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IL GEOM. FABIO racconto (61) di Dino Secondo Barili

Post n°15788 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

61

Il Geom. Fabio … e la casa degli spiriti

Il centro storico di Pavia è quasi un salotto rappresentato da Piazza della Vittoria… una volta Piazza Grande. Quando una persona ha una mezzoretta di tempo e vuole incontrare persone con le quali parlare o scambiare quattro chiacchiere non deve fare altro che incamminarsi per Corso Cavour o Strada Nuova. Le due arterie confluiscono in Piazza della Vittoria… e lì gli incontri non mancano mai. Come accadde qualche giorno fa … al Geom. Cesare da pochi mesi in pensione. Quando, un Geometra lascia l’Ufficio si trova sempre in difficoltà prima di prendere “il giro” delle nuove abitudini. Ecco perché il neo-pensionato si è avventurato per Corso Cavour facendo finta di guardare le vetrine… Non è riuscito a giungere in Piazza della Vittoria… Un collega di Vigevano, che non vedeva da tanto tempo, lo chiamò per nome. “Cesare, Cesare… non mi riconosci più? Sono Fabio, Fabio di Vigevano”. Il Geom. Cesare, dopo un primo momento di sbigottimento, riconobbe il Geom. Fabio con il quale aveva avuto a che fare più di una decina di anni prima, la cui fisionomia era scomparsa dalla sua memoria. Tanto per dire qualcosa accennò alla salute. “Come va?” Fabio non aspettava altro. “Se devo dirti la verità mi sto rimettendo da qualche mese… Ho passato dei brutti momenti…” Il Geom. Cesare mostrò il suo interesse e il collega Fabio si sentì invogliato a raccontare la sua storia. “Vedi, Cesare, nella vita non si finisce mai di imparare. Come tu sai, mi sono sempre occupato di “ristrutturazioni di immobili”. Qualche anno fa mi è stato proposto di ristrutturare un cascinale vicino a Vigevano… un immobile che più conciato male dei così non poteva essere… Siccome il lavoro bisogna prenderlo quando c’è, ho accettato di svolgerlo nei modi e nei termini chiesti dal mio committente. Come tu sai, sono stato scapolo per parecchio tempo… e, nonostante le occasioni, mi sono sempre, mantenuto tale. Da quando ho iniziato il lavoro di ristrutturazione dell’immobile, però, mi sono sentito osservato da occhi invisibili… Dirai che avevo le allucinazioni, ma non è così. La casa era in cattivo stato. Era completamente vuota… eppure tutte volte che entravo in quella casa da ristrutturare… mi sentivo osservato, seguito, aiutato. Non facevo in tempo a mettere mano ad un lavoro… e mani invisibili mi aiutavano a svolgerlo. Un giorno a mezzogiorno, si è presentata una zingara. Mi dice: “Domani arriverà la signorina Desideria. Ha bisogno di te. Non contraddirla mai. Ha le sue ragioni.” – “Va bene” rispondo io… e se ne va. La mattina dopo, davanti alla casa si presenta una ragazza alta, bionda, tacchi a spillo, bellissima. La faccio entrare. Desideria guarda dappertutto… poi, tocca l’intonaco di una parete. Si apre un “buco”. Ci mette la mano dentro e prende dei documenti. Mi guarda in faccia e mi dice: “Preparati, partiamo subito per Parigi. Ti regalo sette giorni di vacanza nella città più bella del mondo… sette giorni di felicità” Inebetito eseguo gli ordini. Quello che è successo e ho vissuto a Parigi non ho parole per raccontartelo. Al termine dei sette giorni, la bellissima bionda, mi accompagna all’Aeroporto e mi dice: “Vai. Però, non mettere più mano a quella casa… “ Il proprietario mi ha fatto causa … e quella casa mi è costata un occhio”. Ero il secondo Geometra al quale, dopo aver accettato il lavoro, era accaduta la stessa cosa… compresa la vacanza a Parigi. Ora sono in cura dallo psicanalista. (61)

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/10/14 alle 17:14 via WEB
DELIO TESSA----Nasce nel 1886 a Milano, in via Fieno, in casa di ringhiera. Milanesi sono entrambi i genitori; Arsenio, il padre, è un bancario. Il nome Delio è quello del nonno. Nel 1895 trasloca in via Olmetto e nel 1925, alla morte del padre, in viale Beatrice d'Este 17. Si laurea in legge nel 1911, con un po' di ritardo, un po' perchè spesso malaticcio, ma forse anche per il poco interesse a questi studi, rivolgendo invece le sue simpatie alla filosofia, al cinema, alla musica, alla poesia, cui si dedica già in età giovanile, muovendosi nella tradizione milanese di Maggi e Porta, ma innestandovi modi e spiriti della poesia francese decadentista e espressionista, rielaborati però in maniera del tutto personale e curando al massimo la musicalità e le sonorità dei versi. I temi preferiti della sua poesia sono quelli della vita quotidiana del cittadino, ma anche della drammatica realtà della prima guerra mondiale nonchè quella degli "emarginati della società" (prostitute, ladri ) Carlo Linati lo descrive così: "non molto alto, minutino, sorridente da una faccetta lievemente rosata, un dente d'oro nella bocca vizza e, dietro gli occhiali (era miope) ballettanti, un po' malsicuri nella loro orbita, quei suoi occhi grigi ed acquosi, da cordiale allucinato". Vestiva un po' "demodé": nella bella stagione: pantaloni di tela bianca, solino (colletto di camicia staccabile), cravatta, maggiostrina sulle ventitrè. Se era nuvolo, portava sempre sul braccio la vecchia ombrella di suo padre. D'inverno invece indossava un paletò color tané (tabacco) La sua carriera professionale non fu una gran carriera, poca la clientela, solo sufficiente a fargli sbarcare dignitosamente il lunario. E per arrotondare si dedicò anche ad una attività giornalistica prima in provincia, poi nel Canton Ticino, dove collaborò anche con la Radio della Svizzera italiana. E poi, nel '36 collaborò al quotidiano "L'Ambrosiano" che riuniva molte delle migliori firme della nostra letteratura, con scritti gustosi, malinconicamente umoristici su figure o scorci della città, poi raccolti sotto il titolo "Ore di città". Schivo di temperamento, e' vissuto da scapolo, appartato, dopo una delusione sentimentale, col conforto della famiglia e di pochi amici che gli sono stati vicini sino alla fine (purtroppo precoce poiché una setticemia, provocata da un ritardato intervento ad un'infezione ad un dente, lo portava via il 21 settembre 1939). Per sua volontà fu sepolto in un campo comune di Musocco, ma nel 1950 il Comune di Milano gli decretò gli onori del Famedio(Cimitero Monumentalel di Milano) e, successivamente, gli intitolò una strada, da corso Garibaldi a piazza delle Crociate. Oggi Delio Tessa è considerato il più grande poeta dialettale del '900. Buona giornata Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/10/14 alle 17:17 via WEB
La Barbajada di Milano deve il suo nome all’inventore, Domenico Barbaja nato a Milano nel 1778 che iniziò la sua carriera come cameriere in un Caffè milanese e grazie alle sue capacità diresse diversi teatri tra i quali La Scala, il San Carlo. Fondò il Caffè dei Virtuosi che sorgeva a fianco del Teatro alla Scala, e, forse in memoria delle sue umili origini di cameriere, creò la Barbajada che si diffuse nella prima metà dell’Ottocento. Molto diffusa a Milano fino agli anni Trenta era una bevanda che accompagnava i dolci che oggi si è quasi del tutto persa. Bevanda storica a base di cioccolata, latte e caffè in eguali dosi, zucchero e lavorata con la frusta fino a schiumare. Si prepara mettendo nella cioccolatiera in egual dosi un terzo di cioccolata liquida,un terzo di caffè e un terzo di latte o panna e frullando il tutto sul fuoco in modo che faccia la schiuma. La cioccolata deve essere sciolta in acqua e non latte. D’estate è ottima anche fredda. Zona di produzione: Milano e provincia La ricetta: Ingredienti per 2 persone 2cucchiai di cacao amaro Zucchero ¼ di l. di latte freddo 2 tazzine di caffè appena fatto. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/10/14 alle 17:20 via WEB
Medici governòa Firenze, con grande fermezza e larghezza di vedute. Nello stesso anno furono celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, giovane dell'aristocrazia romana. L'avvenimento fu celebrato con molti, fastosi festeggiamenti. Per l'occasione molti furono i regali offerti dal contado fiorentino e dalle città toscane. Questi avvenimenti sono narrati con ricchezza di particolari da Piero di Marco Parenti, (Storia fiorentina). “Arrivarono al Palazzo di Via Larga centocinquanta vitelle, quattromila fra galline e papere, pesci, cacciagione e moltissime botti di vini "nostrali e forestieri" che Lorenzo generosamente distribuì al popolo anche prima di imbandire i veri e propri banchetti che si svolsero dalla domenica al martedì. Questi festeggiamenti fastosi sono richiesti dall'importanza della stirpe Orsini cui appartiene la sposa Clarice che fa il suo ingresso al palazzo a cavallo, accompagnata da un corteo di cavalieri. Le finestre della camera di Lorenzo sono ornate di rami d'olivo, simbolo di pace. Vengono allestiti cinque banchetti nel portico, nella loggia e nel cortile del palazzo; le tavole delle dame e quelle dei cavalieri - come vuole la regola del tempo - sono rigorosamente separate. Il tavolo della sposa si trova nella loggia e ad esso sono sedute cinquanta giovani nobildonne, mentre quelle anziane siedono all'interno del palazzo presiedute dalla madre dello sposo, nell'androne sono i giovani con Lorenzo e in altro tavolo gli anziani della città. Ma altre mense imbandite di vivande sono sistemate sia all'interno del palazzo sia sulla strada Tutte le portate sono precedute da squilli di tromba; i portatori si fermano ai piedi dello scalone e solo a un cenno stabilito dello scalco si dirigono parte al piano superiore e parte nelle logge in modo che le vivande a un tratto si posavano in ogni luogo. Anche l'apparecchiatura della tavola è accuratissima. Circondavano il David, la famosa statua bronzea di Donatello, alte tavole ricoperte da tovaglie; agli angoli enormi bacili d'ottone con i bicchieri; così anche è apparecchiato nell'orto attorno alla fontana. Sulle tavole una grande tazza d'argento colma d'acqua per rinfrescare bicchieri e bibite. Poi eravi le saliere d'ariento, forchette e coltellerie…. Ogni tavolo era inoltre rallegrato da danze, musiche e piccoli spettacoli. L'abbondanza e la generosità dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini sancirono in qualche modo la politica di relazione fra la città e la Signoria che la governava basata sulla magnificenza. Buona giornata Teresa
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