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I MEDICI A FIRENZE di Teresa Ramaioli

Post n°15805 pubblicato il 09 Ottobre 2014 da dinobarili
 

I MEDICI A FIRENZE

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 08/10/14 alle 17:20 via WEB
Medici governòa Firenze, con grande fermezza e larghezza di vedute. Nello stesso anno furono celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, giovane dell'aristocrazia romana. L'avvenimento fu celebrato con molti, fastosi festeggiamenti. Per l'occasione molti furono i regali offerti dal contado fiorentino e dalle città toscane. Questi avvenimenti sono narrati con ricchezza di particolari da Piero di Marco Parenti, (Storia fiorentina). “Arrivarono al Palazzo di Via Larga centocinquanta vitelle, quattromila fra galline e papere, pesci, cacciagione e moltissime botti di vini "nostrali e forestieri" che Lorenzo generosamente distribuì al popolo anche prima di imbandire i veri e propri banchetti che si svolsero dalla domenica al martedì. Questi festeggiamenti fastosi sono richiesti dall'importanza della stirpe Orsini cui appartiene la sposa Clarice che fa il suo ingresso al palazzo a cavallo, accompagnata da un corteo di cavalieri. Le finestre della camera di Lorenzo sono ornate di rami d'olivo, simbolo di pace. Vengono allestiti cinque banchetti nel portico, nella loggia e nel cortile del palazzo; le tavole delle dame e quelle dei cavalieri - come vuole la regola del tempo - sono rigorosamente separate. Il tavolo della sposa si trova nella loggia e ad esso sono sedute cinquanta giovani nobildonne, mentre quelle anziane siedono all'interno del palazzo presiedute dalla madre dello sposo, nell'androne sono i giovani con Lorenzo e in altro tavolo gli anziani della città. Ma altre mense imbandite di vivande sono sistemate sia all'interno del palazzo sia sulla strada Tutte le portate sono precedute da squilli di tromba; i portatori si fermano ai piedi dello scalone e solo a un cenno stabilito dello scalco si dirigono parte al piano superiore e parte nelle logge in modo che le vivande a un tratto si posavano in ogni luogo. Anche l'apparecchiatura della tavola è accuratissima. Circondavano il David, la famosa statua bronzea di Donatello, alte tavole ricoperte da tovaglie; agli angoli enormi bacili d'ottone con i bicchieri; così anche è apparecchiato nell'orto attorno alla fontana. Sulle tavole una grande tazza d'argento colma d'acqua per rinfrescare bicchieri e bibite. Poi eravi le saliere d'ariento, forchette e coltellerie…. Ogni tavolo era inoltre rallegrato da danze, musiche e piccoli spettacoli. L'abbondanza e la generosità dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini sancirono in qualche modo la politica di relazione fra la città e la Signoria che la governava basata sulla magnificenza. Buona giornata Teresa

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Commenti al Post:
Marion20
Marion20 il 09/10/14 alle 09:01 via WEB
Davvero molto bello questo post, mi riporta, in un certo senso, indietro nel tempo, quando studiavo storia a scuola. Bei ricordi! Un abbraccio e buona giornata ... io ho iniziato scrivendo sul blog un proverbio cinese molto carino! Ciao Marion
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dinobarili
dinobarili il 09/10/14 alle 19:21 via WEB
Ciao Marion - bel commento. Ho letto il tuo Post. Bello, veramente bello. Dino
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/10/14 alle 18:07 via WEB
GIUSEPPE VERDI---Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, di Carlo e Luigia Uttini, nacque alle otto di sera del 10 ottobre 1813, come risulta dall’atto di nascita (scritto in lingua francese, poiché all’epoca il Comune di Busseto rientrava nel Dipartimento del Taro, direttamente annesso alla Francia). Nel modesto edificio, adibito anche a posteria, situato a un crocevia al centro del villaggio, il padre gestiva un’osteria con annessa bottega di generi vari ; la madre era filatrice. Spesso i locandieri leggevano le lettere a chi non era in grado di farlo. La tradizione tramanda che durante il parto, essendo in corso i festeggiamenti annuali di S. Donnino, patrono della diocesi, la musica di un gruppo di suonatori girovaghi sia stata di buon auspicio per la futura attività del nascituro. Antonio Barezzi è un personaggio importante nella vita di Giuseppe Verdi. Nato a Busseto il 23 dicembre 1787, commerciante, imprenditore di successo, uomo generoso e amante della musica, aiutò e sostenne sin dall’adolescenza “Peppino”. Capito l’incredibile talento del ragazzo, il mecenate lo presentò a Ferdinando Proversi, direttore della scuola di musica della Collegiata di San Bartolomeo Apostolo a Busseto, che gli diede lezioni gratuitamente. Con lui il giovane imparò la tecnica degli strumenti a fiato, studiò e iniziò a comporre su un pianoforte viennese. Tra i 13 e i 18 anni, scrisse «... marce per bande a centinaia, forse altrettante piccole sinfonie che servivano per chiesa, per teatro e per accademia….molte serenate, cantate e diversi pezzi da chiesa». Nel frattempo, Verdi impartì lezioni di piano a Margherita, la figlia d’Antonio, e presto tra i due ragazzi nacque un legame sentimentale che lì portò, nel 1836, al matrimonio. Nel 1832 Barezzi e Proversi proposero al diciottenne Verdi d’entrare, grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà e Abbondanza di Busseto, al Conservatorio di Milano, Antonio si fece garante per le spese. Il benefattore rimase accanto a Giuseppe, che lo considerava ormai un secondo padre, anche nei momenti più tragici. Solo grazie al suo sostegno morale, l’artista riuscì a superare, tra il 1839 e il 1840, la disperazione seguita alle morti premature dei due figli e della moglie. Il legame tra i due uomini rimase sempre forte e a Barezzi non venne mai meno l’infinita gratitudine di Verdi, come testimoniano il carteggio e la dedica nel 1847 del “Macbeth”. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/10/14 alle 18:13 via WEB
PIAZZA DUCALE di VIGEVANO---Lunga 134 metri e larga 48 metri, rappresenta uno dei migliori esempi di piazza rinascimentale. Il salotto di Vigevano venne costruito tra il 1492 e il 1494 per volere di Ludovico Maria Sforza, detto "il Moro", abbattendo le case della contrada mercantesca. L'attuale aspetto non rispecchia totalmente il progetto rinascimentale originale. Infatti a livello della Torre del Bramante invece dell'attuale scalone costruito alla fine del XVII secolo da Juan Caramuel Lobkowitz, i portici si interrompevano per far posto ad una rampa fiancheggiata da due scalinate e che permetteva così l'ingresso in Castello sia in carrozza, a cavallo sia a piedi. Il ruolo della rampa, durante il periodo della dominazione spagnola, perde il suo valore per questo il Vescovo - Architetto decide di sostituirla con l'attuale scalone e aggiungere le colonne per uniformare il porticato. Le otto nuove colonne aggiunte negli anni ottanta del seicento, pur cercando di imitare i capitelli del xv secolo, sono un poco più piccoli, non variano nella decorazione come quelli più antichi, con un'eccezione: infatti due capitelli "nuovi" presentono il riccio di pastorale, quasi come firma del vescovo.. Ma Juan Caramule Lobkowitz è soprattutto ricordato per l l'erezione della nuova facciata in stile barocco del Duomo. Anche la pavimentazione della Piazza,con ciottoli provenienti dal fiume Ticino e con lastre in serizzo fu effettuata a metà dell'ottocento; mentre la statua dedicata a San Giovanni Nepomuceno fu collocata nel 1731 dall’'esercito austriaco cha all'epoca era di stanza a Vigevano. Gli affreschi che decorano i tre lati della piazza furono realizzati da Luigi Bocca e Casimiro Ottone nei primi anni del XX secolo I due pittori rifecero la decorazione seguendo affreschi quattrocenteschi ritrovati sotto gli intonaci ,durante i restauri, e integrando con nuove decorazioni in stile rinascimentale. Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/10/14 alle 18:14 via WEB
VIGEVANO---Le prime testimonianze storiche relative a Vigevano risalgono all'epoca longobarda, in cui il borgo viene chiamato Vicogeboin. Si era sviluppato come estensione sul fiume della romana Ticinum (Pavia). La sua posizione era assolutamente strategica da un punto di vista militare: era situata nelle vicinanze di un importante guado sul fiume e quasi equidistante tra Pavia e Milano. Proprio per questa equidistanza, Vigevano fu spesso al centro di conflitti per buona parte del Medioevo. Dopo la metà del Duecento, Vigevano intreccia la sua Storia a quella delle signorie. Diverrà feudo prima dei Della Torre, poi dei Visconti e infine degli Sforza. Durante i periodi visconteo e sforzesco la città raggiunse il massimo splendore. Ma fu Ludovico Sforza detto il Moro a lasciare un'impronta decisiva: avviò la costruzione della Piazza Ducale, fece ampliare il castello e alle porte della città fece erigere la Sforzesca, esperimento di innovazione agricola per migliorare la qualità del lavoro nei campi. Ma con la sconfitta del Moro da parte dei francesi, nel 1500, Vigevano andò incontro a nuove guerre e dominazioni. Soltanto con l'annessione al Regno di Sardegna, nel 1745, Vigevano ritroverà vitalità. Sotto la bandiera dei Savoia fiorirono l'industria tessile e manifatturiera, in particolare la produzione di calzature e macchinari per i calzaturifici. Buona passeggiata a Vigevano Teresa
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