio prima era cominciata la costruzione del Naviglio di Bereguardo, derivato dal Naviglio Grande presso Castelletto di Abbiategrasso, congiunto all’altezza di Trivolzio col Naviglietto, a sua volta quest’ultimo sfociante nella parte meridionale del Naviglio di Pavia (nel tratto chiamato Navigliaccio). I lavori iniziarono nel 1420, duca di Milano Filippo Maria Visconti. È probabile, che il Naviglio di Bereguardo sia nato con scopi di irrigazione. Ma nel 1438, al tempo della costruzione della Conca di Viarenna, cominciarono altri lavori per renderlo navigabile. Si era capita l’importanza, in mancanza di una via d’acqua diretta fra Milano e Pavia, del suo collegamento fra il Naviglio Grande e la città ticinese. Nel 1447 muore Filippo Maria ma, Francesco Sforza continuò la politica idroviaria dei Visconti, completò nel 1470 la sistemazione del Naviglio di Bereguardo, che diventò così regolarmente percorso da natanti. Adibite al trasporto del sale e altre merci, le barche del Naviglio di Bereguardo erano chiamate cagnone, borcelli o barche mezzane, secondo la loro grandezza e portata. Non sembra ci sia mai stato un servizio regolare di traghetto per passeggeri. Vi navigò invece il duca Filippo Maria Visconti, che si era fatto costruire un’apposita barca detta «magna» per recarsi da Milano a Pavia. Questa barca arrivava fino ad Abbiategrasso lungo il Naviglio Grande, poi imboccava il Naviglio di Bereguardo e giungeva fino a Pavia. Nell’ultimo tratto, quasi certamente, c’era un trasbordo a terra, ma allora venivano anche usati canali minori, poi sicuramente abbandonati. Anche il duca Galeazzo Sforza, e altri potenti locali di quei tempi, si servivano dei navigli per i loro spostamenti. Il Naviglio di Bereguardo iniziò presto la sua decadenza: già nei primi anni dell’Ottocento, quando l’apertura del Naviglio pavese lo relegò a corso d’acqua periferico e locale. Il trasporto di passeggeri ebbe invece grande importanza sul Naviglio Grande. Ciao Teresa Ramaioli

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Commenti al Post:
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/08/16 alle 18:52 via WEB
MILANO---Nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie, antica sede del Tribunale dell’Inquisizione, si trova uno dei capolavori assoluti dell’arte in Italia: il Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Il refettorio si trova a pochi passi dalla chiesa dove i religiosi ascoltavano le Scritture e venivano alimentati dall’Eucarestia. La presenza di quest’opera, in mezzo al momento quotidiano del pranzo e della cena, era un richiamo continuo ai frati, come a ricordare che la vita della comunità religiosa è un prolungamento della vita di Cristo e degli apostoli. Per incarico di Ludovico il Moro Leonardo da Vinci realizzò negli anni 1494-1498 su una parete del refettorio del convento dei domenicani di Santa Maria delle Grazie uno dei più grandi dipinti della storia d'arte: L' Ultima cena, nel quale Gesù annuncio:"In verità vi dico: uno di voi mi tradirà". A questo progetto Ludovico Sforza teneva molto , perché qui il principe voleva collocare la propria sepoltura., doveva essere un’opera d’arte sacra e dare importanza alla sua città. Leonardo con l’Ultima Cena creò in Italia settentrionale un esempio della nuova prospettiva, (inaugurata nell’arte fiorentina), aprendo la parete di fondo del refettorio con l’illusione di una stanza spaziosa dal soffitto a cassettoni. I monaci avevano aperto una porta per arrivare prima dal refettorio alla cucina, abbattendo parte del dipinto, proprio dove ci sarebbero i piedi del Cristo.In origine, secondo quanto riportato da un disegno di Leonardo, la rappresentazione degli apostoli nell’Ultima Cena doveva essere diversa:con gli apostoli lungo la tavola come unità separate. Leonardo si rese conto che il dipinto, dava un’idea frammentata della realtà,e ha preferito unire i dodici intorno alla figura di Cristo, in quattro gruppi diversificati. Attorno a lui convergono gli apostoli sistemati a gruppi di tre, secondo le diverse reazioni alle parole di Cristo: di domanda, di timore, di commozione.. All’interno di ogni gruppo, infatti, si discute sul significato delle parole e al gesto di Gesù, mentre la scena converge tutta attorno alla Sua figura. Ciao Teresa Ramaioli
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dinobarili
dinobarili il 19/08/16 alle 07:08 via WEB
Bellissima descrizione. Brava Teresa. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 23/08/16 alle 08:00 via WEB
Ogni giorno è un giorno da vivere. Dino
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/08/16 alle 18:54 via WEB
NAVIGLIO GRANDE- MILANO-----Fino al 1913 il Naviglio Grande era solcato dai «barchett», le barche corriere che partivano da Abbiategrasso, Boffalora, Gaggiano e Turbigo e trasportavano i passeggeri,bestie,merci e la corrispondenza fino alla darsena di Milano. L’antica “corriera” passava alle otto del mattino e nel pomeriggio partiva ad un’ora non ben definita. Per non rischiare di perdere la corsa la gente si preparava con molte ore di anticipo nelle osterie vicine all’approdo; qui aspettava di udire l’inconfondibile voce del barcaiolo che annunciava l’arrivo del barchett: “El vaa! El barchett, el vaa”…. Dalle cinque alle otto ore per raggiungere Milano! Il Berchett funzionava in tutte le stagioni, all’andata la barca era trasportata dalla corrente; al ritorno, per risalire il corso d’acqua, era trainata da un cavallo lungo la sponda. E ad aggiungere un altro tocco di …poesia il “Torototela”, un cantastorie che raccoglieva i soldi del biglietto suonando uno strumento costruito con uno spago teso e una zucca vuota che utilizzava come cassa di risonanza.---Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/08/16 alle 07:03 via WEB
Bellissima descrizione. Da leggere e rileggere. Dino
(Rispondi)
 
annamariamennitti
annamariamennitti il 24/08/16 alle 16:15 via WEB
mi piacciono questi racconti......brava Teresa
(Rispondi)
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